Capitolo 16

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I muscoli della schiena si tendono ed un fascio freddo di fremiti la percorrono in tutta la sua lunghezza.
I sensi attenti cercano di percepire qualsiasi indizio.
Il rumore di passi giunse da dietro e i suoi occhi colsero nella penombra della notte la figura familiare.
<<Calien! M-mi hai spaventata!>>
Balbettó alzandosi.
<<Scusa Cetaanir, faccio la guardia. Non riesci a dormire?>>
<<No. Ti faccio compagnia, magari mi stanco e poi riesco a riposare...>>
Calien accennó un assenso con la testa, si sedette vicino a lei e per vari minuti nessuna delle due parlò.
<<Qualche sera fa, ad Alyon, ti stavo per dire una cosa, ma poi non ho avuto modo e tempo di farlo.>>
Calien la fissò ed ancora una volta, Cetaanir si stupì della loro somiglianza fisica.
<<Tutti qui, in questo mondo, dalla nascita, mantengono le loro sembianze. Ciò vuol dire che non sono soggetti a vecchiaia o a cambiamenti fisici, cioè, se si feriscono rimane il segno e la cicatrice della ferita, ma per il resto non si formano rughe nella pelle o altri mutamenti importanti.
Tutti, tranne me.>>
Con lo sguardo basso, Calien parlava lentamente dando varie pause al suo discorso e tracciando il terreno con un ramoscello.
<<Per molto mi sono domanda perché avvenisse e perché solo io tra tutti ne ero soggetta.
E quando mi hanno detto di te, ho iniziato a capire e vi sono corsa incontro.>>
<<Hai scoperto il motivo quindi?>>
Il modo di raccontare di Calien portava Cetaanir ad una curiosità frenetica, ad un desiderio di comprensione irreprimibile.
<<Ho una teoria, ma per essere più sicura che sia veritiera devo farti una domanda: cosa pensavi, o perché, mi hai disegnata?>>
I suoi occhi si puntarono in quelli di Cetaanir.
<<Io non disegno per un motivo particolare, è istintivo, naturale, per me farlo. Un giorno mi sono vista nel riflesso della finestra, mi sono guardata allo specchio e ho voluto imprimere la mia immagine in un foglio.
In realtà, dopo aver fatto il mio ritratto, l'ho chiuso in un cassetto e credo di non averlo più guardato.>>
La sua interlocutrice non sembrò affatto offesa dalla sua confessione, anzi, ne era entusiasta.
<<La mia teoria ha più senso di prima!>>
Senza rivolgersi a lei direttamente, Calien iniziò a farfugliare qualcosa. Cambiando tono ed espressione dava forma ad un colloquio con se stessa in cui Cetaanir era completamente tagliata fuori. Passava ad esclamare "ma si certo! " con la gioia negli occhi ed ampi movimenti, a dire "tutto questo non ha senso " avvilita e rannicchiata su se stessa per lo sconforto.
Infine Cetaanir la interruppe.
<<Forse, senza intenzione, creandomi come tua copia hai immesso in me anche il potere di cambiare col tempo esattamente come tu ti modifichi. Se no ora non saremmo così identiche.
Io sono nata già da sei anni e>>
<<Hai sei anni?!?>>
La interruppe bruscamente la giovane semi dea.
<<Fai piano o sveglierai gli altri. Si, sono una delle più vecchie. Anche più vecchia di Stereen.>>
Si vantó lei.<<Comunque dicevo... ho perso il filo del discorso...All' inizio io avevo timore anche solo a guardarti. Insomma, essere l'immagine sputata della mia dea mi metteva sotto pressione. Sicuramente ne ero felice, mi sento onorata e fortunata, ma all' inizio avevo una diversa idea di te.>>
Cetaanir la osservò mentre il suo viso si irrigidiva di disagio e per la prima volta sentì di essere legata a lei. Non solo e non più dal naturale legame che si crea tra creatore e creazione, ma da un filo fondato dall' affetto. Un affetto non qualsiasi, arricchito dalla gratitudine e dalla seconda gioia nell' essere lì: conoscere ed essere parte delle proprie creazioni. Molto diverso dal mondo che conosceva o, meglio dire, non conosceva. Segregata nella sua casetta azzurra, non era mai stata a stretto contatto con qualcuno. Nonostante il desiderio di uscire e vedere tutto ciò che circondava casa sua, la paura e i suoi genitori glielo avevano proibito.
<<Io non so da dove vengo veramente. All' età di otto anni i miei genitori mi fecero disegnare una casetta ed insieme ci buttammo dentro il foglio. Avevo disegnato la casa solo esteriormente, blu con tanti alberi attorno. In realtà, dentro era piena di stanze e oggetti. Alcuni me li ero immaginati, credo di ricordare, ma non tutti. Voi allo stesso modo siete come tante casette blu. Secondo te, e anche io lo credo, voi siete il frutto delle mie emozioni, non solo delle mie creazioni artistiche. Dentro di voi però vi sono le vostre esperienze, i pensieri che avete maturato e le vostre emozioni che non comprendono solo quelle per cui siete nati. Siete un progetto che si è formato da sé.
Io non sono una dea. Magari dal mondo in cui provengo veramente tutti hanno la mia capacità o altre capacità altrettanto glorificanti.
So solo che oggi è morta una ragazza per me e...>>
Si interruppe.
<<Si muore in questo mondo?>>
Calien rimase interdetta dalla domanda siccome dava per scontato che chi, volente o nolente, ha creato un mondo, certe cose le sappia.
<<In realtà, non lo sappiamo. I corpi non si decompongono però.>>
Cetaanir ci rifletté per un po', poi continuò il discorso.
<<So solo che oggi è morta una ragazza per difendermi e io non ho potuto fare nulla, non ho avuto il coraggio nemmeno di respirare e ho colpito Morwen solo per puro caso. Voglio fare di più. Voglio aiutare, non essere un peso.>>
Gli occhi le pizzicarono, le lacrime spingevano per uscire ed era sicura di esser diventata rossa in volto, si girò lo stesso per fissare intensamente Calien.
Lei le rispose con brevi e ripetuti movimenti del capo e abbassando lo sguardo pensosa.
Se c' era risposta al suo volere, Cetaanir era sicura che Calien l'avrebbe aiutata a trovarla.

***

I raggi del sole si facevano spazio tra la boscaglia bucando le ombre di ristretti fasci di luce.
Cetaanir amava osservare la bellezza della natura che si presentava variegata e ricchissima di colori e forme.
<<Ragionavo su ciò che mi hai detto ieri notte>>
Le si rivolse improvvisamente Calien attirando la sua attenzione.
<<E pensavo che forse, cambiando i materiali con cui disegnavi, possiamo far in modo che ciò che disegni non si crei in un altro mondo, ma qui dove siamo. Perché secondo me è questo che potrebbe davvero aiutarci, che ti renderebbe estremamente potente anche in battaglia o in qualsiasi caso di bisogno.>>
Cador e Dana si voltarono ascoltando attentamente le sue parole.
<<Tipo cambiando le matite o i pennelli?>>
Si intromise l' uomo.
<<Ho sempre disegnato con qualsiasi cosa. Con pennelli, pennarelli, matite, pastelli, carboncini, sassi, pastelli a cera, inchiostro, china, colori a dito, gessetti...>>
<<Allora forse potresti cambiare il materiale su cui disegnavi.>>La interruppe Calien. <<L' hai sempre fatto su fogli, no?>>
<<Si, anche sulle pietre.>>
Per vari secondi le loro quattro menti convertirono sullo stesso argomento silenziosamente.
<<Magari potresti provare sulla stoffa.>> provò a suggerire Calien.
Cetaanir frugó nelle tasche e anche i suoi compagni iniziarono a cercare senza risultati soddisfacenti.
Eppure ho sempre qualcosa con me per scrivere.
Di colpo un' idea la fulminó.
Che stupida a non averci pensato prima.
Scostó la manica lunga della maglia e scoprì il bracciale di cuoio che le aveva fabbricato la madre; lì, incastonata, la sua fedelissima e amata matita.
Con un esclamazione di appagamento e un movimento ampio e teatrale, estrasse la matita e si avvicinò a Cador.
Disegnò la prima cosa che le venne in mente nella maglia di stoffa del compagno.
Non successe nulla.
<<Credo tu abbia appena creato un nuovo mondo nella mia maglia.>>
Scherzó Cador. Calien seguì le sue parole con una leggera risata, tutti ricominciarono a camminare ed a pensare.
<<La carta deriva dal legno quindi credo sia inutile anche solo provare, però magari con un altro materiale... magari un metallo tipo l' oro o il ferro, oppure il vetro>>
<<Uno specchio?>> le parlò sopra Dana.
<<Si!>> esclamò entusiasta Calien, ma subito tutta la sua eccitazione scomparve e il suo viso si irrigidí.
In un batter di ciglia Cetaanir si ritrovò accerchiata dai suoi compagni.
Cador tendeva la corda del suo arco, Dana aveva estratto due pugnali e Calien puntava la balestra verso gli alberi.
Un rumore lontano nella boscaglia arrivò alle loro orecchie. Poi nulla.
Per molti secondi il silenzio si fece spazio nella foresta.
Troppo silenzio.
Un altro rumore molto più vicino risuonó.
Il suo eco rimbalzó nella corteccia cerebrale della testa della non-dea confondendosi col veloce battito del suo cuore.
Sapeva però che fuori il silenzio regnava.
Così lo sentivano i suoi compagni, addestrati a non farsi prendere dalle emozioni.
Anche il vento sembrava essersi fermato per lasciare spazio a ciò che stava per succedere.
Un rumore. Poi un' altro, più vicino.
Improvvisamente il suo cuore si bloccò, i respiri di tutti si bloccarono e i secondi sembrarono allungarsi e dilatarsi.
Una figura scura si staglió tra gli alberi per poi nascondersi subito dietro un tronco.
Lo rividero poco dopo tra il fogliame davanti a Cador. Ancora nessuno osava fiatare.
La figura scomparse ancora una volta e la ritrovarono molto più vicino. Ora non poteva più nascondersi.
Si fermò.
Ed avanzò.
Le braccia lungo i fianchi, il busto ritto e la faccia indefinibile nell' ombra.
<<Chi sei?>>
Urlò Cador.
Alla domanda il ragazzo si bloccò sorpreso, poi riprese a camminare lentamente verso di loro.
Quando fu a poco più di cinque metri si fermò. I suoi occhi scrutarono da capo a piedi Cador, ma poi subito si fosilizzarono su una delle tre ragazze.
Dana abbassò i pugnali e si avvicinò a lui.
I due si fissavano eppure dentro di loro sembrava in atto una guerra sanguinosa e struggente.
Gli altri tre si guardarono senza capire abbassando momentaneamente la guardia.
<<Lo conosci?>>

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Spazio Autrice

Buon giorno/ buona sera a tutti!
Ho capito con questo capitolo che proprio non riesco a farcela: i capitoli mi vengono lunghi e pochissimo inerenti a quello che penso voglio scriverci all' inizio.
Fa lo stesso. Questo capitolo mi piace quindi amen.
Niente, potevo evitare questo spazio autrice, ma volevo farvi partecipi del mio struggimento interiore.
XD
Ciao e bacioni... al prossimo capitolo!!

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