Capitolo 16

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POV MORGANA

La vita faceva schifo. O almeno quel giorno faceva schifo. A causa di quel dormiglione di mio padre, quella mattina io e Sabìn eravamo stati costretti a dare sfogo alle nostre voglie nel bagno, poi Rick Sean aveva rotto quella bolla di pace che avevamo avuto bussando alla nostra porta pretendendo di portarmi via con sé, poi una cameriera con manie di grandezza represse aveva cercato di avvelenarmi e alla fine, quando avevo pensato di godermi la serata con il mio ragazzo, mio padre aveva deciso che era ora di dare fastidio. E come se non bastasse, Christian e Kim erano venuti a trovarci. Alle dieci di sera stavo ancora pensando che era stata una giornata un po' schifosa, ma quando passò mezzanotte e quei tre erano ancora seduti al nostro tavolo cominciai a pensare che era la vita a fare schifo. Christian parlava con mio padre, che si stava sicuramente chiedendo perché non mi fossi messa insieme a lui. Lo guardava come se fosse suo figlio. Kim stava zitta, ma alternava occhiate minacciose ad occhiate calde e maliziose tra me e Sabìn. Ma se non aveva niente da dire che cavolo ci faceva in casa nostra? Sabìn non stava facendo niente, a parte fissare la parete con occhi assenti. Era in quello stato da quando erano arrivati suo fratello e Kim. Povero piccolo. Era irritato. Dopo mezzanotte, mi decisi che ne avevo avuto abbastanza. Mi alzai e sorrisi "credo che sia ora di tornare a casa" i tre mi guardarono perplessi "perché?" mi chiese mio padre e un tic partì sotto al mio occhio "perché si, papà". Lui aggrottò la fronte, Christian inclinò la testa di lato e Kim inarcò un sopracciglio "ma perché dovremo andare via? E' presto" quest'ultima cazzata fu elaborata dal cervello di quello che Sabìn chiamava secchione: suo fratello. Inspirai, cercando di rimanere calma "non è presto Christian" sentii Kim sospirare "ma noi volevamo vedere Sabìn" strinsi i pugni "e io volevo vedere mia figlia, tu dammi un valido motivo per andare via così presto dopo essermi perso tutta la tua vita". Sentii la collera e l'irritazione montare, le zanne spuntarono fuori e sentii i miei occhi cambiare forma. Uno sbuffo di fumo mi uscì dalle narici e diedi loro la giusta motivazione "io e Sabìn abbiamo bisogno di scopare! Vi basta come motivo?".

Nella quiete della nostra camera, stesi sul letto avvinghiati come scimmiette, ci muovevamo all'unisono. Sabìn cercava di mantenere un certo controllo per prolungare quel piacere così intenso. I suoi fianchi si muovevano contro di me lentamente, uscendo dal mio corpo quasi del tutto per poi rientrare. Avevamo cominciato tre ore prima e non accennavamo a smettere. Era lo sfogo che ci serviva. Ansimai quando mi succhiò un capezzolo e contemporaneamente stuzzicava il mio clitoride gonfio. Affondai gli artigli nella sua schiena muscolosa e mugolai quando mi mordicchiò l'orecchio "sei calda" grugnì facendomi sorridere. Era stupendo. Si muoveva lentamente, facendomi sentire ogni millimetro della sua erezione. Continuò a spingere lentamente, la testa china sul mio collo e i muscoli contratti. Alla fine perse totalmente il controllo e diede sfogo completo alle sue voglie. L'orgasmo arrivò ben accolto e il risultato fu un groviglio di braccia e gambe. Eravamo sudati e ansimanti. Sabìn mi diede un bacio sulla tempia e cadde sul materasso "allora, direi che adesso..." non fece in tempo a finire che la finestra socchiusa si spalancò e una raffica di vento gelido entrò nella stanza. Ma che cavolo era?! Sabìn scattò in piedi e andò a chiudere la finestra. "Tu stai li" mi ordinò chiudendo la finestra ma vidi un oggetto entrare e ferirlo alla spalla trapassandolo. Se non si fosse spostato lo avrebbe preso al torace. Imprecò quando scattai in piedi. La finestra era chiusa e io abbassai le serrande, poi mi voltai e guardai la ferita di Sabìn. Era brutta, perdeva sangue come una cisterna d'acqua rotta e si vedeva l'osso. "Vado a prendere un asciugamano" dissi mettendo una vestaglia e andai in bagno. Quando tornai, Sabìn si era messo dei jeans e stava osservando un pezzo di lamiera. Non era molto grosso ma se lanciato con la giusta forza avrebbe potuto diventare letale "siediti" ordinai afferrando Sabìn per il braccio sano e lo feci sedere "come cavolo è potuto succedere? Insomma, una raffica di vento spalanca la finestra e proprio quando tu ti ci piazzi davanti un pezzo di lamiera spunta fuori dal nulla e ti ferisce?" premetti con forza l'asciugamano sulla ferita "non so, è già abbastanza strano che una raffica di vento così forte si sia affievolita così in fretta" disse con tono pensieroso. Staccai l'asciugamano e osservai la ferita. Era proprio brutta "ti fa molto male?" chiesi accarezzandogli i capelli. Lui fece un piccolo sorriso, poi si strusciò contro la mia mano "sai, mi piacciono le tue coccole" oh, si. Lo sapevo. Era un tipo da coccole mattutine ma anche nel resto della giornata non gli dispiacevano. "Si, lo so che ti piacciono ma ti fa male poco o molto?" chiesi facendolo ridere "Morgana, si sta già rigenerando calmati" gli lanciai un'occhiata di fuoco e si strinse nelle spalle "che c'è? E' la verità, e se tu mi concedessi un goccetto la guarigione sarebbe ancora più veloce" ammiccò guardandomi malizioso "un...goccetto? Ma dove siamo? In un bar?" chiesi incrociando le braccia un po' divertita. I suoi occhi seguirono il sollevamento dei miei seni quando incrociai le braccia. Sbuffai e gli sollevai la testa "allora? Sangue alla spina?" chiesi divertita e lui mi sorrise "esatto" scossi la testa ma mi misi seduta sulle sue ginocchia. Scostai i capelli dal collo e mi avvicinai "è tutto tuo" ma lui scosse la testa "no, voglio il seno" inarcai un sopracciglio "cosa?" lui mi guardò eloquente "per favore". Lo fissai per un po', ma poi scostai la vestaglia scoprendo il seno sinistro.

POV SABIN

Mi leccai le labbra quando vidi il suo seno sinistro fare capolino. Era sexy. Prosperoso, gonfio e visibilmente eccitato. Il piccolo capezzolo già duro. Il seno della mia ragazza era tutto da succhiare. Sexy da impazzire. Mi avvicinai a quella bellezza chiara e leccai il capezzolo. Morgana sobbalzò e io sorrisi contro la sua pelle. Strofinai il naso contro il capezzolo e poi o presi in bocca. Lo succhiai prima piano, poi sempre più forte. Morgana mugolò e le sue mani si infilarono tra i miei capelli. Con delicatezza, affondai i denti nelle vene e, oltre a quel capezzolo così dolce, succhiai anche il suo sangue altrettanto dolce. Morgana, con un sospiro che mi deliziò, si sciolse letteralmente tra le mie braccia. Bevvi sentendola contorcersi contro di me e ne approfittai per infilare una mano tra le sue belle gambe. Era così succosa. Le mie dita, muovendosi da sole, si infilarono dentro di lei mentre con il pollice le stuzzicavo il clitoride gonfio. "Sabìn...porca puttana..." ridacchiai a quelle parole e, con una mossa strategica, la feci venire. Mi staccai dal suo seno e guardai la spalla. Era perfettamente integra. Morgana invece si era aggrappata al mio collo e faceva dei versetti maledettamente teneri. Sapendo che avrei dovuto chiamare mio fratello, Mark e quella rompi palle di Kim, morsi il collo di Morgana lasciando un segno che sarebbe andato via non in meno di due giorni. Lei mi guardò stupita "e questo per cos'era?" chiese con occhi spalancati "Kim dovrà venire qui con gli altri due cretini" sogghignai e lei sorrise "quanto sei cattivo" la strinsi forte e strofinai la guancia contro la sua "ma no, sono solo previdente, comunque dobbiamo parlare di quel che è successo" la luce divertita negli occhi di Morgana si spense e si fece seria. Lanciò un'occhiata preoccupata alla finestra "Quella cosa non era normale e quel metallo avrebbe potuto fare molto peggio che una ferita alla spalla". Una cosa era certa: avrei scoperto chi o cosa era e avrei impedito un qualsiasi attacco al mio clan , alla mia famiglia e, soprattutto, avrei protetto Morgana da ogni pericolo.

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