capitolo 5

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POV MORGANA

"Quindi, ricapitolando: tuo padre è il re dei Draghi e tua madre una fenice; un bel giorno tua madre ha visto questo tipo conturbante e lo ha violentato e il giorno dopo è andata via, nove mesi dopo sei nata tu e tuo padre è venuto a sapere della gravidanza perché voi draghi avete questo istinto paterno o materno; dopo che sei andata via da casa di tua madre tuo padre, che ti ha cercata per tutta la vita, trova tua madre...ma non te". Dopo la scenata leggermente isterica di Sabìn, diverse cose divertenti accaddero: tutti gli studenti presenti scoppiarono a ridere, Sabìn mi raggiunse con un salto e mi baciò talmente appassionatamente che le ragazze presenti avevano sospirato come se stessero guardando una telenovela e, per lo spavento dalla comparsa improvvisa del Lycan, Noah era caduto dalla sedia pronunciando una ventina di parolacce in pochi secondi. La reazione più esilarante però, ci venne offerta gentilmente da Hana, che si alzò di scatto fumante di rabbia. Si era diretta verso di noi con mille cattive intenzioni che le brillavano negli occhi, ma una ragazza molto sicura di sé aveva tirato fuori un flaconcino di latte detergente e glielo aveva letteralmente spremuto in faccia per poi passarle sul viso del cotone. Il risultato era scioccante. Hana era davvero bellissima. La carnagione né chiara né scura aveva una tonalità calda, le labbra erano rosee e i suoi occhi sembravano più grandi ed espressivi senza il trucco. Lei era rimasta impietrita, come tutti del resto, e io mi ero alzata dalla sedia e avevo scosso la testa dicendo parole che non pensavo sarebbero mai uscite dalla mia bocca "Hana, sei cosciente di essere semplicemente..." mi interruppe stringendo i pugni e le lacrime le avevano riempito gli occhi "sciatta? Squallida? Orrenda?". Aveva detto quelle parole di getto e con voce leggermente tremante e le guance rosse. Sospirai e sorrisi comprensiva "io in realtà volevo dire bellissima" portò gli occhi su di me di scatto, la mascella serrata e le labbra ridotte a una linea "stai mentendo". Avevo cercato di convincerla, ma lei se ne era andata. Sembrava avvolta in una cappa di tristezza e vergogna. "Hey, Topolina ci sei? Non starai pensando a lei vero?" rivolsi lo sguardo a Sabìn. Eravamo in camera mia e gli stavo parlando delle mie origini "si, ci sono e si, stavo pensando a lei" ammisi facendolo sorridere. Mi avvolse le spalle con il braccio e mi sentii straordinariamente piccola "tu sei dolce Topolina, forse un po' troppo però" sospirai poggiando la testa sulla sua spalla, e lui cominciò ad accarezzarmi i capelli. I miei capelli rossi creavano un contrasto bellissimo con la sua pelle scura "non credo di essere troppo dolce, semplicemente quella era un'altra Hana" mi lasciò un bacio leggero sui capelli "me ne sono accorto anche io, ma lei ha deciso di essere una persona che non è, e noi non possiamo farci molto" un altro bacio sulla punta del naso "e siccome non possiamo farci molto dobbiamo fare quel poco che possiamo" le sue labbra si posarono sulle mie sigillandole con un bacio dolce e leggero. Sorrisi girandomi del tutto verso di lui e mi sistemai tra le sue braccia "sei proprio saggio" posai le mie labbra sulle sue e gli diedi un bacio audace allacciando le braccia al suo collo "ma io sono nato saggio" parlò sulle mie labbra e feci per ribattere, ma quando il suo bacio si fece più appassionato e profondo, decisi che potevo aspettare qualche minuto. Quando la sua lingua accarezzò la mia, decisi di stare zitta e basta. Mi sdraiai su di lui e un sospiro mi scappò quando sentii i suoi muscoli guizzare contro di me e non potei fare a meno di infilare una mano sotto alla sua maglietta. Ciò che trovai mi fece frizzare come un coca-cola agitata. "Dove vai con quelle mani?" mi chiese con voce roca e calda, come caramello caldo che mi scorreva sulla pelle "tocco ciò che mi appartiene" gli sfilai la maglia e tornai a baciarlo con più passione. Le sue mani si infilarono sotto alla mia maglietta e mi afferrarono i fianchi. Mugolò un "morbida" e io gioii. Sapevo che il mio impegno rivolto al non diventare un insetto stecco mi avrebbe ripagata. Mi schiacciai contro di lui e le mie mani si infilarono tra i suoi capelli morbidi e folti. Le sue labbra scesero verso il collo, e pensai che avrei fatto di tutto per non farlo smettere. Ero vittima di un vortice di passione caldo, intenso e mi stava portando lentamente alla rovina. Ero gelatina tra le sue mani. Mani che mi stavano toccando ovunque, ma che non sorpassavano la soglia che avevo inconsapevolmente tracciato. Di questo, gli ero grata. Ero vergine e non volevo fare sesso nel letto di un dormitorio per la mia prima volta. Ma questo non gli impedì di rovesciarmi sul letto e allargarmi le gambe per sdraiarsi su di me. Accolsi volentieri il suo corpo e il suo peso, un piacere sopraffino che mi sarebbe piaciuto assaporare più spesso. Le sue labbra salirono dal mio ventre e, come solo un mago del multi-tasking sapeva fare, mi levò la maglietta. Tracciarono un percorso fino allo stomaco e poi in mezzo ai miei seni un po' troppo prosperosi. Erano così fastidiosi, ma a Sabìn sembravano piacere. Inarcai la schiena ad ogni suo bacio, e quando raggiunse le mie labbra con un sospiro, avvolsi la sua vita con le gambe stringendolo a me. "Sai, potrei abituarmi a questa posizione" dissi facendolo ridacchiare "è meglio che mi sposti o..." tirai su le coperte e le portai fin sopra le spalle di Sabìn "mi piace averti sopra di me". Era vero, le sue spalle larghe mi ingabbiavano e mi facevano sentire così protetta, e il suo peso e la sua statura mi facevano sembrare ancora più piccola "rimani così, magari se vuoi spostati un po' di lato ma non troppo". Lo fece, e mentre ci abbracciavamo parlavamo "e tu? Che mi dici?" mormorai osservando la stanza illuminata dalla luce soffusa. Sabín mi baciò il collo "prima spengo la luce" allungò il braccio e schiacciò l'interruttore, e il buio calò su di noi come una coperta. "Allora, ti ho già detto che la mia famiglia non è esattamente la più normale, ma anche il resto del branco non scherza; il problema è che abbiamo un bisogno che ci distingue da tutti gli altri clan, e tendiamo a considerarci una razza a parte per questo" sbadigliò agitandosi un poco su di me e io...sentii tutto quanto. I suoi muscoli d'acciaio erano così eccitanti. Alzai lo sguardo per invitarlo a continuare. In risposta sospirò e fissò gli occhi sulla finestra "vedi, non si sa cosa ci abbia portato a questo, ma noi abbiamo bisogno di bere sangue Morgana, ci serve come nutrimento e in un certo senso come medicina; possiamo mangiare quanto ci pare ma alla fine non basta, e sinceramente è meglio non cercare di evitare di bere perché si rischia di uccidere qualcuno". Non sapevo cosa dire. Non perché mi faceva compassione, paura o disprezzo, ma perché avevo un po' troppe domande. Notando che era rigido come un pezzo di legno, mi feci un po' più vicina e cominciai a tracciare dei cerchietti sul suo petto. Alzai lo sguardo e fissai i miei occhi nei suoi "ma perché avete bisogno di bere sangue? Non avete la capacità di rigenerazione?" sbatté le palpebre e scosse la testa "come ti ho già detto è un nutrimento, ma se siamo feriti gravemente lo beviamo per salvarci la vita" annuii e tirai fuori un'altra domanda "se non lo bevete cosa succede?" fece spallucce guardando il piumone con aria assorta "all'inizio sentiamo la fame, poi con il passare del tempo diventa un dolore costante e, se non soddisfi il bisogno la morte è inevitabile" "ma durante questo processo cosa accade? E hai detto che se dovessi cadere il questo stato potresti rischiare di uccidere qualcuno" annuì lentamente, come se avesse paura di rivelarmi troppi dettagli facendomi scappare "se tu dovessi soffrire la fame per giorni come reagiresti davanti ad un pezzo di manzo cotto alla perfezione e pure al sangue?". Ci pensai e poi arrossii. Probabilmente sarei diventata un dinosauro. Sabìn ridacchiò e mi baciò sulla punta del naso, ma poi un pensiero mi spuntò in mente. Piegai una gamba sul suo fianco e schiacciai il seno contro il suo petto "dimmi, quanto sangue bevi?" lui deglutì osservando la mia gamba su di sé e i suoi occhi si fecero rossi come il sangue appena versato. Quegli occhi non fecero altro che eccitarmi "una volta ogni due giorni". Giuro che, sentendo quella voce roca, cominciai a fare le fusa. "E quale sangue bevi?" chiesi salendo con le dita sul suo petto "banca del sangue, ospedali, donatori" disse tutto d'un fiato e io sfoderai il mio sorriso più innocente "e chi ha una compagna o un compagno?" si passò la lingua sulle labbra prima di parlare "due compagni bevono l'uno il sangue dell'altro". Sospirai in modo teatrale e sfoderai il mio sorriso più seducente, o almeno sperai che lo fosse, e lo guardai negli occhi posando la mano sul suo collo rigido. Quando capì, spalancò gli occhi e impallidì "non se ne parla" disse con forza alzandosi di scatto dal letto. Io rimasi seduta sul letto ad osservarlo sorpresa e, a dire il vero, anche un po' ferita "ma che c'è di male in questo?" chiesi cercando di rimanere calma cercando di ignorare che la piccola fiammella che mi ardeva dentro da sempre aveva cominciato ad ardere crescendo sempre di più. Sabìn strinse le labbra mentre io mi alzavo per vestirmi. Le sue parole giunsero calme e placide "semplicemente non voglio farlo" incrociai le braccia sul petto e mi passai la lingua sulle labbra cercando di dirottare il suo interesse da un'altra parte, ma lui non fece nemmeno finta di averlo notato "scusami, ma io sono o no la tua compagna?" chiesi con la pelle bollente, e non mi sarei certo aspettata la sua reazione, e tanto meno la sua risposta. Si girò di scatto con un ringhio profondo e l'occhiata che mi rivolse non mi spaventò, ma mi ferì un poco "solo perché il destino ha voluto che tu fossi la mia compagna non è detto che io voglia bere il tuo sangue!". Ora, le fenici e i draghi non erano le creature più calme del mondo, e io ero un mix dei due, quindi figuriamoci quale fu la mia reazione. Sbuffai del fumo dal naso e sentii che stavo per perdere il controllo, ma prima di andarmene a scaricare la mia rabbia altrove feci in tempo a farlo soffrire come lui aveva fatto soffrire me, fregandomene del fatto che così le coppie non ci si comportano e che non sarei stata migliore di lui. Ignorai anche la scintilla di consapevolezza di ciò che aveva detto che apparve nei suoi occhi "bene, se è quello che pensi non avrai mai nemmeno una goccia del mio sangue, ne per nutrimento ne come cura, e non avrai nemmeno il mio corpo; sto già pensando che darti il mio cuore sia stato un atto avventato".

POV SABIN

Morgana scomparve in una fiammata che surriscaldò tutta la camera. Restai ad osservare la sua camera finché il calore da lei rilasciato non si attenuò. A quel punto mi sentii come se mi avessero infilato il petto un chiodo spingendolo verso il cuore. Uscii in corridoio e camminai come un automa fino alla camera di mio fratello ed entrai senza chiedere il permesso. Lo trovai impegnato a dormire, e quando lo scossi come faceva papà quando eravamo a casa la mattina con entrambi, si svegliò di scatto con un lamento "Sabìn, che cazzo vuoi?" mi misi seduto sul letto e sospirai "ho fatto una cazzata". Si fece serio e mi guardò preoccupato "con Morgana di sicuro, e immagino che tu ti sia rifiutato di bere il suo sangue" sbuffai un po' incazzato. Mi conosceva fin troppo bene. Confermai e raccontai quel che era successo poco tempo prima. Christian sospirò e si passò le mani tra i capelli "senti, non credere a quel che ha detto, le fenici e i draghi sono due razze potenti, pericolose, furbe ma facilmente irritabili e odiano quando gli si vengano fatti dei torti, ma i draghi non solo sono più potenti delle fenici ma sono anche terribilmente leali nei confronti di chi amano e di chi rispettano". Proprio non capiva, io meritavo quella sofferenza. Un Lycan decente non avrebbe mai fatto alla sua compagna ciò che io avevo fatto alla mia. Christian mi porse un sacchetto di patatine "se tu dovessi avere fame o dovessi rimanere ferito lei sarà sempre pronta a darti il suo sangue capisci? Ha avuto un momento di impulsività, nient'altro" sbuffai aprendo il sacchetto e lui mi rubò una patatina "senti fratellino, non so se ti ricordi com'è andata a finire l'ultima volta che ho bevuto direttamente dalla fonte" mangiai le patatine in preda ad un attacco di fame nervosa. E io credevo che quella fame fosse un problema prettamente femminile. Mio fratello sbuffò e mi guardò come se fossi un totale idiota "sai bene che non eri nelle condizioni di controllarti, e poi è stata la prima e unica volta che hai bevuto dalla fonte, non puoi pensare che con Morgana andrà a finire come quella volta". Rimasi a pensare al viso di Morgana, a come i suoi capelli rossi le incorniciavano il viso a cuore, alle sue labbra carnose che sorridevano, ai suoi enormi occhi neri che brillavano come due onici. Perfetta come nessuna ragazza poteva esserlo. "Devo trovarla e parlarci" dichiarai alzandomi dal letto buttandogli in faccia il sacchetto vuoto. Feci per uscire, ma lui mi fermò "no, aspettala nella sua camera" osservai interrogativo il mio secchione preferito "te l'ho detto, è un ibrido tra creature orgogliose e impulsive, potrebbe farti del male senza volerlo e non sarebbe capace di perdonarselo". Annuii e mi diressi alla sua camera. Non era ancora tornata, ma io rimasi ad aspettarla finché non sentii il suo profumo all'interno della scuola e i suoi passi nel corridoio. La porta si aprì e la vidi: piccola e stanca, con gli occhi rossi e gonfi dal pianto e le traccie di lacrime sulle guance. Mi sentii perso vedendo che il mio punto di riferimento, il centro del mio universo era così sperduto. Sembrava un pulcino. Chiuse la porta e si girò. Si immobilizzò e mi osservò con occhi stanchi e le spalle curve mentre mi alzavo. Mi diressi verso di lei, attirato inesorabilmente da lei e dal bisogno di confortarla e rassicurarla del fatto che mi meritavo tutte quelle parole. La raggiunsi in fretta quando vidi altre lacrime scendere dai suoi bellissimi occhi e stesi le braccia in avanti. Con passi lenti e incerti venne verso di me, e quando fu vicina la afferrai e la abbracciai così forte che ci mancava poco a farla fondere con me. Il suo pianto e i suoi singhiozzi mi ferirono come mille pugnalate mentre recitava un mantra sconnesso e disperato "mi dispiace...mi dispiace...Sabìn mi dispiace tanto..." la presi in braccio e presi alcuni suoi vestiti che metteva di solito con il suo pigiama e la portai in camera mia. Mentre piangeva incontrollata, le levai i vestiti e le misi il pigiama dei Puffi e poi feci lo stesso mettendo dei boxer per pigiama. Mi stesi al suo fianco e ci tirai le coperte fin sotto al naso e la strinsi a me. Prima di addormentarci, le sussurrai all'orecchio ciò che avrei dovuto dirle sin dall'inizio "ti amo Morgana".

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