(Si vede che il colore della corona in questo capitolo è bianca? È per segnare la diversa narrazione ><)
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La testa di Cordelia doleva. Lì, dove un ragazzo armato di spada le aveva tagliato la tempia, dall'attaccatura dei capelli fino allo zigomo, ora c'era una grossa benda. La sfiorò quasi con reverenza, mentre si osservava intorno. Era su una brandina malferma, in una tenda bianca.
Per un attimo pensò che fosse morta, ma poi si diede della stupida. Non sapeva di certo come fosse l'aldilà – se ce ne fosse uno per gli eterni, dato che avevano vissuto molto più delle altre specie. L'ultima volta che si era chiesta come sarebbe stato l'Oltretomba – Paradiso, Annwn, Valhalla o qualunque altra alternativa gli Umani avessero ideato – si era immaginata con Wladimir. Ma era passato così tanto tempo da allora.
Sentiva delle voci là fuori, e parlavano con rispetto di come le difese del Palazzo fossero cadute dopo due settimane di assedio. Basandosi su quanto veniva detto, le ale dei Blackeye e dei Darkriver erano state conquistate ed alcuni soldati erano stati mandati in avanscoperta nella speranza di trovare Demoni simpatizzanti che si schierassero con loro.
Un lembo della tenda si scostò, e rivelò un uomo giovane, con i capelli color oro e gli occhi azzurro ghiaccio. Riconoscendolo come Angelo, Cordelia fu sicura di non trovarsi in paradiso, ma all'inferno.
«Signora», la salutò cordiale lui, con un accento che lei non aveva mai sentito. Anche la carnagione dell'uomo era pallida come quella dei Demoni – o perlomeno dei nobili che non sgobbavano sotto al sole per piantare verdure e ortaggi, ma con la rivoluzione dei trasporti tutti si limitavano semplicemente a comprare dai contadini Umani.
Lo osservò guardinga. Come era finita nelle mani del nemico? Si ricordava solo la rivolta dei traditori, e poi il buio.
«Signora», ripeté l'uomo, avvicinandosi lentamente. «Siamo amici».
«Come pretendete di chiamarvi tali quando ci avete assediato?», rispose fredda, senza scomporsi.
«È stato un amico dall'interno a chiederci aiuto. Noi abbiamo semplicemente isolato il Palazzo per non far fuggire nessuno», spiegò l'Angelo a disagio.
«Ed io dovrei credervi? Ci avete attaccato quando l'Imperatore si stava sposando, non è forse questo un gesto di rifiuto verso la nostra cultura?», ringhiò, tramutando il dolore della vista del figlio infilzato in furia.
L'Angelo parve a disagio, e si grattò la testa. «Mi dispiace, signora, ma questo il mio amico non l'ha detto».
«E chi sarebbe questo amico? Quale tra i miei simili è il traditore?», sputò fuori, incurante di fare una pessima figura. Chiunque fosse stato, sarebbe stato accusato di tradimento ed ucciso seduta stante. Lo avrebbe passato lei stessa a filo di spada, se necessario.
L'uomo biondo la osservò per un attimo, poi parve decidersi. «Wladimir Bloodwood».
Cordelia per poco non ebbe un mancamento. Allora era un traditore sotto ogni aspetto, e lei che era anche in pensiero per lui. Strinse i denti e non rispose, troppo offesa. Dopo diciassette anni, ancora faceva male vederlo lanciare occhiate lascive a quella Mildred, ma questo era davvero il massimo. Sarebbe stato anche accettabile un tradimento verso la moglie, ma decisamente non verso il popolo.
«Sono Sigfrid Lothbrok», si presentò l'uomo dopo qualche secondo di esitazione.
«Cordelia Darkriver», rispose lei, con voce fredda.
Sigfrid accennò un sorriso. «Dunque siete voi il famoso raggio di sole».
«Raggio di che?», chiese la donna, infastidita. Dato l'accento strano dell'uomo – nordico, probabilmente – ipotizzò che non conoscesse la loro lingua e si fosse confuso con le parole.
Cordelia ricevette uno sguardo quasi divertito, e si indignò. Non c'era da divertirsi in situazioni simili: erano in guerra!
«Wladimir non faceva che parlare di voi, del suo raggio di sole», spiegò l'Angelo. «Non credo di aver mai visto un uomo tanto innamorato».
«Già», mormorò Cordelia, presa dallo sconforto. Forse una volta avrebbe gioito di quelle parole, ma per quanto odiasse se stessa per l'amore che ancora provava per quello che non era più il suo Wladimir, ciò che Sigfrid le aveva detto la toccò nel profondo. Non in modo positivo, tuttavia.
«Dov'è lui adesso?», chiese preoccupato Sigfrid.
Cordelia non lo sapeva, l'ultimo ricordo che aveva di lui era quando si era seduto in una delle sedie in prima fila durante il matrimonio. Era accanto a lei, e la donna aveva dovuto reprimere l'impulso di stringergli la mano e godersi insieme la vista di loro figlio nel suo giorno più bello. Alexander era l'unica nota positiva di quel matrimonio, ormai.
«Che ne è di mio figlio?», chiese di getto Cordelia, interrompendo un discorso di Sigfrid che non stava neanche ascoltando. Aveva paura a fare quella domanda, ma non poteva permettersi di rimanere nel dubbio. Aveva sopportato per quasi vent'anni il rancore verso Wladimir, che non sapeva se fosse più giusto sperare o prepararsi ad altro dolore.
L'Angelo la guardò, nuovamente confuso. «Alexander, giusto?».
La donna annuì con veemenza, aspettando impaziente la risposta. Ricordava con dolore la vista della spada che usciva dalla schiena del figlio, mentre qualcuno immobilizzava Victoria per non permetterle di aiutarlo. Tutto sommato era una brava ragazza, schiava delle avversità. Cordelia avrebbe fatto lo stesso, nella sua situazione, aveva capito con il senno di poi. Si pentì di averle mandato del cibo avvelenato ed Augustus Silentowl in camera, anche se lo stava facendo per proteggere Alexander da lei. Troppo tardi aveva compreso che lui non aveva bisogno di protezione. Ma non c'era tempo da perdere in rancori passati, non in una situazione del genere.
Sigfrid invece di rispondere le fece cenno di seguirlo. Le offrì il braccio come un galantuomo, come molte volte aveva fatto Wladimir. «Abbiamo trovato un ragazzo oltre le mura, moribondo. Ora è fuori pericolo di vita, ma ancora un po' ammaccato. Non so se sia chi dite voi, però». La portò all'esterno della tenda. Di fronte a lei, un vero e proprio accampamento di assedio faceva bella mostra di sé, con tende color latte che spuntavano dal terreno come tanti denti regolari.
L'uomo si affrettò, come se percepisse l'impazienza di Cordelia, una miscela di speranza e dolore. Scostò un'altra tenda, ed al centro, su una stessa brandina malferma, un ragazzo era sdraiato, ad occhi chiusi. Senza maglietta, delle spesse fasciature gli percorrevano il ventre, ma non erano macchiate di sangue.
Cordelia abbandonò il braccio di Sigfrid con una foga che non pensava di avere, e corse accanto al ragazzo, che nonostante la ferita pareva dormire serenamente.
«Il mio bambino», singhiozzò, e per la prima volta in diciassette anni, le lacrime che versò furono di gioia.
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Deimon 3 - La congiura del Demonio
Paranormal«So cosa significa non avere nessuno su cui contare oltre il proprio amore - e parliamo di Bloodwood, quindi, non sempre va tutto come ci si aspetta. L'eternità è una vera noia senza qualche sorpresa del destino, ma la famiglia imperiale ha preso qu...