"Young, wild and free."

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5 ottobre 1939
Erano le sette del mattino quando il suono della sveglia si diffuse nella stanza.
Un ragazzo di quindici anni emerse dall'ammasso di coperte sotto cui era sepolto e, sbattendo ripetutamente gli occhi per abituarsi alla fioca luce che entrava dalla finestra, allungò un braccio per spegnere "quell'aggeggio infernale", come lo chiamava lui. L'aggeggio infernale gli era stato regalato l'anno prima da sua madre, stufa dei suoi continui ritardi a scuola e convinta che almeno in quel modo sarebbe arrivato puntuale a scuola. Inutile dire che si sbagliava di grosso. Già perché Louis Tomlinson, quasi sedici anni, gli occhi azzurrissimi sempre attenti e i capelli costantemente in disordine, riteneva che andare a scuola fosse solo uno spreco del suo preziosissimo tempo. Per questo, nonostante la sveglia e gli urli della madre, ogni mattina faceva tutto con molta calma, incurante di qualsiasi inutile regola decretasse che un ragazzo di quindici anni non potesse dormire fino alle undici. Odiava le regole e non le avrebbe mai rispettate: era giovane e, soprattutto, libero. Quel giorno non fece eccezione. Si stiracchiò per bene ogni muscolo del suo corpo, poi si alzò e andò in bagno. Si guardò allo specchio con aria assonnata e rise, senza un motivo. Si fece la doccia, sempre con una calma disumana, poi tornò in camera ed iniziò a vestirsi. Guardò la sveglia, che segnava le 7.30. Sorrise, quasi compiaciuto: anche quel giorno avrebbe potuto compiere quel suo piccolo gesto di ribellione. Arrivare a scuola tardi era anche un modo per far capire al mondo che la sua strada era un'altra. Neanche lui sapeva bene quale fosse veramente la sua strada, ma sapeva per certo che non avrebbe passato la vita sui libri o chiuso a lavorare in un ufficio dove, di sicuro, gli sarebbe mancata l'aria. E sapeva anche un'altra cosa: gli piaceva cantare. In troppi però gli ripetevano in continuazione che pochi di quelli che iniziavano la carriera di cantante riuscivano a diventare qualcuno e quindi ad arrivare a fine mese con la loro passione. Ovviamente a lui non importava nulla di tutto quello che si sentiva dire, e continuava tranquillamente a compiere la sua piccola ribellione quotidiana.
Dopo essersi vestito scese le scale ed entrò in cucina per fare colazione.
Lì trovò sua madre che era di spalle, intenta a pulire i fornelli.
-Louis, arriverà mai il giorno in cui non farai tardi a scuola?- gli chiese con la voce piena di disappunto, ma senza neanche girarsi.
-Forse il giorno in cui non ci andrò più.- rispose lui gustando con lentezza i suoi cereali con il latte.
La madre sospirò, ormai abituata a quella scena che si ripeteva ogni giorno, e stava per dire qualcosa quando dalla vecchia radio uscì la voce dello speaker che, interrompendo una famosa canzone, iniziò a dare le ultime notizie sulla guerra.
Già, la guerra. Quella guerra che era scoppiata da poco più di un mese e che poi sarebbe stata chiamata "seconda guerra mondiale", ma lì, a Holmes Chapel, piccola cittadina dell'Inghilterra, nessuno credeva che sarebbe durata molto.
Johanna ascoltò con attenzione le notizie e poi tornò a dedicarsi ai fornelli. Louis, non ascoltò nemmeno le parole dello speaker, perché era troppo impegnato a progettare il suo fine settimana e di certo non pensava che uno stupido conflitto come quello avrebbe mai potuto interessarlo o addirittura coinvolgerlo in qualche modo.
Finì mangiare, sciacquò la sua tazza e corse a lavarsi i denti. Poi scese nuovamente e, salutando velocemente sua mamma, uscì.

It was always you.|Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora