Capitolo 23

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Lentamente il suo cervello prese coscienza.
Il suo corpo immobile poggiava scomposto sul pavimento freddo in piastrelle.
Non sentiva odori, né rumori che le indicassero qualcosa di particolare nell' ambiente circostante.
I muscoli erano rigidamente contratti ed indolenziti e i polmoni attraevano l'aria pigramente, come se lo facessero quel tanto per non farla morire soffocata.
Le palpebre pesanti si alzarono lentamente sbattendo freneticamente sopra gli occhi per inumidirli e dar loro il tempo di abituarsi alla luce del luogo.
Cetaanir alzò la testa e poggió i gomiti per sorreggere spalle e schiena.
Intorno a lei giacevano i corpi immobili dei suoi compagni.
Lei però non se ne preoccupò.
Il sole entrava nella sala della sua vecchia casa con lunghi raggi allungandosi fino a lei e a molti oggetti lì intorno.
Un raggio si scontrava con uno specchio creando un flebile fascio arcobaleno.
Per terra, vicino alla poltrona blu, era abbandonato un disegno. Esso raffigurava un campo di erba alta e un albero dalle foglie verdi. Un quadretto tranquillo, pacato.
Solo un particolare trafisse l' animo di Cetaanir: una macchia rossa informe e secca.
Sangue.
Quello il luogo in cui si era ritrovata una volta nell' altro mondo.
Quello il foglio attraverso cui sua madre l' aveva spinta.
Cetaanir si alzò in modo sgraziato e insicuro, traballando e inciampando sul niente.
Avvicinò una mano al foglio.
L' ansia la inglobava.
Infine, con una mossa veloce spinse la mano nel foglio, ma essa non lo attraversò.
Ormai il sangue era rappreso e secco.
Sospirò.
Era ora di fare qualcosa.
<<Calien, Cador, Dana, svegliatevi.>>
Si avvicinò ad ognuno scuotendolo e richiamandolo più volte.
Ci mise molto per svegliare Cador e, mentre lui tentava di riportare Calien tra loro, altrettanto tempo ci mise con Dana.
Qualcosa attirò il suo sguardo sotto il corpo della sua compagna con la luna nell' occhio.
Un foglio recitava "stiamo bene ".
Da dietro trasparí altre scritte.
Girò il foglio e si trovò davanti un disegno.
Sicuramente non era uno dei suoi: troppo malfatto.
Ritraeva una casa, qualche albero e una montagnola, il tutto estremamente stilizzato.
Comunque, Cetaanir aveva capito, sua madre si trovava nel luogo che aveva disegnato e con lei doveva esserci anche suo padre.
La dea si alzò e si diresse verso la cucina, forse per prendere tempo, forse per fame. Calien non si era ancora svegliata e Dana, ancora stesa a terra, si stava riprendendo.
<<Calien, alzati dai.>>
Cador stava iniziando ad agitarsi.
Si avvicinò ancora di più a lei.
Poggió il volto al suo petto.
<<Non te ne approfittare, schifoso.>>
Lo incalzó Dana mettendosi a sedere.
Cador non la ascoltò.
<<Tranquillo, anche io la prima volta ci ho messo tantissimo per riprendermi>>
Cetaanir era tornata per dare qualcosa da mangiare ai suoi compagni.
Cador spinse la propria mano sotto la nuca della ragazza davanti a lui.
La tirò su leggermente.
Le bisbiglió alcune parole all' orecchio. Poi le aprì gli occhi alzandole le palpebre, le pupille vacillarono vagando senza meta.
Lasciò che si richiudessero e decise di cambiare tattica.
Proprio non voleva lasciarle il tempo di riprendersi.
<<No, Cador. Non lo fare. Molla, no.>>
Cador non ascoltò le sue due compagne e rovesció la caraffa d'acqua che Cetaanir aveva portato dalla cucina sul dolce viso addormentato di Calien.
Il suo gesto però non cambiò minimamente lo stato della ragazza senza sensi.
A quel punto Cador uscì di senno.
Spostò il corpo della ragazza dalla pozza d'acqua e la prese dalle spalle sistemandola sul proprio braccio.
Borbottava maledizioni e asciugava la ragazza come poteva con la propria maglia.
Si arrese e attese.
Dopo qualche minuto la giovane aprì lentamente gli occhi.
<<Finalmente.>>
Esclamò il giovane a poca distanza dal suo viso.
<<Per fortuna non ci siamo risvegliati nel pieno di una battaglia o in una situazione di pericolo, o ti avrei lasciata qui direttamente.>>
Ciò che disse Cador fece venire un dubbio a Cetaanir. Effettivamente lei era scappata da lì perché si trovava in pericolo, l'Ombra aveva ferito sua madre e la cercava.
Eppure ancora non era successo nulla.
<<Perché sono bagnata?>>
Chiese Calien, ancora tra le braccia del ragazzo.
<<E perché non hai la maglia?>>
<<Ecco, non ti svegliavi.>>
<<Il tuo petto nudo mi avrebbe dovuto aiutare?>>
Cador stava andando in crisi. Solo in quel momento Dana e Cetaanir compresero quanto Cador ascoltasse la ragazza, forse era l' unica a cui riservava tale atteggiamento.
<<No, non ti svegliavi e quindi ti ho dovuta bagnare, poi ti ho asciugata con la mia maglia.>>
Cetaanir si alzò.
<<Venite con me>>
Disse solo, avviandosi verso di camera sua.
I ragazzi non se lo fecero ripetere, Cador aiutò Calien ad alzarsi e a fatica raggiunsero la loro dea.
Appena giunti rimasero bloccati, stupiti e meravigliati da ciò che avevano davanti.
Calien iniziò a scorrazzare nella stanza dimenticandosi della stanchezza del proprio corpo.
<<Guardate! Nuala! E Naira! Stereen!>>
Si bloccò.
Accarezzó dolcemente un disegno.
<<Niniel.>>
Una lacrima silenziosa solcó indisturbata la sua morbida guancia.
Poco distante da lei, Dana osservava i disegni che ritraevano Blez. Sotto tutti, uno mostrava il loro bacio esattamente come era avvenuto solo qualche giorno prima.
Cador guardava i disegni da lontano.
<<Cador!Sei ancora in contatto con Bideven, vero?>>
Improvvisamente il viso di Dana si accese di speranza.
<<Non ci ho ancora provato.>>
<<Guarda se Blez e Erech sono ancora vivi>>
Il ragazzo si concentrò e le sue compagne gli si avvicinarono, in ansiosa attesa.
<<Blez>>
Disse dopo vari minuti.
<<Blez è vivo. Ma non riesco a trovare Erech.>>
Calien si avvicinò a Cetaanir.
<<Non puoi fare nulla per quelli che sono morti?>>
<<Non saprei come fare. Hai qualche idea?>>
<<Stavo pensando che le tue lacrime danno vita, se tu piangessi di nuovo su coloro che sono morti potresti restituire loro la vita.>>
Cetaanir fece un cenno di assenso con la testa e si avvicinò al muro di disegni.
Staccò un foglio con Niniel ritratta e si preparò.
Non si dovette sforzare affatto, una lacrima si formò velocemente per poi cadere sul foglio.
Calien le porse altri disegni di ragazze che la dea non aveva mai conosciuto e su di ognuno ella versò le proprie lacrime.
<<I nemici si sono dispersi quando non ci hanno trovato, il muro è distrutto. Forse Erech si è nascosto o è andato via. Non sono riuscito a trovarlo.>>
Le raggiunse Cador.
<<C'è un modo per uccidere da qui i nostri nemici?>>
<<Forse distruggendo i disegni>>
Ipotizzò Calien.
<<Non ho intenzione di distruggere i miei disegni, o le vite delle persone che io ho creato. Essi hanno diritto di vivere. Diritto ad una seconda possibilità.
Non ricordate ciò che hanno detto Wesen e Dasein? Possono essere cambiati. E comunque, anche senza di loro, il male nascerà per rinforzare il bene e per compierlo e delinearlo. Esattamente come le ombre rendono un quadro completo e perfetto mettendo in risalto luce e colore.
Non vi lascerò uccidere i miei figli.
Vi chiedo anzi di aiutarli. Di tornare nel mio mondo e mostrare loro la via. Vi prego.>>
I compagni di Cetaanir la osservarono con serietà.
Ma ancora lei non aveva finito.
Prese un foglio e iniziò a disegnare velocemente.
<<Ecco, loro vi aiuteranno, sono Philia, Eros e Agape, le tre sfaccettature dell' amore. Io vi aiuterò da qua in questo modo.>>
Il suo viso era tracciato dalle lacrime.
<<Sono felice di vederti diversa, cresciuta rispetto alla prima volta che ti ho incontrata.>>
Le disse Dana con una pacca sulle spalle.
<<E quindi è già ora di dividerci?>>
Disse a voce rotta Calien.
<<Credo di si>>
<<E cosa farai?>>
Si interessò Cador.
<<Troverò i miei genitori prima di tutto, poi non so.>>
Il silenzio calò, nessuno osava parlare perché nessuno voleva mettere fine a tutto e proferire l' addio che aleggiava.
Eppure sapevano che il momento sarebbe arrivato e che non avrebbero potuto evitarlo.
Cador sospirò sorridendo dolcemente.
Senza dire nulla la abbracció, gli occhi della ragazza si gonfiarono e si arrossarono mentre il dolce calore del corpo del suo compagno la coccolava.
Il ragazzo estrasse un coltello.
<<Vuoi lasciarmi il tuo pugnale preferito? Sei sicuro?>>
<<No, il mio preferito è questo qua.>>
Rispose ridendo e mostrando un coltello decisamente più bello.
<<Puoi venire a trovarci di tanto in tanto. Rifaremo il nostro viaggetto, sarà divertente.>>
Le disse lui.
Dana le si avvicinò mentre Cador si sistemava in un angolo della stanza. La ragazza le sorrise.
Si abbracciarono, entrambe leggermente a disagio, non abituate a tali manifestazioni di affetto.
<<Prenditi cura di Blez e salutami tutti.>>
Dana annuì.
<<Anche io voglio lasciarti una cosa, probabilmente questa si addice più ad una dea che ad una combattente.>>
Si tolse la coroncina color del bronzo porgendogliela.
Cetaanir riuscì solo ad appoggiarlo sul tavolo che Calien le era addosso.
<<Promettimi che torni.>>
Le lacrime ricominciarono a scorrere fuori dai suoi occhi.
<<Si, va bene. Ti ringrazio tanto Calien. Senza di te non ce l'avrei fatta.>>
<<Allora ringrazia te stessa per avermi fatta. Sei una dea Cetaanir. Una dea perfetta così.>>
<<Cador, non sapevo avessi un cuore.>>
Dana le distrasse. Cador, vicino a lei aveva gli occhi rossi per il pianto che a breve sarebbe scoppiato.
<<Tu invece sei un vuoto involucro senza sentimenti.>>
<<Sì!>>
Si rallegró Dana.
Tutti scoppiarono a ridere.
La giovane dalla lunga treccia estrasse un coltello e si tagliò per poi poggiare il palmo ferito sul disegno del castello di Alion.
Cador si buttò dentro salutando la sua dea con la mano.
Lo seguì Calien e poi Dana.
La prima ragazza che aveva visto in quel mondo era stata anche l'ultima.
Ripercorse velocemente i tratti dei ragazzi che aveva conosciuto, gli ultimi minuti passati con i tre principali e tutto il viaggio.
Sospirò, per quanto si sentisse stanca, una grande energia le nacque nel torace, una forza che pensava di non aver mai avuto.

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