Capitolo 11

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Calien la invitò a sedersi vicino a lei con un movimento della mano su una sedia.
In poco i posti vennero occupati dalle persone che entravano nella stanza da varie porte.
Davanti a lei si era seduta la ragazza dalla lunga treccia, Miriel e Naira, la bambina cieca.
<<Scusa, non ho capito come ti chiami>>
La ragazza con la cicatrice a forma di luna nella faccia le rispose:
<<Dana>>
<<Questo pomeriggio ti ho chiesto dove mi stavi portando e tu mi hai detto che questo luogo vi serve per nascondervi, da cosa? >>
Naira si voltò verso di lei.
<<Non è bene parlare di certe cose durante i pasti. Ci sarà il tempo per farlo più tardi.>>
Cetaanir restò interdetta dalla risposta della bambina, ma seguì il suo consiglio e per tutto il resto della cena ascoltò i discorsi futili delle giovani attorno a lei.
Quando tutti ebbero finito di mangiare si alzarono e sistemarono la sala.
Naira le chiese di poterle parlare, così si distanziarono dagli altri passando per un lungo corridoio buio. La bambina teneva con una mano il gomito destro della ragazza per orientarsi e camminare dritta.
<<Se posso sapere, vorrei mi dicessi perché sei qui.>>
<<Non lo so di preciso, mia madre ha detto che qualcuno mi stava cercando e mi ha spinto dentro un mio disegno.>>
<<Come hai fatto a oltrepassarlo?>>
<<Col sangue.>>
<<Io non sono che una bambina, per giunta cieca, ma ci sono cose di questo mondo che ho capito e che forse tu non sai. Da sempre abbiamo intuito la tua esistenza e la stretta correlazione che la nostra ha con la tua. Per molti tu eri un' essere sconosciuto da ignorare, per alcuni una dea da adorare, per altri una creatrice cattiva che da vita senza pensare alle conseguenze.>>
Mai aveva pensato a se stessa come una sorta di dea creatrice.
<<E tu come mi vedi? >>
<<Io vedo una ragazza all'apparenza normale, timida e inesperta, inconsapevole di se stessa e del mondo che la circonda. Ma il punto non è come io o Dana o Nuala ti immaginiamo. Noi, anche se volessimo cambiarti, non potremmo farlo. Il viaggio in cui tua madre ti ha dovuto catapultare è molto più grande di quanto sembri.>>
Naira frenó il suo discorso bruscamente. Cetaanir la fissò continuando a camminare. Il viso era incorniciato da capelli scuri e mossi che le coprivano spesso gli occhi bianchi e grandi. La luna, la sua firma, era una cicatrice al centro del collo.
<<Cosa farai adesso? >>
<<Non ci ho ancora pensato. Non so bene da chi mi devo nascondere, ha l'aspetto di un ombra scura.>> il solo pensiero le fece venire i brividi sulla pelle.
<<Si, so che essere è, ma nascondersi è saggio?>>
<<C'è un modo per batterla? Non so nemmeno cosa vuole da me. Vorrei tornare indietro, a casa mia, da mia madre, ma non so come.>>
Avanzando nelle varie stanze, senza che Cetaanir prestasse attenzione al percorso fatto, arrivarono ad un secondo giardino interno. Al centro, un cerchio di sassi conteneva un fuoco. Questo era alimentato da un uomo alto e massiccio che raccoglieva la legna da un mucchio all'angolo del giardino.
Naira si staccò dal suo braccio e si agganció a quello di Miriel.
Cetaanir quindi andò a sedersi su un lungo tronco vicino al fuoco sopra cui stava il suo ritratto.
<<Cosa fate di solito durante questi ritrovi di fine cena? >>
<<Conversiamo, raccontiamo e ci facciamo gli scherzi.>>
Tra di loro caló un silenzio imbarazzante, o almeno, così lo percepí Cetaanir.
<<Vorrei chiederti come mai in pochi giorni e così improvvisamente hai creato così tanti giovani>>
Calien la guardò in faccia col sorriso nascosto dietro agli occhi.
Cetaanir invece sentì le sue guance arrossire, per evitare di rispondere fece a sua volta una domanda.
<<Come fate a sapere dove nasceranno? I luoghi sono tanti, ma li vedo tutti qui.>>
Infatti, dall' altra parte del focolare un gruppetto di ragazzi parlottavano tra di loro.
<<Quando qualcuno nasce, scende un fascio di colore dal cielo e dove cade sulla terra una luce impedisce di vedere finché non si affievolisce e mostra il neonato. Con i luoghi è un' pó diverso, una forte luce prende tutto il confine e anche il cielo. In realtà non si sa di preciso, perché se qualcuno la guardasse si accecherebbe.>>
<<Così è diventata cieca Naira?>>
<<No, lei è così perché tu l'hai creata in quel modo.>>
Il suo sguardo si fece più intenso e Cetaanir abbassò gli occhi.
<<Comunque, non tutti i ragazzi si trovano qui, abbiamo visto alcune scie di colore oltre i nostri confini.>>
<<In che senso "fascia di colore"?>>
<<Berath racconta di esser salita su di un albero durante una nascita e di aver toccato il fascio di colore. Quando è tornata, oltre ad avere una nuova compagna, la sua mano era tinta di svariati colori in movimento. Non so come descrivertelo, sembrava acqua colorata che si mescolava ed era uno strato sottilissimo sopra la sua pelle. Non è andato via per molto e si è presa svariate sgridate per ciò che ha fatto. Avrebbe potuto manomettere la nascita con il suo comportamento incosciente.>>
<<Quali sono i vostri confini?>>
<<Sono i luoghi sereni, toccati spesso dalla luce. Sono molto più vasti degli altri, ma noi non riusciamo a tenerli tutti sotto controllo e spesso vengono attaccati da esseri malvagi, oppure essi attraversano i confini e noi non riusciamo ad evitarlo.>>
<<Chi sono?>>
<<Forse a questa domanda dovresti rispondere tu.>>
Cetaanir non poté trattenere una smorfia.
<<Io ho una teoria e il modo in cui tu ci crei può essere un' ulteriore dato che la dimostra. Quando disegni, quando ci dai forma, tu provi emozioni. Secondo me, ognuno di noi proviene da una tua emozione, da un desiderio o da una paura.
Io credo che una volta qui, continuiamo a simboleggiare quella tua sensazione che ci ha fatto nascere. Può essere una teoria sensata?>>
<<Credo che tu abbia spiegato alcune cose, che io non riuscivo a capire. Finito un disegno, non riesco a evitare di piangere.>>
<<Io...>>
Calien non riuscì a continuare il discorso, Nuala iniziò ad incitare tutti ad andare a dormire. Non avrebbe mai pensato avesse una voce tanto forte.
Subito i ragazzi dispersi per il giardino si avviarono per i corridoi e un violino iniziò a suonare una melodia.
<<Aspetta Calien, finisci il discorso.>>
<<Sarebbe troppo lungo, è meglio andare a dormire.>>
Calien la condusse in una stanza; lì un cumulo rialzato di paglia stracci e foglie le avrebbero fatto da letto.
La notte scorreva, ma Cetaanir non riusciva a prendere sonno. La melodia del violino le aveva fatto compagnia per vari minuti, ma poi si era fermata. Seduta sul suo giaciglio, guardava la luna. Sapeva e intravedeva una donna rinchiusa nella sua faccia. Quando l' aveva disegnata, se l' era immaginata sofferente mentre osservava la figlia sulla terra dormire.

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