"I'm with you."

439 22 4
                                    

*Spazio autrice*
Eccomi qua! Finalmente sono riuscita a scrivere questo capitolo. Perdonatemi se ci ho messo tanto, ma tra gli impegni scolastici e i fatti degli ultimi giorni che mi hanno scossa non poco, non ho avuto un attimo di tempo.
Comunque, non sto a dilungarmi troppo, godetevi il capitolo, vi mando un bacio!




Louis si cambiò la camicia macchiata di sangue e, nonostante la temperatura fosse gradevole, si mise un maglione pesante per coprire bene i segni che la sua crisi aveva lasciato.
Uscì di casa e si incamminò, ignorando il caldo e il sudore che iniziò ad imperlargli la fronte e le persone che lo guardavano storto a causa del suo abbigliamento un po' fuori luogo e per il suo terribile aspetto. Infatti, Louis sembrava uscito da un qualche racconto horror: le occhiaie pesantissime che gli contornavano gli occhi gonfi e arrossati e i capelli spettinati bastavano per dargli un'aria a due poco grottesca.
Camminò lentamente fino all'ospedale e, una volta entrato, chiese ad un'infermiera dove fosse il dottore che lo stava aspettando.
La donna, con voce acida, gli spiegò che sarebbe dovuto arrivare al quinto piano per poi prendere il corridoio a destra e trovare la stanza subito a destra.
Louis sbuffò, irritato dal dover fare cinque piani di scale ed iniziò a salirle. Quando fu al terzo piano iniziò a sentirsi esausto e dovette appoggiarsi al corrimano per riprendere fiato. Un uomo, vedendolo, si fermò, preoccupato.
-Le serve una mano?- Chiese.
Louis scosse energicamente la testa, fece un respiro profondo e ricominciò a salire, nonostante la sua testa stesse iniziando a girare vorticosamente.
Arrivò con fatica al quinto piano e bussò alla porta indicatagli dall'infermiera.
-Avanti.- Esclamò una voce dall'interno e Louis entrò, trovando sua madre, seduta di fronte ad una scrivania, dietro la quale si trovavano il dottore che lo aveva visitato ed una dottoressa, all'apparenza molto giovane.
-Siediti, Louis.- Esclamò il medico, indicandogli la sedia vuota vicino a Johanna. Louis obbedì subito, ben felice di potersi riposare. Aveva ancora il fiato corto per lo sforzo fatto per salire le scale e si passò una mano tra i capelli, umidi per il sudore.
-Louis, lei è la dottoressa Wilde.- Il medico fece le presentazioni e la donna strinse la mano che Louis gli porse, titubante.
I volti dei due medici sembravano turbati, ma avevano l'aspetto di chi ha sempre tutto sotto controllo. La faccia di Johanna, invece, era una maschera di pura preoccupazione. Nessuno disse nulla e Louis, che si sentiva un pesce fuor d'acqua, iniziò ad innervosirsi.
-Allora.. Perché mi avete chiamato con tanta urgenza?- Chiese infine, rompendo il silenzio.
Il medico sospirò e iniziò a tamburellare nervosamente con le dita sulla scrivania.
-Vedi, Louis, dalle tue analisi è risultato qualcosa di strano. Beh, io non sono uno specialista, così ho chiamato la dottoressa Wilde, che non ha fatto altro che concordare con me sulla stranezza del tuo caso.- Iniziò l'uomo, con la fronte aggrottata, mentre Johanna si torceva ripetutamente le mani.
-Quindi? Cosa ho?- Chiese Louis, impaziente.
-Beh, credo che sia meglio che te lo spieghi lei.- Rispose il dottore, accennando con il capo alla donna al suo fianco, che sorrise lievemente a Louis.
-Allora, Louis, devo avvertirti: potresti avere un piccolo shock.- Esclamò la donna, ma Louis la interruppe.
-Se sto per morire ditemelo subito, senza troppi giri di parole, vi prego.- Sbottò.
-Non è così semplice e no, non stai per morire.- Rispose lei, fulminandolo con lo sguardo.
-Devi capire che per me è difficile comunicare una cosa così.. Anomala..- Continuò.
-Porca...- Louis iniziò a imprecare, ma la donna gli parlò sopra, interrompendolo.
-Le analisi hanno rilevato un livello anomalo di ormoni nel tuo sangue.- Esclamò.
-Cioè?! Sono eccitato?!- Chiese Louis, pensando che quella fosse davvero una teoria assurda. Da quando Harry non c'era più, non si era mai sentito attratto da nessuno né si era mai eccitato.
-Beh, quella potrebbe essere una conseguenza...- Continuò la dottoressa, girandosi tra le dita una ciocca di capelli.
-Le tue analisi non avrebbero niente di strano, se solo tu fossi.. Una donna.-
Louis rimase basito di fronte a quell'ultima affermazione che, davvero, non aveva alcun senso logico.
I presenti lo guardarono in volto, cercando di leggere la sua espressione e trovandoci soltanto una terribile confusione.
-Louis..-
-Insomma, mi volete dire cosa ho?!- Ringhiò Louis, esasperato.
-Aspetti un bambino.-

"Aspetti un bambino."
Quelle tre parole risuonavano da qualche minuto nella testa di Louis mentre nessuno aveva il coraggio di aprire bocca.
Aspettava un bambino. Non era possibile. Era scientificamente impossibile. Louis ne era certo. Forse era uno scherzo, ma le espressioni dei medici dicevano tutt'altro.
Louis, sconvolto, deglutì rumorosamente ed iniziò a mordersi un'unghia.
-Cosa..? Come è possibile?- Balbettò poi.
-Non lo so, Louis. Non avevo mai sentito parlare di casi simili al tuo e così mi sono documentata. Ci sono stati altri episodi, nella maggior parte dei quali il paziente ha deciso di abortire, ma altri hanno, beh.. Partorito. Con un taglio cesareo, ovviamente. Non si è ancora riusciti a trovare una spiegazione a tutto questo però.- Rispose la donna.
-Cosa.. Che devo fare?- Chiese Louis, mentre la sua mente gli urlava di andarsene e mettere fine alla sua vita una volta per tutte.
-La scelta è tua, Louis, nessuno può decidere al tuo posto. Puoi decidere di tenerlo e portare avanti la gravidanza, con tutti i rischi del caso, oppure puoi decidere di abortire. Hai un po' di tempo per fare la tua scelta ma, in caso tu decidessi di abortire, dovresti  farlo in fretta.-
-Perché?-
-Perché, se la scelta è quella, più il tempo passa e il bambino cresce, più diventa rischioso e soprattutto difficile perché beh, ti affezioneresti.- Spiegò la donna.
La mente di Louis era affollata da un vortice di parole che non accennava a smettere di girare: bambino, abortire, partorire, rischi, affezionarsi, bambino, bambino. Bambino.
-Non possiamo sapere come andrà la gravidanza, se deciderai di tenere il bambino. Sappi però che sei incinto di un mese o poco più. Sai chi è il padre?-
Louis annuì: chi altro poteva essere se non Harry?
La consapevolezza di ciò che quel fatto comportava lo investì violentemente come un treno in corsa: il bambino era di Harry. Una parte di Harry viveva ancora, dentro di lui. Louis si portò una mano sul ventre, ancora perfettamente piatto. Aveva avuto la convinzione che non gli fosse rimasto nulla di Harry e, invece, c'era un minuscolo Harry che viveva lì, al di sotto della sua mano. Come avrebbe potuto abortire? Sarebbe stato come uccidere definitivamente Harry, l'unico vero amore della sua vita, la sua unica ragione di vita, che credeva di aver perso e forse, invece, aveva appena ritrovato.

Louis era sdraiato sul divano e stava divorando una tavoletta di cioccolato, quando Johanna gli si sedette vicino e lo attirò dolcemente a sé, stringendoselo al petto.
-Tesoro..- Esordì la donna dopo pochi minuti.
-No, mamma. Ti prego, non sono ancora pronto a parlarne.- Rispose Louis, subito sulla difensiva.
-Non voglio darti ulteriori pesi, voglio solo che tu sappia che, qualunque cosa tu decida di fare, io ti sosterrò. Sono e sarò sempre con te. Se terrai il bambino, io ti aiuterò in ogni modo che mi sarà possibile, fino alla fine. Se deciderai di abortire..-
-Mamma, come posso farlo?!- Sbottò Louis, interrompendola e alzandosi per guardarla negli occhi per poi iniziare a piangere.
-Fare cosa?- Chiese lei, confusa.
-Come posso ucciderlo?!-
-Louis, sai che ci sono tanti rischi e tanti sacrifici da fare..-
-Mamma, tu non capisci! Come posso ucciderlo?! È l'unica "cosa" che mi rimane di Harry. È l'unico motivo che ho per continuare a vivere. Stavo cercando di uccidermi oggi, guarda!- Singhiozzò Louis, scoprendo il braccio, martoriato dai tagli.
Johanna spalancò gli occhi, sconvolta.
-Non credevo di avere più un motivo per continuare a vivere in questo schifo, senza Harry, ma invece adesso ho lui, o lei. Non posso farlo, non posso. Non posso uccidere il figlio che ho sempre sognato di avere con Harry, non posso.- Balbettò tra i singhiozzi, affondando il viso nel petto della madre, che lo accarezzò lentamente, cercando di calmarlo.
-Lo so, tesoro, ma devi pensare anche a ciò che è bene per la tua salute. Portare avanti la gravidanza comporterebbe tanti rischi, troppi forse. Pensaci.-
Louis pianse più forte. Sapeva perfettamente che sua madre aveva ragione, avrebbe anche potuto morire se non avesse abortito. C'erano troppi rischi, era evidente e questa consapevolezza lo fece disperare terribilmente anche se, dentro di lui, sapeva quale fosse la cosa giusta da fare e, per quanto fosse difficile, aveva già preso la sua decisione.

It was always you.|Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora