"Oh, baby let me love you, goodbye."

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Harry se ne stava seduto sul pavimento della sua camera, senza fare nulla.
Quando sentì la porta di casa aprirsi, pregò che non fosse Gemma, perché a lei non avrebbe mai potuto nascondere nulla.
Era sempre stato così e lo sarebbe stato per tutta la vita.
Incrociò le dita, sperando che fosse Anne, o Robin.
-Harry?-
La voce di Gemma risuonò chiara e forte dal piano di sotto.
-Merda.- Imprecò Harry, abbastanza forte perché Gemma potesse sentirlo.
Pochi secondi dopo infatti, la sorella entrò nella stanza.
-Harry? Che ci fai seduto sul pavimento? E che è successo?- Chiese subito, notando i suoi occhi, gonfi di lacrime.
-Louis se ne va.- Rispose lui, alzandosi e passandosi le mani sulle guance per asciugarle.
-Cosa? Dove?- Domandò lei.
-Non lo so.-
-Quando?-
-Non lo so.-
-Per quanto tempo?-
-NON LO SO, CAZZO!- Urlò Harry.
Non sapeva niente.
Non sapeva dove sarebbe andato Louis.
Non sapeva quando sarebbe partito.
Non sapeva per quanto tempo sarebbe stato via.
Non sapeva quando, né se sarebbe tornato.
-Calmati. Harry, calmati!- Gemma cercò di tranquillizzarlo, ma era come cercare di fermare un fiume in piena che spazza via gli argini.
Harry si dimenò quando lei cercò di stringerlo, spazzando via ogni suo tentativo di farlo ragionare.
-Harry, perché non riesci a pensare razionalmente per un attimo?-
Quella domanda mandò Harry fuori di sé.
-PERCHÉ LO AMO!- Urlò, mentre il suo muro difensivo crollava, e si sentì subito strano.
Nonostante, dentro si sé, lo sapesse da sempre, dirlo ad alta voce e ammetterlo era tutta un'altra questione.
-Lo so, Harry, lo so!- Gemma lo abbracciò e lui, finalmente, si lasciò andare contro il suo petto.
-Ci ho provato, Gem. Ho provato a dirgli che non cambierà niente se se ne andrà.- Singhiozzò lui.
-Riprova.- Rispose lei dopo un po'.
-Come?- Chiese Harry, stupito
-Non hai niente da perdere. Riprova. Vai da lui e digli tutto. Tutto.-
-Ma non so quando parte..- Disse Harry.
-Harry, con l'insicurezza non andrai da nessuna parte. Se te ne stai qui a pensare a quello che potresti fare, lui partirà e tu lo perderai. Non lasciarlo andare.-

Riscosso dalle parole di sua sorella, Harry si lanciò fuori casa sua, diretto verso quella di Louis.
Corse a perdifiato e, una volta lì, iniziò a suonare il campanello ripetutamente.
Nessuno gli aprì quindi, dopo aver imprecato e dopo aver dato un calcio alla porta, ricominciò a correre, stavolta verso la fermata della corriera più vicina.

Louis si chiuse la porta di casa alle spalle e si diresse lentamente verso la fermata della corriera lì vicino.
Mentre camminava e si guardava intorno, venne assalito dai ricordi e ognuno di essi lo riportava a Harry.
Su quella strada lo aveva aiutato ad imparare ad andare in bicicletta quando il riccio aveva sei anni o poco più.
"Ho paura, Lou." Gli aveva confessato con le manine strette sui manubri e la fronte corrucciata per la concentrazione e la paura.
"Ti fidi di me?" Gli aveva chiesto lui, guardandolo negli occhi.
Harry lo aveva fissato a sua volta negli occhi e aveva pensato, per la prima volta, che erano dello stesso colore dell'oceano.
"Sì." Aveva risposto poi, timidamente.
Louis aveva sorriso, abbracciandolo e incoraggiandolo.
Nonostante questo, pochi minuti dopo aveva dovuto medicargli il ginocchio e i gomiti e consolarlo a lungo, dopo che lui era caduto rovinosamente a terra.
Lo aveva sempre protetto e si era ripromesso tante volte che lo avrebbe sempre fatto, che non lo avrebbe mai lasciato solo.
Ora invece, era proprio quello che stava facendo.
Lo stava abbandonando a se stesso, alle sue paure, alle sue emozioni, solo perché aveva troppa paura di ammettere quello che provava.
Gli aveva detto che sarebbe partito per non ferirlo, ma la verità era che partiva perché aveva paura.
Aveva paura di innamorarsi di Harry veramente.
Aveva paura che lui lo avrebbe lasciato un giorno, stufo del suo carattere e delle sue paranoie.
Aveva paura di amarlo.
Si sentì un vigliacco quando apprese le vere motivazioni della sua scelta.
Arrivato alla fermata, si guardò indietro, come se fosse indeciso su cosa fare.
Intanto, il veicolo arrivò e il conducente si fermò, aspettando che Louis salisse.
Lui, però, tentennò ancora.
Non poteva andarsene: quel posto era casa. Quel posto era Harry.
Gli parve perfino di vederlo arrivare di corsa alla fine della strada e fu proprio quella visione a convincerlo a partire.
Stava impazzendo, aveva le allucinazioni. Doveva andarsene.
Così salì, salutando cordialmente l'uomo al volante, lasciandosi dietro una vita intera. Lasciandosi dietro la sua casa. Lasciandosi dietro Harry.

Harry arrivò appena in tempo per vedere Louis salire sulla corriera.
Maledisse più volte quel veicolo che gli stava portando via la sua unica ragione di vita.
Maledisse Louis che lo stava lasciando in quel modo.
Maledisse se stesso per l'amore che provava per lui.
Maledisse il fatto che non lo aveva neanche salutato per bene.
Maledisse il mondo.
Se la prese con chiunque, con qualunque persona o cosa gli venisse in mente.
Dopo aver imprecato a lungo, in mezzo alla strada, si sedette, stremato, sul marciapiede.
Avrebbe solo voluto che Louis gli avesse permesso di amarlo, o che almeno gli avesse permesso di dirgli addio.
La consapevolezza che quello era un addio lo colpì all'improvviso.
Con il capo rivolto verso terra e i ricci che gli ricadevano sul viso, pianse, consapevole che quel pianto sarebbe stato solo I dei tanti che sarebbe venuti dopo.
Quello era solo l'inizio.

It was always you.|Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora