Capitolo 24

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POV MORGANA

Quando arrivammo in paese, fummo accolti da un calore piacevole e da persone ospitali. Il villaggio era grande e fiorente, e circondato da alte montagne rocciose e appuntite, dall'aria così cupa e minacciosa che solo un drago avrebbe potuto anche solo pensare di scalarle. Anche se circondato da quella cornice cupa e spaventosa, il villaggio era solare e ridente. Io e Sabìn decidemmo di passare per le strade del villaggio, esplorare più che potevamo ed andare a palazzo. "Allora, da che parte andiamo?" chiese Sabìn osservando le tante diramazioni che partivano dalla piazza principale. Alzai il braccio e puntai il dito in alto dietro di lui. Il genio di cui mi ero innamorata mi fissò battendo le palpebre "nessuno ti ha mai detto che non si indica?" disse divertito e io sbuffai "quanto sei scemo...ti vuoi girare?" dissi fissandolo male e lui si girò. L'unica cosa che disse fu: "ah". Ridacchiò e mi sorrise "andiamo acidella, dobbiamo vedere il castello" mi mise un braccio sulle spalle e mi tirò a sé. "Come mi hai chiamato?" chiesi stringendo gli occhi e i suoi lampeggiarono "vuoi essere accusata di atti osceni in luogo pubblico?" mi chiese malizioso e io arrossii "tu verresti accusato, io verrei salvata" dissi melliflua e lui sogghignò "si certo, come no...andiamo adesso? O vuoi continuare a cercare di convincerti che non cederesti subito se dovessi avvicinarmi alle mutandine verdi che indossi?". Spalancai la bocca per l'imbarazzo e lui sorrise furbetto "mi piace quando..." gli tappai la bocca con la mano "non ti azzardare a finire quella frase" sibilai linciandolo con gli occhi. Vedendo il suo sorrisetto decisi che era ora di andare. Alzai il mento e mi incamminai verso il castello, seguita dalla risata dello scemo dietro di me. Per un po' Sabìn riuscì a tenere la bocca chiusa, anche perché lo minacciai di evirazione se avesse anche solo rivolto un saluto alle cretine che gli sorridevano civettuole. Troie. Il silenzio non durò a lungo "Morgana..." disse Sabìn, con quella voce profonda e roca che mi piaceva tanto. Sospirai e dissi "dimmi" senza girarmi e lui si schiarì la voce. Mi girai camminando all'indietro e ammirai le sue spalle larghe e le braccia forti, e dietro di lui potei vedere molto chiaramente un gruppetto di tre ragazze, che ci seguivano. O meglio, seguivano lui. Il mio ragazzo. Il mio uomo. Il MIO. Strinsi gli occhi e mi bloccai in mezzo alla strada, e di conseguenza si fermò anche Sabìn, il MIO ragazzo. Il mio ragazzo scemo che ridacchiò e mi prese tra le braccia "sei così carina quando diventi gelosa" disse sulle mie labbra e io mi agitai "non sono gelosa" dissi con una vocetta ridicola che odiai. Lui mi strinse più forte "non agitarti, e non hai motivo di essere gelosa" mormorò mordicchiandomi l'orecchio, poi si girò verso le ragazze, che sorrisero. Una fece un passo avanti ma bastò un'occhiata di Sabìn per fargliene fare due indietro. Anche le altre due indietreggiarono. "L'istinto di sopravvivenza è una cosa fichissima" dissi strofinando una guancia contro il petto di Sabìn "ora però andiamo marpione, c'è gente che ci aspetta".

POV SABÌN
Quando giungemmo in prossimità del castello avevo fame. Di cibo e di Morgana. Tanta fame. Dedicai una veloce occhiata alla facciata del castello. Da lontano sembrava enorme, e lo era. Ma da lontano sembrava un castello classico, da vicino invece si rivelava essere un'enorme grotta scura, con picchi che sembravano sculture naturali, rientranze profonde e un'entrata che avrebbe potuto contenere benissimo qualche elefante. O qualche drago, per restare a tema. L'entrata era chiusa da un ponte levatoio. Un ponte. Un ponte levatoio. Un ponte levatoio nell'era di internet. Mah. Il ponte cominciò ad abbassarsi. Dopo dieci minuti fu completamente abbassato, e avevo la tremarella per l'impazienza. Misericordia divina, avevo voglia di dare fuoco a quel ponte del cazzo. Sospirai e Morgana ridacchiò. Gemetti per la fame, e lei mi trascinò fino all'entrata, dove suo padre ci aspettava. Lo stronzo mangiava. E io avevo fame. Lo guardai malissimo e lui sorrise. Il mio stomaco brontolò di nuovo. "Mentre voi eravate sulla strada verso questo bellissimo posto, ho fatto rinchiudere quei bastardi, venite con me". Sorrisi come il gatto di Alice nel Paese delle Meraviglie e seguii il padre di Morgana come se fosse il pifferaio magico. Presi Morgana per mano e seguimmo suo padre giù per una scalinata di pietra ripida, a chiocciola, che scendeva fino al centro della Terra. Non bastava il ponte levatoio, ci volevano anche le segrete sotterranee. Ma dove cazzo ero finito? "Questa prigione è sul pianeta Terra o dobbiamo attraversare un tunnel spazio-temporale per arrivare dall'altra parte dell'universo?" chiesi irritato e affamato. Il re dei draghi mi guardo confuso e mi venne da piangere "Morgana dove cazzo siamo finiti?" borbottai continuando a scendere. "Prima finiamo prima arriviamo in camera Sabìn" mi disse piano e io ritrovai improvvisamente la forza di andare avanti. "Potreste evitare di fare certi commenti in mia presenza?" disse quell'incubo con la corona e io sbuffai "si può sapere dove diavolo hai messo quegli scemi?" chiesi esasperato quando, finite le scale (grazie al cielo), ci ritrovammo in un corridoio lunghissimo "fammi indovinare, li hai messi nella cella più lontana" dissi fissando il re e lui mi guardò con sufficienza "seguitemi". Alzai gli occhi al cielo e presi la mano di Morgana. "Andiamo" disse con voce morbida, e l'unica cosa che volevo era sentire quanto il resto di lei fosse morbida. Ovviamente camminammo per buona parte del corridoio senza l'ombra di una guardia. Ci fermammo davanti a delle celle "eccoli, i nostri nuovi amici" disse il re allegro e i prigionieri non fiatarono. Non dissero una parola ma vidi il disprezzo nei loro volti quando guardarono Morgana. Il mio stomaco si fece sentire di nuovo, più forte che mai. Morgana ridacchiò e io la strinsi a me. "Allora, avete una ragione qualsiasi per aver tentato di uccidere mia figlia?" chiese cordialmente il re, appoggiato al muro e rilassato. Nessuno rispose, ma erano nervosi. Il re sospirò "dai ragazzi, so tutto di voi, siete solo degli stupidi assassini che seguono un capo che li paga bene...siete come gli zerbini, quando non funzionate più bene venite sostituiti, e se pensate che il vostro capo non vi abbia già rimpiazzati allora siete stupidi" disse sorridendo e i prigionieri lo guardarono con odio. Uno di loro, con la barba scura e una faccia da cazzo, sputò ai piedi del re " la vostra razza va sterminata, e tua figlia è una lurida puttana, frutto di una troia, l'unica cosa buona che può fare è morire...o farci compagnia, non so se mi spiego" disse lascivo, rivolgendo un'occhiata disgustosa a Morgana. La MIA Morgana. Inspirai e sentii il cambiamento avvenire a livello cellulare. Il re si voltò a guardarmi e capì. Aprì un pannello al fianco della cella e apparve una tastiera. Digitò un codice e la cella si aprì. Fissai il pannello confuso: dopo il ponte levatoio e le scale infernali mi sembrava difficile trovare credibile quel pannello. Ma la mia attenzione non era per l'esistenza della tecnologia in quel posto preistorico, ma per l'uomo che aveva osato parlare della mia donna in quel modo. Il mio stomaco brontolò. Sorrisi.

POV MORGANA
"Vieni, lasciamo a Sabìn un po' di privacy" disse mio padre allontanandomi dalla cella. Quel che aveva detto il prigioniero mi aveva disgustata, e volevo stare con Sabìn. Guardandomi indietro mentre mi allontanavo, feci appena in tempo a vedere l'ombra di Sabìn tramutarsi in quella di un lupo enorme all'interno della cella. Non passò molto tempo prima di sentire le urla strazianti del prigioniero. Non ebbi bisogno di fare domande per sapere cosa stava succedendo dentro la cella. Non volli allontanarmi troppo. Dal punto in cui mi trovavo potevo sentire benissimo le urla (che sentivano tutti di sicuro), urla che nel giro di pochi minuti si ridussero in gemiti soffocati per poi sparire. Gli unici rumori che si sentivano erano le preghiere degli altri prigionieri, i piagnucolii, il rumore delle ossa che si spezzavano, la carne lacerata. Guardai mio padre sorpresa "non sapevo che avesse così tanta fame" dissi divertita e tornai alla cella. Sapevo che ridere per una cosa del genere non era bello, ma quell'uomo era disgustoso e chissà quali cose orribili aveva fatto in vita. Giunsi alla cella aperta, gli altri prigionieri erano rannicchiati nelle loro celle. Guardai nella cella aperta e vidi Sabìn, un lupo steso a terra che, dandomi le spalle, mangiava con calma. Sorrisi vedendo le orecchie dritte scattare per captare i movimenti. Erano adorabili. Sorrisi e battei le mani "com'è carino" dissi intenerita e mio padre sbuffò "si, carino come una talpa nuda" borbottò a voce bassa. "Dopo aver mangiato si addormenterà, tanto vale rimandare le domande a domani" disse mio padre lasciandosi la camicia bianca "dopo vedi di trascinarlo in questa cella, così dormirete al sicuro qui dentro". Aprì una cella e mi disse il codice per aprirla dall'interno e poi se ne andò. Mi girai verso Sabìn ma non mi avvicinai. Non sapevo se avrebbe accettato la mia presenza, dominato dall'istinto com'era. Sbadigliai e mi stesi sulla paglia del pavimento, ascoltando i rumori prodotti da Sabìn. Lentamente cominciai ad addormentarmi, e quando fui in dormiveglia, sentii la cella chiudersi e qualcosa di grande, caldo, morbido e peloso si raggomitolò intorno a me. Sbadigliai e mi arrampicai su Sabìn, mi accoccolai su di lui e mi addormentai cullata dal suo calore. Di sfuggita, prima di addormentarmi, mi resi conto che non avevamo posto la domanda fondamentale: chi aveva ordinato il mio omicidio?

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