Capitolo 17

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POV MORGANA

Ero nervosa , molto nervosa. Non ero mai stata così nervosa. Dovetti ammettere che, da quando conoscevo Sabìn, qualcosa si era aggiunto alla mia personalità. Ero pronta a sbranare chiunque gli si avvicinasse. Un comportamento che non era normale per me, ma mio padre mi aveva assicurato che, essendomi innamorata, l'istinto aveva la meglio quando centrava Sabìn. Per esempio, Kim stava guardando Sabìn in modo morboso da quando era arrivata e mi stavo innervosendo. Io ero quella dolce e remissiva, di solito non sbranavo nessuno. Spostai lo sguardo su Sabìn e mi calmai: stava parlando con degli uomini dall'aspetto serio, forte e deciso ma con una vena di simpatia. Erano tutti al tavolo, mentre io ero in cucina a preparare delle cioccolate calde ascoltando quel che dicevano. Quando le bevande furono pronte le portai a tavola e passai una tazza a tutti, poi misi seduta sulle ginocchia di Sabìn. "Non c'era nessuno fuori, o almeno non ho visto nessuno, ne l'ho sentito" un uomo sulla quarantina mi guardò e sorrise "scusa Sabìn, non ci hai presentato la tua compagna" mi sorrise amichevole "io sono Darius, e ho fatto il culo al ragazzino almeno ogni giorno da quando è nato" Sabìn sbuffò dietro di me e io ridacchiai "davvero? Devo proprio vederla una cosa del genere" gli occhi grigi di Darius si illuminarono "ogni volta che vuoi" un altro uomo prese la parola "però io ho fatto il culo a te" Darius lo fulminò "zitto Jeff" Sabìn sogghignò "devo proprio vederla una cosa del genere" io scossi la testa e sorseggiai la mia cioccolata e mi rannicchiai contro Sabìn. La discussione andò avanti fino a sera tardi e avevo anche preparato dei panini per tutti. Quando se ne andarono mi misi seduta sul divano a riflettere su quella parte di me tanto violenta. Sabìn andò a controllare che tutto fosse chiuso e spense le luci in cucina e nell'ingresso, poi si mise in ginocchio davanti a me "che hai Topolina?" le sue mani si posarono sui miei fianchi e io guardai quegli occhi blu "Sabìn, devo chiederti una cosa" lui si accigliò un attimo ma annuì "ecco...da quando siamo partiti per venire qui io...credo di essere cambiata, e non in meglio" dissi giocherellando con l'orlo della sua maglietta. Le sue dita si intrecciarono alle mie e se le portò alle labbra "Morgana..." disse baciandomi le dita "non sei cambiata, sei sempre la mia dolce Topolina ma ogni tanto anche tu ti arrabbi, tutti abbiamo dei limiti e adesso sai che puoi sfogarti quando ne hai bisogno, tutto qui" scesi sul divano e lasciai che mi prendesse tra le braccia "andiamo a letto e guardiamo un film, va bene Topolina?" sorrisi, perché mi piaceva tantissimo sentirmi chiamare così "si, va bene". Mi prese in braccio e salì in camera da letto e mi adagiò sul letto "cosa vuoi guardare?" mi chiese accendendo la tv e stendendosi al mio fianco "guardiamo The Avengers" lui sorrise cercando il film "quale?" "il secondo". Il film partì e mi accoccolai contro il corpo forte e solido di Sabìn. Sarebbe stato carino guardare un bel film con un antagonista figo e un gran bel ragazzo nel letto, peccato che proprio quest'ultimo si addormentò circa a metà. Sbuffai guardando gli occhi chiusi di Sabìn, il suo respiro regolare sulle mie guance. Scossi la testa e, quando i miei capelli gli accarezzarono il petto nudo si agitò e mi circondò con le braccia. Un secondo prima stavo guardando il film, il secondo dopo stavo stesa su un fianco stretta a Sabìn come un peluche. Il telecomando era tutto da un'altra parte rispetto a me, quindi non potevo nemmeno spegnere la televisione, e mi rassegnai a dormire con la tv accesa. Sospirai sentendo la mano di Sabìn sul seno sinistro, ma poi sorrisi quando bofonchiò qualcosa tipo "soffice" e "panna montata" mentre dormiva. Mi addormentai sorridendo dopo aver tirato su le coperte fino a sotto il naso, e pensai che avrei dormito in pace come ogni notte, ma mi sbagliavo di grosso. Sognai quella notte. Forse però sarebbe meglio dire che feci un incubo in uno scenario da sogno. Una spiaggia dalla sabbia scura, non c'era il sole ma era giorno. Le nuvole coprivano il cielo e il mare grigio era calmo. Non c'era niente, niente di niente ma era un posto stupendo. Il profumo del mare, la sabbia fresca sotto ai piedi, la brezza fresca. Eppure c'era qualcosa che non andava. Mi guardai intorno, in ogni direzione ma forse avrei fatto prima a voltarmi. Un muro sorgeva sulla sabbia, un muro artificiale con dei nomi sopra. Erano quasi tutti sconosciuti tranne quello di Kim ma poi notai che in fondo a destra il muro si stava incidendo. Mi avvicinai per leggere. Lentamente, una S prese forma, poi una A e poi un B. Il mio cuore prese a battere forte nel petto, l'ansia e l'inquietudine lo attanagliarono mentre una I seguiva le altre lettere. Pesanti e bollenti lacrime lottarono per scendere mentre comprendevo che nome sarebbe stato inciso. Guardai in alto, verso una targa sul muro dove c'era scritta in chiare lettere questa frase "ricordiamo i caduti". Le lacrime scesero giù pesanti e crollai sulla sabbia scura che si era fatta fredda come ghiaccio, dietro di me il mare era agitato come un animale in gabbia e le nuvole stavano per aprirsi mentre l'odore di pioggia permeava l'aria. Avvertii distintamente la prima goccia lasciare le nuvole e, proprio nel momento in cui toccò terra, aprii gli occhi. Qualcuno mi stava stringendo con tanta forza da bloccarmi il respiro. Mi asciugai le lacrime e guardai su: Sabìn stava fissando il soffitto, la mascella serrata e il corpo rigido. Gli accarezzai una guancia "che hai?" sussurrai rannicchiandomi contro di lui. Dopo un'eternità, inclinò la testa di lato e incontrai due occhi rossi come il sangue appena versato e capii. Capii che aveva fatto lo stesso identico sogno. Osservai il dolore, il terrore puro e una rabbia sconfinata prossima a sfociare in furia vera e propria colmare quegli occhi. "Devo trovare chiunque ti abbia preso di mira Morgana, e quando lo avrò trovato lo farò a pezzi; è fondamentale che tu lo sappia così saprai come andrà  finire" disse con voce gelida fissandomi negli occhi. Mi accigliai fissandolo "me? No, hanno preso di mira te" lui inarcò un sopracciglio scuro "che stai dicendo?" mi misi comoda sul suo petto e gli raccontai per fila e per segno il mio sogno. "Ho sognato la stessa ed identica cosa, ma era tuo il nome che veniva inciso sul muro" feci un respiro profondo  lui cominciò a disegnare delle faccine sulla mia schiena e sul mio sedere dopo aver tirato su la camicia da notte e tirato via le mutandine. Lo fissai e lui ricambiò "che c'è?" chiese mentre le sue dita scendevano sempre più giù. Scossi la testa divertita "probabilmente la minaccia è rivolta ad entrambi e tu pensi al sesso, sei terribile" abbassai lo sguardo perché a discapito di tutto, mi stavo eccitando. Le sue dita si bloccarono molto vicino alla mia intimità "non mi importa se vengo minacciato, tu non puoi essere toccata, guardata e di sicuro non minacciata Morgana" la scintilla che si era accesa nei suoi occhi si era spenta come un fuocherello in mezzo ad una tempesta. Non mi piaceva vederlo così, lo volevo felice e caldo come solo lui poteva essere, non freddo e apatico. Determinata a farlo tornare come prima, gli afferrai la mano e la spinsi tra le mie cosce e la strinsi tra di esse. Mi morsi il labbro quando la sua pelle entrò in contatto con la mia, calda e bagnata. Gli occhi rossi e freddi di Sabìn si abbassarono e mi guardò. Le sue dita si mossero e io gemetti stringendo la sua mano più forte tra le mie cosce. Guardai Sabìn che batté le palpebre e i suoi occhi da rossi divennero blu. Sorrisi e mi leccai le labbra trionfante. Sabìn era tornato e stava per farmi stare molto bene. Mi ribaltò sulla schiena e mi spalancò le cosce e la sua testa calò tra di esse. Nel momento in cui la sua lingua mi strappò dal mondo reale per gettarmi nel mondo del piacere assoluto, decisi che nessuno poteva minacciare Sabìn e sopravvivere.

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