Capitolo 17

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"Quindi, se ho capito bene, i Creatori di Portali sarebbero una specie di maghi in grado di... rendere vero ciò che leggono e scrivono?" chiedo, sedendomi sul bordo della strada e guardando Alex accigliata.
Lui sospira e si siede accanto a me.
"È più complicato di così, ma si, in un certo senso, è come hai detto tu" si passa una mano sul viso e poi rimane a guardare il cielo. Sembra quasi che cerchi lì, in mezzo alle nuvole grigie e cariche di pioggia, qualcosa che lo ispiri nella sua spiegazione. Eppure quando mi ha parlato di questi 'Creatori di Portali' sembrava così convinto e sicuro di sé...
"Ma cosa c'entrerebbe questo con quello che mi è successo? - chiedo ancora, sospirando e scuotendo la testa - Guarda che sono ancora disponibile ad accompagnarti al manicomio..." aggiungo poi, cercando di fare una battuta.
Alex rimane a fissare il cielo ancora un po', una ciocca di capelli scuri che gli copre metà del volto.
"È uno dei primi segni con cui si manifestano i poteri" dice senza spostare la testa, con un tono di voce basso e monocorde. Sembra che sia in una sorta di trance.
"Ehi, Alex, è tutto a posto?" chiedo scuotendogli la spalla. Non mi piace vederlo così passivo, mi sembra di parlare con un muro.
"Si, tutto a posto. Stavo solo pensando che spiegare questa cosa non è affatto semplice" risponde, appoggiando la mano sopra la mia e spostando la testa per guardarmi.
"Figurati capirla" ribatto io, ridendo.
Ride anche lui, una risata ruvida e calda, che mi lascia senza fiato.
"Lo so che è difficile capire, ma prima di adesso non mi rendevo conto di quanto potesse essere complicato spiegarla. Pensavo che ogni Creatore di Portali avesse una specie di manuale a cui affidarsi, quando l'unica cosa che abbiamo sono i libri e la nostra fantasia. Quando troviamo persone simili a noi, che non sono nemmeno a conoscenza del loro dono... beh, non è proprio una cosa semplice" si ferma di nuovo e torna a guardare il cielo, che si ingrigisce sempre di più.
Ripercorro mentalmente le sue parole, che mi appaiono ancora arcane e prive di senso. In che senso abbiamo solo i libri e la fantasia? In che senso siamo? Ma soprattutto, cosa siamo? E perché io? Perché lui?
Sento i dubbi e le domande crescere sempre di più, simili ad un palloncino che si gonfia e diventa sempre più grosso, sino a quando non scoppia.
Ho paura. Una paura irrazionale, dato che nulla di quello che mi ha detto Alex è possibile o spaventoso.
Forse mi faccio solo troppi problemi e dovrei cercare di sognare un po' di più. In fondo che male può fare? Nessuno è mai morto per colpa di un sogno.
"È meglio andare - dice lui poco dopo, interrompendo il silenzio e il filo dei miei pensieri - Tra poco dovrebbe piovere"

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