Capitolo 4

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Cammino per strada, stringendo al petto il diario e con le cuffiette nelle orecchie.
Give me all your poison, and give me all your pills, and give me all your hopeless heart and make me hill
Canticchio anch'io, sulle note di Thank you for the venom, felice per il bel pomeriggio. Era da tanto che non mi sentivo così leggera.
Guardo il cielo, che si sta scurendo lasciando intravedere le prime luci della notte, rivelando che Settembre è orami passato e sta lasciando il posto ad un Ottobre sempre più buio e freddo.
Fisso la luna, e mi perdo in quel cerchio chiaro, bianco come il latte, che sembra un occhio che veglia sulla Terra, senza però intervenire per impedire la sofferenza umana.
Sospiro e riabbasso gli occhi sul marciapiede, cercando di dimenticare questo pensiero e riacquistare la felicità che avevo addosso prima di fissare il cielo. Ma la felicità è così: una volta che ha raggiunto il culmine, non fai in tempo a godertela che è già sparita.
Apro il cancello verde che porta al giardinetto di casa mia, a cui mia mamma dedica ogni sua attenzione, come se ogni fiore o cespuglio potesse sentire il suo affetto.
Cammino per un po' attraversando il prato verde, tagliato alla stessa altezza, non un filo fuori posto, quindi mi fermo davanti alla porta e cerco le chiavi nello zaino, facendo cadere l'astuccio.
Infilo la chiave nella toppa, quindi spingo la porta e entro in casa, lasciando che la luna e il cielo si stacchino da me per qualche secondo.
Salgo per i gradini in marmo chiaro che portano in camera mia.
Abbasso la maniglia della porta e la spingo, quindi appoggio il diario sulla scrivania e mi sdraio sul letto, esausta.

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