Come volevasi dimostrare, alla fine Alexander era stato costretto ad uscire allo scoperto, ma visto che Bjorn era partito prima Wladimir non ci fece caso, pensando che io avessi avvertito il figlio di tornare prima.
Cordelia era sempre più raggiante nei suoi vestiti pre-maman, e per quanto la tecnologia avesse fatto passi da gigante, voleva che il sesso del piccolo fosse una sorpresa.
Nacque una piccola bambina, stranamente priva delle fossette made in Bloodwood, ma ben presto rivelò la tenacia della famiglia: la testardaggine. Urlava a pieni polmoni anche a notte fonda, finché qualcuno non le andava a dare il latte. Non stava mai ferma anche da appena nata, era argento vivo, e questo portò tutta la famiglia ad essere più dinamica, dato che dopo la congiura dei Silentowl nessuno si fidava a prendere una tata.
La piccola Helena stava piangendo anche quella notte, e nessuno sembrava intenzionato ad andare da lei. Mi alzai, cercando di non svegliare Alexander e mi diressi per il corridoio. Marzo si stava rivelando davvero freddo, soprattutto tra le pareti di pietra del Palazzo medievale, e prima di dirigermi nella cameretta della Principessa afferrai un paio di coperte da portarle.
Vidi la porta dei genitori aprirsi pigramente, facendo uscire un Wladimir assonnato in un pigiama nero che pareva fatto su misura per lui, ma io scossi la testa e mi incamminai, facendogli capire che ci avrei pensato io. Quando entrai, le urla si fecero ancora più acute. La presi in braccio, magari cullarla l'avrebbe calmata. Da qualche parte doveva esserci il thermos con il latte, ma dove?
La avvolsi tra le coperte che avevo portato e cominciai a dondolarla lentamente, mentre lei si calmava ma non accennava a dormire. I suoi occhi neri mi fissavano curiosi, ma poco a poco cominciò a fare smorfie fino a tornare a piangere. Neanche il tempo di preoccuparmi del thermos, che un biberon pieno di latte comparve nella mia visuale. Lo afferrai, mormorando un «grazie» più per non infastidire Helena che per l'orario notturno, e lei cominciò a berlo avidamente.
«Che sorella rompiscatole», sbuffò Alexander, facendomi alzare gli occhi. Stava riponendo il thermos dietro ad un mega pupazzo di una papera.
«Lei ha la scusa dell'età per lagnarsi ogni due secondi», rimbeccai io, beccandomi un'occhiataccia da parte sua. Non essendoci posti dove sedersi, si appoggiò con le spalle al muro, chiudendo le palpebre.
La stanza sembrava essere stata costruita esclusivamente per la piccola Principessa: al centro vi era un letto a baldacchino che avrebbe fatto gara a quello nella camera di Wladimir e Cordelia, su un lato vi era una libreria piena di pupazzetti mentre dall'altro lato campeggiava una piccola altalena, le cui corde erano coperte da rampicanti finti.
Il latte finì, ma la piccola Helena non fece storie: aveva gli occhi un po' vitrei, sicuramente stava morendo di sonno, come tutti in quella stanza. Cominciai a cullarla lentamente, osservando rapita come quei lineamenti in scala ridotta cominciassero a rilassarsi mano a mano che la ondeggiavo.
Sentii uno sguardo su di me ed alzai gli occhi. Alexander mi guardava con un'espressione imperscrutabile. «È strano», disse dopo qualche attimo di silenzio.
«Cosa?», chiesi, riponendo la piccola Helena nel lettino, coprendola per bene.
«Se non fosse che questi marmocchi sono così fastidiosi... non mi dispiacerebbe avere qualche figlio tuo intorno», rispose con naturalezza. La penombra mi aiutò a nascondere l'imbarazzo per quelle parole. Per quante ne avessimo passate, mi dimenticavo troppo spesso di essere ancora una diciassettenne.
«Da come lo dici sembra quasi che i miei figli non saranno anche i tuoi», mormorai, cercando di guardare da un'altra parte. Mi aveva davvero spiazzato.
«Beh, considerando che non me ne occuperò neanche un po'...», cominciò, ma gli diedi un pugno sul braccio.
«Ti piacerebbe», ridacchiai, mentre lui mi rivolgeva un sorriso furbo. «Ora andiamo, prima che si svegli».
Annuì e uscimmo silenziosamente dalla stanza della Principessina, incamminandoci per il corridoio. Era tranquillo, anche se ogni tanto sbadigliava, come se non si rendesse conto di ciò che mi aveva appena detto. Mi buttai sul letto, e lui si addormentò con la testa sulla mia pancia: ormai era diventata un'abitudine per lui.
Distrattamente, affondai una mano fra i suoi capelli, mentre chiudevo gli occhi e cominciavo a dormire.
******
«Che questo vi serva da lezione», disse Wladimir, mentre cercava di far calmare Helena, tra le sue braccia.
«Da lezione per cosa?», chiese svogliato Alexander, mentre studiava la cartina della Scandinavia, patria dei nostri alleati. Eravamo nella sala comune e le urla della piccola rimbombavano ovunque.
«I bambini sono una meraviglia, ma se voluti. Niente incidenti», rispose, dandole un sonaglino, che lei buttò a terra.
Mi strozzai con il the che stavo bevendo. «È una lezione sulle precauzioni, suocero?», chiesi quando riuscii a respirare. Alexander mi diede qualche colpetto sulla schiena, sghignazzando per la mia reazione.
«Puoi giurarci. Piccoli Xander in giro per il Palazzo? Il mio peggior incubo», rabbrividì.
Il diretto interessato, invece di prendersela, continuò a sorseggiare tranquillo il suo caffé. Beh, pensando a dei piccoli Alexander in giro, mi venivano tante parole, ma decisamente non "incubo". Paura, aspettativa, amore?
«Questo non dovevi dirmelo», disse divertito il Principe, guardando il padre.
«Se ti somigliano anche un po', giuro che ti diseredo», rispose con noncuranza l'uomo, sordo alle urla della piccola Helena. Sbuffai e mi allungai per prenderla in braccio. Si calmò all'istante, e i due mi guardarono come se fossi una riserva d'oro.
«Che bel suono il silenzio», mormorò Alexander, mentre il padre annuiva.
«Non avete pazienza, tutto qui», risposi, mentre Helena scalciava giocosa e mi rivolgeva sorrisi sdentati.
«Facciamo che me la vengo a prendere tra qualche anno», propose Wladimir, alzandosi e guardando l'orologio che aveva al polso. «È mezzogiorno e Cordelia ancora dorme. Forse deve compensare tutta la vitalità dei mesi di gravidanza», si lamentò.
«Dovresti essere contento, invece», rispose divertito Alexander, «se lei non c'è, nonna Ludovice potrà concentrarsi esclusivamente su di te».
Wladimir impallidì al solo pensiero, strappandoci una risata. Neanche l'avessimo chiamata, la donna fece il suo ingresso. I suoi occhi erano tutti per la piccola Helena, ma quando cercò di prenderla questa cominciò a dibattersi, e quindi l'ex Imperatrice abbandonò l'intento di spupazzare la nipote. Tornata da me, la piccola si calmò.
«Oh, vedo che sei portata per fare la mamma», disse giuliva la donna, lanciando un'occhiata di aspettativa ad Alexander, che non colse perché aveva alzato gli occhi al cielo. «Wlad, caro, vai a provare il vestito. Stavolta te lo sogni che ti lascio decidere come farlo!».
L'uomo sbuffò, incamminandosi per il corridoio, seguito a ruota dalla madre. Alexander tornò a studiare la mappa, perciò optai di portare la piccola nel suo lettino. Mentre attraversavo il corridoio, decisi di fermarmi alla biblioteca del Palazzo. C'ero stata raramente, e magari sarei riuscita a prendere un libro per poter passare il tempo, dato che non potevo andare dai ragazzi in gelateria.
Con Helena su un braccio, feci scorrere la mano dell'altro sulle varie copertine, ma all'improvviso qualcosa che non doveva esserci mi fece irrigidire. O meglio, il silenzio c'era sempre in una biblioteca, ma era come se nessuno ci fosse.
Mi guardai attorno: la grande sala era deserta. Ma mi sbagliavo, perché tra due scaffali lontani, nella penombra, gli occhi di Mildred brillarono minacciosi.
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Deimon 3 - La congiura del Demonio
Paranormal«So cosa significa non avere nessuno su cui contare oltre il proprio amore - e parliamo di Bloodwood, quindi, non sempre va tutto come ci si aspetta. L'eternità è una vera noia senza qualche sorpresa del destino, ma la famiglia imperiale ha preso qu...