"If I could fly, I'd be coming right back home to you."

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Il mese successivo passò molto in fretta.
Harry e Louis trascorsero insieme ogni minuto possibile, gustando e assaporando appieno ogni singolo attimo.
Si persero l'uno nell'altro e si amarono come mai prima di allora, forse proprio perché consapevoli del fatto che presto sarebbero stati separati di nuovo.
Cantarono insieme la canzone che Louis aveva scritto e rimasero entrambi incantati da quanto perfette suonassero le loro voci insieme.

7 giugno 1942
Il maledetto giorno della partenza di Louis era arrivato ed Harry si era ritrovato a fissarlo mentre se ne andava via di nuovo su quella dannata auto dell'esercito.
Si era svegliato stretto tra le sue braccia, quella mattina, ma aveva dovuto lasciarle troppo presto.
Era riuscito a trattenere le lacrime mentre Louis gli prometteva che sarebbe tornato, che quella non era la fine e che gli avrebbe scritto il più spesso possibile.
Però, quando Louis aveva premuto le labbra sulle sue, una lacrima era scivolata via dal suo occhio e Louis l'aveva raccolta poi con un bacio.

Harry era profondamente convinto di essere abituato a dire addio ormai, ma non poteva negare che ogni volta facesse davvero troppo male.

Una settimana dopo la partenza di Louis, Harry ricevette una sua lettera.

"Harry,
Sto bene e puoi stare tranquillo: mi hanno mandato in un campo di addestramento a Southampton.
Sono un tenente ora, ma solo ufficialmente: non ho tanti poteri in realtà. Devo controllare le nuove reclute ed è piuttosto divertente. Però cerco di non fare troppo lo stronzo, non voglio rovinare l'esistenza a nessuno.
Sembra che vogliano farmi riprendere per bene prima di rimandarmi in battaglia. Non mi sarei mai aspettato tutto questa clemenza.
Sento già la tua mancanza che mi lacera dall'interno.
Ti amo.
Tuo, Louis."

A quella lettera seguirono altre, senza interruzione.
Louis scriveva raccontandogli le sue giornate e del colonnello che odiava e ogni stupidaggine che gli passasse in testa, ma era tutto quello di cui Harry aveva bisogno per sapere che stava bene e per partecipare almeno un po' alla sua vita.
Harry gli rispondeva sempre, anche se non aveva mai molto da raccontare, visto che le sue giornate erano monotone e si susseguivano con lentezza esasperante.

L'estate passò in fretta e così anche l'autunno e arrivò il compleanno di Louis che, come regalo da parte del suo colonnello, ricevette il turno di sorveglianza di notte.
"Un calcio in culo sarebbe stato più gradito."
Scrisse in una lettera ad Harry.
Arrivò l'anno nuovo e poi il compleanno di Harry, che venne festeggiato tranquillamente in casa con i soliti parenti.
La lettera di Louis non si fece attendere ed arrivò, stranamente, il giorno esatto del compleanno di Harry.
"Harry,
Non so se questa lettera ti arriverà proprio il giorno del tuo compleanno, ma lo spero davvero.
Tantissimi auguri, amore mio.
Ti avvicini lentamente ai diciotto eh? Ci siamo quasi.
Stando sempre chiuso nella base non ho neanche potuto farti un regalo. So che starai pensando che non vuoi nessun regalo, ma sai come sono fatto e avrei davvero voluto regalarti qualcosa.
Sappi che sei, come sempre, la mia unica ragione per andare avanti.
Ti sogno costantemente e di giorno di vedo sempre, è come se avessi la tua immagine tatuata sotto le palpebre. Ogni volta che chiudo gli occhi mi appari davanti.
Non c'è modo di farti uscire dalla mia testa e, sinceramente, anche se ci fosse, non vorrei mai trovarlo.
Spero che tu passi questa giornata in allegria.
Potrò sembrare ripetitivo, ma ti amo e, se potessi volare, tornerei dritto a casa da te. Casa è dove sei tu.
Tuo, Louis.
P.S. Ho fatto un tatuaggio, ma non ti dirò cosa è, lo scoprirai da solo. X."
Harry sorrise leggendo la lettera.
Proprio qualche giorno prima, era andato a farsi tatuare una nave sul braccio, con il permesso di sua madre che però era quasi svenuta quando lo aveva visto perché credeva che sarebbe stato più piccolo.
Harry non aveva mai rivelato il significato di quella nave, troppo profondo e intimo per essere sbandierato ai quattro venti.
Ora, però, moriva dalla voglia di sapere cosa si fosse tatuato Louis.

15 febbraio 1943
È strano come, a volte, quando sembra che tutto sia monotono e noioso, la vita, il destino o chi per loro, arriva e sconvolge tutto.

Erano le cinque del pomeriggio, Harry era in cucina e si stava preparando un toast.
Sua madre e Gemma erano uscite a fare spese, perciò era solo e ascoltava la radio canticchiando.
La canzone fu interrotta da un'edizione straordinaria delle notizie e Harry sbuffò, infastidito. Quella canzone era una delle sue preferite.
Poi però, sentendo quale fosse l'argomento trattato, si mise ad ascoltare con attenzione.
Gli speaker stavano parlando dei reclutamenti nell'esercito.
"Da questo momento, data la necessità di soldati, a tutti i giovani dai diciassette anni sarà permesso di arruolarsi volontariamente."
Quelle parole scossero Harry fin nello stomaco e subito gli passarono nella mente il volto di Robin e poi quello di Louis, che fu nuovamente sostituito da quello di Robin.
La ferita che aveva nel cuore, che ormai sembrava chiusa, si riaprì ed iniziò a sanguinare copiosamente.
Sentiva di dovere qualcosa al suo patrigno, che era morto per difendere delle vite innocenti, tra cui la sua.
Sentiva di dovergli la vita e...
Un'idea lampeggiò nella sua testa e improvvisamente la soluzione gli sembrò così ovvia che si chiese perché non gli fosse venuta in mente prima.

Anne e Gemma rincasarono all'ora di cena ed iniziarono a preparare la cena.
Harry le raggiunse poco dopo, con i crampi allo stomaco per l'annuncio che stava per fare.
-Ciao tesoro.- Lo salutò Anne.
-Hey, fratellino.- Fece Gemma.
Lo fissarono in volto e subito capirono che c'era qualcosa che non andava, gli occhi di Harry parlarono ancor prima della sua bocca.
-Devo parlarvi.-

It was always you.|Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora