"Sono caduto."

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*Flashback*

20 novembre 1939
Harry e Louis erano seduti sul letto di Harry.
Louis stava parlando del suo sogno di poter studiare musica.
-Sarebbe la realizzazione di un sogno studiare lì, ma l'iscrizione costa tantissimo, non posso proprio permettermela.- aveva concluso.
In quel momento qualcosa scattò nella mente di Harry un idea si fece largo tra i suoi pensieri. Avrebbe trovato un lavoro e avrebbe regalato lui l'iscrizione a Louis.

*Fine flashback*

24 dicembre 1940

-Accetta e basta Lou.- concluse Harry.
Louis si calmò e poi abbracciò il suo migliore amico.
-Grazie Harry.-
Harry lo abbracciò forte, inspirando il suo profumo inebriante.
Era sempre più innamorato di lui e stava cercando di farglielo capire in tutti i modi, perché tutti se ne erano accorti tranne lui.
I loro compagni di scuola e anche sua madre e Robin che però non gli avevano detto nulla.
Tutti lo sapevano. Lui no.
-Harry. Se io andrò in quella scuola, tu rimarrai da solo.- Gli fece notare Louis, staccandosi dall'abbraccio.
-Sopravviverò.- Rispose Harry semplicemente.
-Harry. Siamo sempre stati l'uno l'ombra dell'altro. Ci siamo coperti le spalle a vicenda. Non dico che tu no sia capace di difenderti, soprattutto ora che fai boxe e hai messo su qualche muscolo ma potresti rischiare di non avere una vita troppo facile.- Gli spiegò Louis, visibilmente preoccupato.
-Sopravviverò.- Ripeté Harry, con un tono che non ammetteva repliche.

Louis iniziò le lezione alla scuola di musica e sì, è vero, Harry sopravvisse, ma la sua vita diventò sempre più dura.
Gli altri ragazzi della scuola lo prendevano costantemente in giro, lo chiamavano "finocchio" o in altri modi anche peggiori.
Si vedeva con Louis molto meno di quanto facesse prima, perché l'amico aveva preso molto sul serio lo studio della musica e ce la stava mettendo tutta per restare in quella scuola.

1 febbraio 1941

Harry aveva passato il suo quindicesimo compleanno in modo molto tranquillo. Era andato a scuola la mattina, poi aveva pranzato con i suoi parenti.
Durante il pomeriggio era rimasto a casa perché Louis aveva lezione fino alle 19, poi si sarebbero visti al parco mezz'ora dopo.
Harry si infilò il cappotto, la sciarpa e il cappello che gli aveva regalato Louis per Natale e dopo essersi guardato allo specchio uscì. Era felice dell'immagine c'è vedeva riflessa: era cresciuto, e aveva anche messo su un po' di muscoli.
Arrivò al parco con mezz'ora di anticipo e quindi si sedette su una panchina ad aspettare.
Dopo pochi minuti vide arrivare un gruppetto di persone. Li riconobbe subito: erano dei ragazzi della sua scuola. Erano dell'ultimo anno, giocavano nella squadra di football e si divertivano spesso a prenderlo in giro.
-Oh, ma guarda un po' chi c'è!! Styles!- Esclamò uno di loro quando gli arrivarono davanti.
Harry deglutì e mormorò un -Ciao- poco convinto. Sentiva da lì l'odore di alcol che emanavano e iniziò ad avere paura.
-Chi aspetti? Il tuo ragazzo?!- Continuò quello ridendo sguaiatamente.
-Non è il mio ragazzo.- Rispose Harry arrossendo.
E loro se ne accorsero. Si accorsero delle sue guance che diventavano rosse e iniziarono a deriderlo come facevano sempre, ma agli insulti poi si aggiunsero gli spintoni. In breve tempo gli spintoni diventarono calci e pugni. Sì, Harry faceva boxe, ma quando sei uno contro cinque e ti tengono fermo non c'è molto che tu possa fare.
Continuarono a prenderlo a pugni in faccia, nello stomaco, Harry sentì qualcosa di caldo colargli sulla fronte e il sapore del sangue esplodergli in bocca.
Quando ne ebbero abbastanza lo lasciarono a terra e se ne andarono ridendo.
Harry, steso a terra, sentiva dolore ovunque. Iniziò a piangere e non solo per il dolore fisico. Lo avevano picchiato perché era gay, perché amava Louis.
Dopo un tempo che gli sembrò un eternità, sentì dei passi e poi un urlo.
-HARRY!-
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. E infatti dopo pochi secondi vide Louis chinarsi su di lui.
-HARRY CHE CAZZO È SUCCESSO?!- Imprecò Louis mentre lo tirava su e lo faceva sedere sulla panchina.
-Sono caduto.- Disse Harry tossendo.
-NON DIRE STRONZATE! CHI CAZZO È STATO?!- Sbottò Louis, il viso contorto dalla rabbia e dalla preoccupazione.
-Alcuni dell'ultimo anno. Ma sto bene, non è niente.- Rispose Harry.
-Harry, hai la faccia coperta di sangue. Come fai a dire che stai bene?-
-Sto bene.- Ripeté.
-Perché lo hanno fatto?!- Gli chiese Louis, prendendo un fazzoletto e pulendogli il viso.
-Tu che dici?- Chiese Harry sarcastico, sentiva le parole che cercavano di uscire dalla sua bocca, ma si morse la lingua per stare zitto.
-Non lo so, li hai provocati?- Chiese Louis.
Harry a quel punto non ce la fece più.
-Ma che cazzo dici, Lou?! Secondo te sono così deficiente da mettermi a provocare dei tizi più grandi che potrebbero anche ammazzarmi se volessero?!- Urlò alzandosi e rischiando di cadere.
-Ok, scusa, calmati e siediti.- Gli disse Louis prendendolo per un braccio.
-Ma calmati un cazzo, Lou! Lo sai perché mi hanno pestato?! Lo vuoi sapere?!-
-Sì, dimmelo.- Rispose Louis, sempre più nervoso. Non aveva mai visto Harry in quello stato.
-Perché sono gay, cazzo!- Sputò fuori Harry, scoppiando in una risata isterica.
-Cosa..? Hai bevuto?- chiese Louis, scioccato.
Harry continuò a ridere amaramente.
-È facile spiegare tutto come la conseguenza di una sbronza eh? Hai sentito bene, Lou. Sono gay.- Harry iniziò a piangere.
-Ok, sei gay.- Ripeté Louis.
A quel punto Harry non resse. Iniziò a piangere mentre un fiume di parole iniziò ad uscire dalla sua bocca e non poté fare niente per fermarlo: era troppo tempo che si teneva tutto dentro.
-Ma lo sai qual è la cosa peggiore, Lou?! È che sono fottutamente innamorato di te! Ti amo da quando avevo cinque anni! Ti amo e fa male, fa troppo male Lou.- Sbottò e cominciò a correre, barcollando.
Louis non disse nulla, non cercò di fermarlo e non lo seguì. Rimase a fissare il vuoto. Harry, il suo migliore amico, era innamorato di lui da dieci anni e lui non si era accorto di niente.

Harry cadde ripetutamente durante il tragitto, ma continuò a correre.
Corse via dal suo migliore amico, dall'amore della sua vita, dalla persona che era la sua salvezza e, contemporaneamente, la sua condanna.

It was always you.|Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora