Capitolo 19

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<<Svegliati, oggi arriveremo di sicuro in città. Manca davvero poco... un'ora circa.>>
La voce di Calien le accarezzó il sonno riportandola alla realtà dal mondo scuro, silenzioso e profondo che l'aveva tenuta  nascosta.
Aprì gli occhi senza cambiare posizione.
Il ricordo della notte passata le tornò in mente.
Perché si sentiva così?
Tradita e frustrata come se qualcuno di fiducia avesse rivelato e sparso un suo intimo segreto.
Si alzò e si risistemó; il suo sguardo si posò istintivamente su Dana e Blez.
Per quanto potesse conoscere Dana, ella le appariva normale, forse più allegra e serena del solito.
Ma forse era solo una sua sensazione, un inesistente pelo sull' uovo.
Anche Blez le appariva piuttosto normale. I suoi occhi giallo scuro scattavano da una parte all' altra ricadendo furtivamente su Dana piuttosto spesso.
Non era un segreto qualsiasi quello che le era stato strappato, o almeno, aveva la sensazione che le fosse stato rubato.
Era il segreto più intimo, che aveva tenuto nascosto e silenzioso dentro di sé.
Tutto ciò però Cetaanir non ne era completamente cosciente, solo le sensazioni amare le rimanevano come un buco nello stomaco.
Il viaggio ricominciò e presto si intravidero le abitazioni di una città.
Cetaanir ringraziò Dio dentro di sé, stanca di camminare e timorosa di cadere nell'oblio inesplorato del suo essere sensibile.
Ah no, sono io la dea in questo mondo.
Ricordò, indecisa se esserne felice o amareggiata.
Anche questo argomento era rappresentato nella sua mente da un enorme punto interrogativo.
Non era mai stata educata ad una religione, anche se ne conosceva di molte, ma aveva sempre pensato, o sperato, che un Dio ordinatore del tutto esistesse.
Forse più che altro perché la Sua esistenza avrebbe dato un senso al tutto.
"Dio opera in maniera misteriosa."
Ecco, risolto ogni dubbio.
In realtà, con Dio lei ci parlava anche. Le sue "chiacchierate" non potevano esser definite preghiere, erano lunghi monologhi, a volte addirittura nella sua mente, con un misterioso amico invisibile e senza volto.
Un'essenza indefinita a cui domandare le cose più stravaganti, con cui discorrere delle più banali ovvietà e con cui creare ragionamenti a senso unico.
Ora invece, il problema si presentava come un urlo che si formava da qualsiasi particolare di quel mondo in cui era stata buttata dalla madre.
Se Cetaanir aveva creato quel mondo allora poteva pensare ad un qualcuno che a sua volta aveva creato lei, sua madre, suo padre e il mondo in cui si trovava solo pochi giorni prima.
Quindi potevano esserci altri mondi, altre persone come lei?
Il ragionamento non le sembrava avere pieghe.
Infondo, se a lei era accaduto, se lei ne era stata capace, altri avrebbero potuto .
Eppure questi pensieri rappresentavano un salto nel buio, domande e risposte di metafisica esistenziale.
Molto meglio del suo segreto comunque.
Mentre contorceva il suo apparato cerebrale in filosofici ragionamenti, le gambe camminavano e la città si avvicinò a lei ed ai suoi compagni molto prima di quanto si era immaginata.
All' ingresso, Cador, che faceva da punta al gruppo, si girò di scatto verso gli altri.
<<Qui ci dividiamo. Io e Calien andremo a fare delle ricerche mentre Dana e Cetaanir faranno rifornimenti. Blez invece cercherà un posto dove dormire. Per oggi ci riposiamo. Non date nell' occhio e non suggerite assolutamente nulla di quanto stiamo facendo. Raccontate tutte le bugie che volete, non mi interessa e state allerta, c'è gente che ancora ci cerca.>>
Tutti acconsentirono con brevi movimenti del capo e si divisero nelle coppie che Cador aveva deciso.
Cetaanir guardò Dana di sottecchi.
Stare con lei la rendeva sicura ed insicura allo stesso tempo.
Sicuramente la sua compagna era un' ottima combattente e non avrebbe esitato nel proteggerla a qualsiasi costo. Eppure, il sentimento che la disturbava dal risveglio di quella mattina non la lasciava e sapeva che esso si rivolgeva anche a Dana.
Si diressero verso la piazza.
<<Eccoci! Là ci sono delle bancarelle>>
Le due ragazze si avvicinarono guardandosi attorno.
Dana iniziò col comprare uno zaino, poi iniziò a perlustrare i banchi del cibo.
<<So cosa hai visto ieri>>
Le disse all' improvviso, continuando a prendere e comprare.
<<C-cosa?>>
Balbettó la semi dea.
<<Ieri notte. Blez mi ha baciata.>>
Disse cercando di nascondere l'emozione.
<<E perché me lo dici?>>
<<Perché ti vedo diversa dal solito e non vorrei che l'accaduto ti abbia scombussolata.>>
<<Ma come ti permetti?!? Io non c'entro niente con voi e non mi interessa neanche. Io sono la tua dea, non hai il diritto di dirmi certe cose.>>
Le parole non ebbero il tempo di uscire dalla bocca che il cervello aveva già capito di esser nel torto.
Non avrebbe mai parlato in questo modo, non avrebbe mai detto quelle cose.
Quel mondo la stava cambiando e questo a lei non piaceva per niente.
<<Faccia piano allora, le ricordo la sua situazione pericolosa.>>
Le disse a sottovoce, avvicinandosi a lei.
Forse l' avevano sentita, forse no.
<<Non vi chiamerò per nome, a causa del luogo troppo esposto in cui ci troviamo, e non vi chiamerò dea.>>
Le disse tornando tranquilla.
<<Voglio che siamo sincere tra di noi, ti va?>>
Cetaanir si stupì di quanto Dana le aveva appena chiesto, ma acconsentì con un gesto del capo.
<<Abbiamo molto tempo da restare sole, tutto il giorno probabilmente. Sfruttiamolo al meglio.>>
Da quando Dana era diventata così disponibile e malleabile? Forse lo era sempre stata e non aveva mai mostrato questo suo aspetto.
Non lasciava la sua sicurezza, ma, a differenza di prima, da quanto notava Cetaanir, rivolgeva la sua forza agli altri, a lei.
Perché?
Si chiedeva continuamente la ragazza.
<<Inizio io. Non ho mai dubitato della tua esistenza anche perché ne avevo le prove concrete davanti a me e non sono così stolta da non credere ai miei occhi. Ti temevo, esattamente come un qualsiasi essere con coscienza teme il proprio divino.>>
Dana si bloccò, il suo viso rilassato era visibilmente oltrepassato da molti pensieri e ricordi.
Comprò delle corde e si avviò fuori dalla piazza.
<<Poi ti ho incontrata. Non è mia intenzione ferirti, ma non mi aspettavo di vederti così...umana. Così debole e impaurita. Forse mi colpiva anche l'aspetto che stranamente conoscevo bene.>>
Gli occhi della giovane cercarono quelli della semi dea.
<<Sai, a causa di Calien.>>
Cetaanir annuì silenziosamente e nessuna delle due parlò.
Camminando giunsero ad un piccolo spiazzo verde.
Un oggetto nel prato fece spalancare gli occhi e la bocca di Cetaanir.
In un angolo libero tra gli alberi un altalena era sorretta da due lunghe corde.
Queste erano sospese nell' aria.
Non erano agganciate a nessun tipo di ramo, a nessun palo, semplicemente, terminavano in alto, nel cielo.
Tra di esse, a vari metri dal terreno, dondolava una piccola scimmietta.
Cetaanir non fece caso a lei e corse saltando e ridendo verso l' altalena.
Iniziò a dondolare spingendosi a velocità sempre maggiore, poi chiuse gli occhi. Era da tantissimo che non lo faceva.
La scimmietta, sopra la testa della giovane, urlava e dondolava felice.
Dopo vario tempo Cetaanir decise di non sporcare oltre la propria stima e si alzò dal gioco.
Dana la attendeva seduta a gambe incrociate nell' erba. La guardava sorridendo, sorridendo con le labbra, coi movimenti e con gli occhi.
In quel momento Cetaanir sentì di esser legata a quella ragazza. Un sentimento che non ricordava di aver provato prima del pazzo viaggio in quel mondo.
In quel momento Cetaanir sentì che sarebbero potute diventare amiche. Sentì che si poteva fidare.
Quindi, istintivamente, parlò.
<<Io ho paura quando sono con te. Ho paura di scomparire dietro alla tua determinazione, alla tua sicurezza. Ho paura di non essere all' altezza, di tutto e di tutti voi. Ho paura perché mi sembra di non riuscire a capirti.
E credo che tu mi abbia rubato qualcosa di importante. Ieri, quando hai baciato Blez, io sono stata peggio di quanto avrei dovuto.>>
Il viso di Dana le era rivolto con serietà.
A volte Cetaanir non riusciva a sostenere il suo sguardo e lasciava che i propri occhi sfuggissero nel paesaggio.
<<Di che segreto si tratta?>>
La giovane esitò e fu sicura di esser diventata completamente rossa.
<<Io sono ormai sicura che tutto ciò che ho disegnato e che ora si trova qui deriva dai miei desideri e dalle mie paure. Ebbene, ho fatto un disegno prima di venire su questo mondo. Questo disegno raffigurava un ragazzo ed una ragazza... si ecco... si baciavano>>
<<E quei due ragazzi saremmo io e...>>
<<Blez, si.>>
<<Questo quindi ti ho rubato? Un desiderio che si è concretizzato in me e non in te?>>
<<Qualcosa del genere>>
Detta ad alta voce la questione appariva molto più infantile di quanto non le era sembrato quando ancora era inviolata e segreta nella sua mente.
Si sedette anche lei sull' erba, la vergogna macchiata di rosso sulle sue guance.
<<Sai, ora mi rendo conto di essere solo un disegno, un niente. Tu invece, tu sei un mondo di emozioni, di milioni di piccole persone come me che nascono da te, ma che da te dipendono. Tu sei un' umana, e probabilmente molto più di un essere umano.>>
<<Non sei solo un disegno. Anche tu sei una persona, anche tu hai un mondo di emozioni.>>
Dana annuì.
Presa da una sorta di disagio e di imbarazzo cambiò discorso improvvisamente.
<<Ora andiamo a cercare i nostri compagni. Troviamo il modo di farti raggiungere il tuo obiettivo.>>
Le sorrise aiutandola a tirarsi su da terra.
Una figura scura però, le fissava da dietro le loro spalle e presto le avrebbe raggiunte.

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Angolo Autrice
Questo capitolo non doveva essere così... proprio no. Ed è anche piuttosto corto.
Ho cambiato la copertina...il fascio di colore non è proprio così, soprattutto non è di un solo colore, ma è l unica che ho trovato... cosa ne dite?
Meglio questa o quella vecchia?
Bacione a tutti e sogni d'oro!! ;*

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