Capitolo 13

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<<No, non posso più aspettare. Devo capire, devo. Sarò solo d'intralcio se non conosco ciò che accade.>>
<<Ok, va bene, ma io te lo ripeto comunque: non sono risposte facili da assimilare tutte insieme e sono risposte mie, soggettive, non so se sono coerenti con la realtà.>>
Calien le parlò come si parla ad una bambina dello stesso argomento per la millesima volta, le parole dosate e il tono convincente.
<<Dove stiamo andando?>>
<<A cercare qualcuno che sappia darci informazioni. Il nostro non è l' unico gruppo delle tue creazioni. Ci sono altri centri, alcuni ragazzi sono solitari e altri sono nomadi.>>
<<Chi è Nuala?>>
La domanda le era stata posta dalla curiosità quando la sera prima il sonno tardava e la mente analizzava gli ultimi avvenimenti.
Davanti a loro, aprivano la strada Dana e Cador. Egli era un uomo massiccio, i capelli castani chiaro piuttosto lunghi e i lineamenti duri, sulle spalle teneva un grande zaino.
<<È la regina. Quando è nata non ne avevamo una, alcune persone fungevano da capi, ma in genere vivevamo in piccoli gruppetti sconosciuti agli altri, solitari e nomadi, diffidenti di chi non apparteneva al nostro e continuamente in difficoltà a causa dei luoghi impervi e del cibo scarso.
Quando è nata, un' enorme fascio di luce colorata si è estesa per tutto il confine, vari gruppi si recarono in quel luogo per vedere cosa fosse.
Là, un vasto castello era stato formato improvvisamente, iniziarono ad esplorarlo e ci vollero varie ore prima che trovassero Nuala nelle stanze più remote. Ci fu una lunga discussione, alcuni sostenevano che ella fosse una qualsiasi di noi con l' unica differenza che era stata creata assieme ad un castello, altri invece credevano che un volere superiore, avendola fatta nascere con la fortezza, l' avesse progettata per il ruolo di regina. Vennero chiamate tutte le creature delle pianure assolate e vi fu una votazione lunga e sofferta. Infine, chi votò a favore della ascesa al trono di Nuala, rimase. Chi votò contro se ne andò e formò altri gruppi.
Io c'ero, me lo ricordo bene.>>
<<Quindi tu hai votato per lei, credevi nella mia esistenza.>>
<<Tutti conoscevano la tua esistenza, era evidente e chiara come la terra che sta sotto i nostri piedi; solo pochi stolti continuano ostinati a non accettare questo fatto. L' unica cosa che mettevo in dubbio era la tua volontà, la quale era molto più opinabile.>>
<<Quindi questo mondo è ... piatto?>>
<<Si.>>
<<E cosa c' è ai confini?>>
<<Non lo so, pochi si sono avvicinati e non abbastanza da vedere. Qualsiasi cosa tu mi debba ancora chiedere dovrai aspettare, e ricordati che c'è chi non vede di buon occhio Nuala, noi e te. Non mostrarti, sii invisibile e fai ciò che facciamo noi.>>
Davanti a loro si estendeva in altezza e in lunghezza un enorme roccia, sotto, una grotta si apriva in essa buia e profonda.
Cetaanir e Calien raggiunsero gli altri due e insieme si inoltrarono nella caverna.
<<Sicuri di essere nel posto giusto?>>
Cetaanir sobbalzó per lo spavento, in un attimo Dana sguainó il coltello mentre il cacciatore faceva lo stesso con l' arco che si era portato nella mano tutto il tempo.
<<Quante armi per la parola gentile di un'indifesa anziana.>>
Cetaanir la distinse nel buio, rannicchiata e piccola aveva proprio l'aspetto di una dolce nonnina. Avanzò finché la luce non mostrò il suo volto. Questo era segnato da molte rughe profonde, scurito dal sole e i suoi occhi scuri brillavano di una strana luce. Cador abbassò l'arco.
<<Chi è lei?>>
<<Cara, abbassa quel coltello, non sono io la tua cena, ma il pollo che preparerà chi di dovere. Io sono una persona influente, per questo mi direte chi siete e perché giungete fin qui.>>
Col viso rosso di rabbia, Dana ripose il pugnale nella cintura tenendoci però la mano sinistra sopra.
<<Siamo sudditi di Nuala la regina e siamo qui per un' udienza con il vostro capo.>>
La donna la scrutó socchiudendo gli occhi come a cercare la verità nei suoi e Calien, che le aveva risposto, sostenne il suo sguardo sospettoso.
<<Venite con me.>>
Disse infine distendendo i muscoli del viso. Il gruppo seguì l' anziana dentro la grotta, nel buio profondo. La donna accese una torcia con una pietra focaia e li condusse su per delle strette scale intagliate nella roccia. Sopra vi era un lungo corridoio, ai lati vi erano varie porte di corteccia d' albero.
Attaccati alle pareti vi erano piccoli pezzi di metallo splendente, in essi erano disegnati strani ghirigori. Il corridoio sbucó in una grande stanza, essa però non sembrava esser stata intagliata, ma aveva più le sembianze di una grotta naturale. Al centro, simile alla scultura di una piazza, una lastra illuminava tutto lo spiazzo; era di metallo ed era inciso con gli stessi motivi dei pezzetti luminosi nel corridoio.
Cetaanir ricordò di aver disegnato quella lastra che era in realtà uno scudo, ma non riuscì a collegarlo ad un viso.
Cador si avvicinò allo scudo e lo sfiorò con i polpastrelli delle dita. In essi rimase l'ombra di quella luce per qualche istante, poi svaní nella carne.
L' anziana continuò ad avanzare in uno dei tanti corridoi che si affacciavano alla piazza. Questo era identico al precedente e Cetaanir si chiese se la donna li stesse ingannando. Infine giunsero ad un' altra piazza, più piccola dell' altra, svoltarono nuovamente a destra a si trovarono in una stanza. Al centro vi era un grosso tavolo di legno e in un angolo un camino con una piccola finestra a fianco.
<<Llyr sarà qui a breve.>>
La donna si volse verso la porta da cui erano entrati e sparì nella penombra.
I quattro ragazzi si sparsero nella stanza guardandosi attorno.
Cetaanir si avvicinò alla finestra.
Da essa proveniva una tenue folata di vento fresco e la sua pelle al contatto si accappotó in un inaspettato reazione di godimento. Fuori, oltre l' apertura, si stendeva la foresta da cui erano arrivati. Quando l' aveva osservata da là, l' enorme roccia non sembrava contenesse una città intera.
Dei passi pesanti li avvisarono dell' arrivo di più persone.

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