"Harold Edward Styles?"

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Harry arrivò con fatica a casa, corse per le scale, rischiando di cadere rovinosamente e rompersi qualcosa almeno un paio di volte, poi si chiuse nella sua stanza.
Aprì l'armadio e guardò il suo riflesso sullo specchio: aveva un taglio in fronte dal quale il sangue colava fino al collo, un occhio pesto, il naso sanguinante e un labbro spaccato.
"Cazzo." Imprecò ad alta voce tirando un pugno al muro per quanto le sue poche forze glielo permisero.
Scoppiò in un un pianto isterico e ignorò la voce dei suoi familiari che lo chiamavano e bussavano alla porta.
Si accasciò contro il muro e portò le ginocchia al petto, cercando di farsi il più piccolo possibile nella speranza di sparire.

Louis rimase seduto su quella panchina per più di un'ora, fissando il vuoto.
Miliardi di pensieri affollavano la sua mente e lui non riusciva proprio a trovare un senso a tutta quella situazione.
Quando si scosse da quello stato di trance, scattò in piedi e, preso dalla rabbia, lanciò un urlò e diede un pugno ad un albero lì vicino, facendosi sanguinare la mano. Si buttò a sedere sull'erba e, mettendosi le mani sul viso, iniziò a piangere.

Il mattino seguente, Harry si svegliò nel suo letto con un dolore terribile ad un fianco.
Non ricordava di essersi messo a dormire... In realtà non ricordava quasi nulla.
Uscì dalla sua stanza ed entrò in bagno.
Non appena vide la sua faccia nello specchio una serie di immagini gli passarono davanti agli occhi: il parco, i ragazzi dell'ultimo anno, i pugni, i calci, il sapore del sangue e  Louis. Louis.
Che cazzo aveva combinato?
Rivide se stesso urlare e poi correre via.
"Oh Dio. Ho fatto un casino." Pensò spalancando l'occhio sano.
L'altro era completamente nero, così come altre zone della sua faccia che erano livide allo stesso modo.
Uscì dal bagno e si imbatté in sua sorella.
-Buong... HARRY CHE CAZZO È SUCCESSO?!- strillò Gemma terrorizzata, vedendolo in quello stato.
-Niente Gem, sono.. Caduto.-
-Ma che dici? Da dove sei caduto?- chiese lei.
-Dal motorino...-
-Harry, non prendermi per il culo.-
-Ti prego Gem, aiutami con mamma e Robin.- La supplicò lui.
-Ti aiuto quanto ti pare, ma poi tu mi spieghi che è successo e andiamo all'ospedale.- Rispose lei ferrea.
-Ma..- Provò a protestare Harry.
-Non si discute.- Tagliò corto lei e poi scesero in cucina.
Anne ebbe quasi un infarto quando Harry entrò in cucina. Iniziò a balbettare frasi senza senso e a toccare il viso del figlio che cercava in vano di tranquillizzarla.
-Mamma, Harry è caduto dal motorino di un amico. Non è niente, ma adesso lo porto a fare un controllo.- Disse Gemma, prendendo Harry per la maglietta e tirandolo verso l'uscita, senza dare alla madre il tempo di realizzare che l'unico amico di Harry era Louis.
E Louis non aveva il motorino.

Arrivarono all'ospedale poco dopo.
Li fecero entrare subito, visto che Harry non aveva proprio un bell'aspetto.
Lo fecero accomodare su un lettino e, mentre lui stava iniziando a lamentarsi con Gemma perché secondo lui non c'era alcun bisogno di fare un controllo, un medico entrò.
-Harold Edward Styles?- Chiese sorridendo e leggendo da una cartellina.
-Harry.- Rispose lui, storcendo il naso e fulminando Gemma che ridacchiava.
Nessuno lo chiamava mai né con il suo nome completo né Harold, nessuno. Solo Louis quando erano più piccoli.
-Allora... Qui c'è scritto che sei caduto dal motorino.- Disse il dottore, squadrandolo.
Harry non rispose, ma contrasse la mascella.
-Dopo vent'anni che faccio questo lavoro posso dirti che credo sia un'emerita cavolata? Per non dire cose peggiori.- Gli chiese l'uomo sorridendo.
Senza aspettare una risposta iniziò a esaminare il volto di Harry.
-Hai disinfettato i tagli, almeno?-
-No.- Rispose.
-Perché no?-
-Ero.. Troppo sconvolto per pensare ai tagli.-
Harry aggrottò la fronte al contatto con il disinfettante che gli faceva bruciare le ferite in modo terribile e si lamentò un po'.
Il medico invece rimase in silenzio mentre gli puliva le ferite.
-Li conoscevi?- Chiese poi.
Harry, ovviamente, aveva capito a chi si riferiva e decise di non fingere.
-Erano dei ragazzi dell'ultimo anno della mia scuola.- Disse.
-Sappi che puoi scegliere tranquillamente di non rispondere alle mie domande.-
Harry annuì, preparandosi mentalmente alla domanda seguente: era facile immaginare quale sarebbe stata.
-Perché ti hanno pestato?-
Harry fissò il muro per qualche secondo, poi si voltò e guardò il dottore negli occhi.
-Perché sono gay.- Disse poi, abbassando lo sguardo.
Il dottore rimase un attimo scioccato, poi però si riprese e rientrò nel suo ruolo.
-Devo chiederti di spogliarti, Harry. Devo controllare che sia tutto apposto. Senti dolore da qualche parte?-
-Qui.- Rispose Harry indicando il suo fianco destro.
-D'accordo. Puoi lasciare i boxer.-
Harry iniziò a spogliarsi, togliendosi la maglietta e rimanendo con i pantaloni, poi si voltò verso sua sorella, trovandola in lacrime.
-Gem..-
-È tutto ok, Harry, davvero.- Disse lei, asciugandosi le lacrime.
Harry le andò vicino e la abbracciò.
Gemma poggiò la testa sul suo petto nudo, singhiozzando.
Harry le accarezzò il capelli ripetutamente, mormorandole frasi dolci all'orecchio.
Gemma credeva che quella situazione fosse assurda: avrebbe dovuto essere lei a consolare Harry e, invece, stava accadendo l'esatto contrario. Nonostante questo, non riuscì a calmarsi, anzi, i singhiozzi di fecero più frequenti.
Gli avevano fatto del male. Avevano fatto del male al suo fratellino e lei non aveva potuto fare niente per proteggerlo.

It was always you.|Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora