"It's not your fault."

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-Louis? Tesoro, sei sveglio?-

Quella voce risuonò nella sua testa come se venisse da lontano e avrebbe potuto benissimo averla immaginata.
Louis aprì gli occhi e subito fu investito da una luce accecante che lo costrinse a abbassare velocemente le palpebre.
Aggrottò la fronte: la luce gli aveva causato delle terribili fitte di dolore alla testa.
Aprì di nuovo gli occhi a fatica e si trovò di fronte il viso preoccupato di sua madre.
-Mamma?- La sua voce suonò come un rantolo indecifrabile, ma tanto bastò per far commuovere Johanna che lo accarezzò dolcemente asciugandosi gli occhi.
-Sei sveglio finalmente.-
Louis si guardò intorno, disorientato.
-Dove sono?- Chiese, schiarendosi la gola che gli bruciava per la sete.
-All'ospedale. Sei rimasto svenuto per due giorni.- Rispose Johanna.
-Dove?- Ripeté Louis.
-Sei a casa, tesoro, a Holmes Chapel.-
La mente di Louis era confusa, non riusciva a ricordare come fosse arrivato lì e perché fosse svenuto.
Ricordava di essere andato in battaglia in Germania, ma c'era un tassello che mancava, qualcosa che non tornava.
Si voltò e solo in quel momento notò il biondo che era seduto su una sedia vicino al suo letto. La sua posizione era alquanto ridicola: aveva la bocca spalancata e il suo corpo, ancora coperto dalla divisa, era totalmente abbandonato sulla sedia.
-Lo conosci? È rimasto qui tutto il tempo. Ha detto che ha un impegno morale con te e che non può abbandonarti.-
In quel momento, Niall sbadigliò e si stiracchiò.
Louis sorrise alla vista dell'amico che in quel momento gli ricordava terribilmente un cucciolo indifeso.
-Buongiorno, che mi sono perso?- Chiese Niall, spalancando poi gli occhi azzurri ancora assonnati.
-Louis! Sei sveglio!- Esclamò, saltando in piedi e travolgendolo con un abbraccio.
-Hey..- Louis rispose all'abbraccio, anche se si sentiva privato di tutte le sue forze.
-Cazzo, mi hai fatto morire di paura!- Continuò Niall.
-Già, ma sei ancora vivo, quindi non fa niente, no?-
La risposta di Louis provocò un cambiamento improvviso in Niall.
La sua faccia sbiancò e i suoi occhi, incollati al pavimento, si fecero tristi e cupi. Iniziò a torcersi nervosamente le mani e a girare in tondo per la stanza.
Louis guardò sua madre, trovandola in uno stato simile: si mordicchiava l'interno di una guancia e si rigirava tra le mani una ciocca di capelli.
Improvvisamente, il tassello mancante nella memoria di Louis tornò al suo posto.
Louis sentì l'aria mancare, la gola bruciare come se qualcuno vi avesse appiccato un fuoco dentro, la testa esplodere, una voragine aprirsi dentro il suo stomaco e un dolore lacerante squarciarlo all'altezza del petto.
-No.- Sussurrò, mentre il suo corpo iniziava a tremare.
-Tesoro...- Sua madre allungò una mano verso il suo viso, ma lui la scacciò.
Si prese il viso tra le mani, mentre il suo corpo veniva scosso dai singhiozzi, senza controllo.
Le lacrime caddero dal suo viso e andarono a posarsi sul lenzuolo.
-No.- Ripeté, stavolta più forte.
Il monitor vicino al letto impazzì e Niall si lanciò fuori dalla stanza e corse a chiamare un'infermiera.
Quando rientrò nella stanza, qualche minuto dopo, Louis si era calmato e giaceva immobile sdraiato nel letto. L'infermiera se ne andò scocciata, blaterando che andava tutto bene ma Niall sapeva non era affatto così.
Sì, Louis era tranquillo e sembrava stesse bene, ma i suoi occhi erano vuoti, privati della loro luce, spenti.

Louis fu dimesso quella sera e tornò a casa con sua madre e Niall, che sarebbe rimasto a casa loro per qualche giorno.

27 aprile 1943
Louis si pulì la bocca dal vomito e si alzò. Era la terza volta che finiva in ginocchio di fronte al water quel giorno.
Andò in camera e si infilò il vestito nero che sua madre gli aveva lasciato sul letto.
Era il giorno del suo funerale e Louis si sentiva vuoto, privato di ogni emozione.
Aveva cercato di reprimere tutto: le lacrime, il dolore e ci era riuscito piuttosto bene ma tutto i sentimenti che aveva chiuso dentro di sé premevano dall'interno, minacciando di uscire da un momento all'altro.

Niall era terribilmente preoccupato per lui. Sapeva che prima o poi l'amico avrebbe tirato fuori tutta la rabbia e il dolore repressi e cercava di stargli vicino il più possibile in modo da essere con lui e poter raccogliere i pezzi quando sarebbe successo.

Louis si trascinò giù per le scale e trovò Niall, stretto in un completo simile al suo, sua madre e Lottie in dei vestiti più neri del carbone.
-Sei pronto?- Chiese Johanna e lui annuì.
Sarebbero andati prima a trovare Anne e Gemma e poi da lì si sarebbero spostati in chiesa.
Louis scosse la testa: non era pronto ad incontrare le due donne, a guardarle in quegli occhi che erano semplicemente i suoi occhi e leggerci dentro tutto il dolore che lui si stava rifiutando di provare.
-Vado a fare due passi, vi raggiungo in chiesa.- Esclamò, dirigendosi verso la porta.
Niall lo seguì, ma lui lo bloccò.
-Smettila di seguirmi come un cagnolino, grazie.- Sibilò prima di uscire sbattendo la porta.

Louis camminò senza una meta per una mezz'ora finché si ritrovò di fronte alla chiesa dove si sarebbe svolto il funerale.
Mancava ancora un'ora e non c'era ancora nessuno.
Louis, da fuori, notò una bara bianca posata di fronte all'altare e deglutì.
L'avevano già portata lì, come avrebbe voluto lui, senza nessuna entrata trionfale.
Louis entrò silenziosamente e, restando fermo sulla soglia, fissò il bianco della bara chiedendosi perché avessero scelto proprio quel colore che di solito veniva usato solo per i bambini.
I suoi piedi, senza che lui se ne accorgesse, lo avevano portato esattamente vicino alla bara e si era ritrovato a fissare il suo volto sorridente nella fotografia che era stata poggiata sul legno.
Allora capì. Capì che il bianco era l'unico colore che avrebbero potuto usare perché era il colore che rappresentava la purezza e, Dio, era certo che non fosse mai esistita una persona più pura di lui.
Cadde in ginocchio, poggiandolo alla bara e, finalmente, iniziando a piangere e liberando tutti i mostri che aveva chiuso dentro di sé.
-Scusami.- Mormorò mentre le lacrime scorrevano inarrestabili sul suo viso e giù, lungo il collo.
Non poteva più trattenersi perché Harry (pensò quel nome dopo che si era rifiutato di farlo per giorni) non c'era più. Non lo avrebbe più abbracciato, non gli avrebbe più rivolto quei sorrisi che avevano il potere di scioglierlo, non lo avrebbe più baciato, non avrebbe più fatto l'amore con lui. Era tutto finito e lui si era rifiutato di accettarlo per giorni e in quel momento la realtà gli cadde addosso come una frana.
Alzò lo sguardo e Harry era sempre lì, nella cornice, che lo guardava sorridendo.
Non riuscì a sostenere quello sguardo per più di mezzo secondo. La testa cadde di nuovo sul legno e i suoi occhi continuarono a versare lacrime a lungo.
-Mi dispiace.- Continuò a ripetere, senza riuscire a fermarsi.

Sentì dei passi e si costrinse ad alzarsi. La persona che vide era davvero l'ultima che avrebbe voluto trovarsi davanti in quel momento.
Anne lo fissava con occhi lucidi mentre avanzava lentamente verso di lui.
-Io... Mi dispiace... So che non dovrei essere qui.. Ma..- Balbettò Louis, asciugandosi il viso con le maniche della giacca.
-Non scusarti, Louis, ti prego.- Gli rispose Anne e lui annuì.
La donna, con sua grande sorpresa, lo abbracciò stretto, mentre lacrime silenziose rigavano le sue guance.
Louis la strinse, incapace di pronunciare anche una sola parola.
-Grazie, Louis.- Gli disse lei, sciogliendo l'abbraccio.
-Grazie di cosa?- Chiese Louis, confuso.
-Grazie di aver tentato di proteggerlo, di essere rimasto con lui fino alla fine, quei ragazzi mi hanno raccontato come è andata.- Spiegò Anne.
-Quei ragazzi?-
-Liam e Zayn. Sono qui. Verranno tra poco.-
-Non sono riuscito a salvarlo.- Mormorò Louis dando voce a quel pensiero che lo stava torturando da giorni.
-Non essere sciocco Louis, non sei Dio. Hai fatto ciò che hai potuto e, se non è bastato, non è di certo colpa tua.-
Louis scosse energicamente la testa, reprimendo i singhiozzi.
-Louis.. Il motivo principale per cui ti sto ringraziando è il fatto che tu lo abbia amato. So che è così. E so che sei tra le persone che lo ha amato di più in assoluto.-
-Lo amo ancora.-
-Lo so, tesoro, ma proprio per questo adesso devi lasciarlo andare.- Concluse la donna, mentre le lacrime si addensavano di nuovo nei suoi occhi.
-Io non.. Per giorni ho tentato di negare tutto e di reprimere tutto il dolore e la rabbia che sentivo. Gli ho mancato di rispetto e non posso perdonarmelo.- Sputò fuori Louis.
-Louis, ognuno reagisce al dolore a modo suo e sono sicura che Harry lo sa e ti capisce.-
Sentire il nome di Harry fu una coltellata per Louis, che non riuscì a frenare le lacrime.
-Io...-
-Louis, fallo per lui, smettila di prenderti colpe che non hai.- Continuò Anne, abbracciandolo di nuovo.
Louis annuì piano, contro la sua spalla, anche se sapeva che non sarebbe mai riuscito a perdonarsi.

It was always you.|Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora