Capitolo 26

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POV MORGANA

Svegliarmi fu come emergere dal fondale di un lago, l'acqua torbida che si agitava rendendo impossibile vedere ciò che mi circondava, la risalita lenta ma inesorabile. Aprii gli occhi, e la prima cosa che vidi fu il baldacchino del letto. Assonnata, mi guardai intorno non riconoscendo le coperte bianche e dorate, le tende azzurrine tirate ai quattro capi del letto e l'arredamento sfarzoso della camera in cui mi trovavo. L'unico elemento familiare era Sabìn, steso al mio fianco, un braccio a circondare la mia vita e l'altro sotto al cuscino. Stava dormendo tranquillo e profondamente e io rimasi a fissarlo incantata dalla bellezza del suo viso, i lineamenti scolpiti ma allo stesso tempo delicati, le palpebre che coprivano i suoi occhi azzurri erano ferme, come se dormisse così profondamente da non fare sogni e il respiro tranquillo, i cui sbuffi colpivano delicatamente il mio viso, era profondo e costante. Gli toccai la punta del naso e lui grugnì. Sorrisi divertita e ripensai a ciò che mi aveva raccontato mio padre, di mio fratello e di ciò che era successo alla sua compagna. All'improvviso rividi il viso della ragazza del mio sogno, Mora, e ripercorsi tutto il mio sogno: la valle, Mora, ciò che mi aveva detto su un certo Cyrus e il suo desiderio di tornare a casa. Animata dalla determinazione di scoprire chi erano Mora e Cyrus scattai a sedere sul letto e cercai di svegliare il mio compagno "Sabìn svegliati, dobbiamo andare a parlare con mio padre" dissi scuotendolo, ma lui si limitò a grugnire e a girarsi dall'altra parte. Sbuffai e lo spinsi sulla schiena "eddai, svegliati!" parlai a voce più alta, cercando di oltrepassare  quelle orecchie che fingevano di non sentirmi e di arrivare al suo cervello. Ma niente, ovviamente. Questa volta nemmeno si mosse. Esasperata, lo schiaffeggiai con tutta la mia forza, da non sottovalutare, sul sedere e strillai "svegliati cazzo!". Questa volta la mia voce riuscì a perforargli il cervello e lui si lamentò "che c'è? Che ore sono? Perché urli, è mattina maledizione" infilò la testa sotto al cuscino e io inspirai profondamente. Quello scemo non voleva proprio alzarsi, e così mi vidi costretta ad usare le maniere forti, e il sesso non c'entrava proprio niente. Osservai il suo culo nudo, proprio bello, e un pensiero perfido si delineò nella mia mente e sorrisi. Mi guardai intorno mentre lui continuava a ronfare, ignaro del destino a cui andava incontro. Non trovando niente li a portata di mano che potesse fare al caso mio, mi strinsi nelle spalle e decisi di arrangiarmi. Lo solleticai dietro al ginocchio destro e, di conseguenza, lui lo piegò dandomi miglior accesso. Mi infilai il dito indice in bocca e lo succhiai, inumidendolo e scaldandolo, e quando fu scivoloso di saliva misi in atto il mo perfido piano: senza  indugi ficcai il dito nel suo culetto liscio e tondo, mettendoglielo dentro con forza e decisione. La sua reazione fu immediata: annaspò e alzò la testa da sotto il cuscino e scattò su, ma io non mi mossi e rimasi li, divertita e sorridente "mi ascolti adesso?". Lui, immobile e un pochino turbato, mi guardò torvo da sopra la spalla "mi hai davvero infilato un dito nel culo? Avrei preferito una secchiata di acqua gelata!" ringhiò, senza osare muoversi, e io alzai gli occhi al cielo "e bagnare le coperte? Nemmeno per idea" risposi piccata e lui sbuffò "tanto le domestiche le avrebbero cambiate quindi che cazzo ti è..." non gli diedi la possibilità di finire la frase perché feci sprofondare il dito fino all'ultima nocca in quel canale caldo e inaspettatamente vellutato e lui si fece scappare un urlo che di virile non aveva niente "oh, che principessa che sei" ridacchiai e lui tirò su col naso e mi guardò con sufficienza "beh sai, mi hanno appena violato, merito di essere una cazzo di principessa adesso". Strinsi gli occhi, e agitai la punta del dito, e lui strinse le labbra guardandomi come se lo stessi ferendo profondamente. Ad un certo punto, a sorpresa e con mio profondo sconcerto, dopo aver toccato una piccola protuberanza dentro di lui, Sabìn scattò e divenne tutto rosso, stringendo le labbra con gli occhi spalancati. Spalancai la bocca, rifeci lo stesso movimento con più decisione e, questa volta  gemette, i suoi muscoli che si serravano attorno al mio dito. Era un palese gemito di piacere, di quelli che faceva sempre mentre facevamo l'amore e la cosa mi piacque da morire. "Potresti smetterla? Mi mette parecchio a disagio questa cosa" disse con voce tremante, e io estrassi il dito sorridendo quando rabbrividì. "Dovrò fare ricerche su questa cosa" dissi esaltata all'idea di portare novità piccanti nel nostro letto. "Non osare" disse stringendo gli occhi "perché? Dai, non c'è niente di male ad esplorare il sesso" dissi imbronciata e lui sbuffò "ne possiamo riparlare? Giuro che non ho niente contro il sesso gay, ma vorrei pensarci prima di permetterti di infilare nel mio culo qualcosa di diverso dal tuo dito". Si mise seduto e sussultò, poi mi lanciò un'occhiataccia "ottimo, mi fa male il culo e camminerò in modo strano tutto il giorno e tuo padre non mi lascerà un minuto in pace" si alzò dal letto e andò in bagno impettito e, con mio divertimento, camminando in modo rigido.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 28, 2020 ⏰

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