Capitolo 31

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Piccola nota:
Ehila wattpadiani! Scusate se stasera sono un po' in ritardo, ma ho avuto veramente tantissime cose da fare.
Spero che il capitolo vi piaccia e che sentiate "Occhi profondi" di Emma Marrone mentre lo leggete.
Buona lettura!

Rimango ferma, lo sguardo perso nello schermo nero del telefono.
"E adesso?" mi chiedo, posandolo sulla scrivania.
Che cosa farà Alex? Che cosa farò io? Uscirò? Lo andrò a cercare? Lui verrà? O si è già riaddormentato? E se è andato a cercarmi, dove è ora? Al parco? O sta venendo qui da me?
Guardo ancora una volta l'orologio: le due e cinque.
Mi mordo l'interno della guancia, ormai pieno di segni.
Come mi è potuto venire in mente di chiamarlo a quest'ora di notte? Perché ho riattaccato senza aspettare una risposta?
Inizio a girare per la stanza, cercando di scaricare in qualche modo la tensione che si sta accumulando sempre di più.
"Potrei chiamarlo di nuovo" bisbiglio fermandomi per qualche secondo.
Scuoto la testa.
No, non funzionerebbe. Probabilmente metterebbe giù il telefono senza nemmeno ascoltare quello che ho da dirgli.
Inizio a colpire leggermente il diario contro la gamba sinistra.
"Che cosa faccio?" mi chiedo di nuovo, sapendo che non avrò comunque una risposta da darmi.
Mi siedo sul letto, esasperata, incrociando le gambe sui cuscini sparsi sopra tutta la coperta.
Perché devo sempre complicarmi la vita, facendomi prendere la mano da stupidi e futili attacchi d'ira?
Poso il quaderno e inizio ad accarezzarmi il tatuaggio sulla mano destra con un dito.
Su è giù, su è giù, componendo lentamente dei piccoli cerchi.
Focalizzo tutte le mie attenzioni su questo movimento.
"Almeno smetterò di farmi domande per qualche secondo" penso, desiderando intensamente di potermi dimenticare tutto almeno per un minuto.
In poco tempo sento la mia testa svuotarsi, come se qualcosa mi stesse trascinando via. È una sensazione così strana!
Inizio a contare i miei respiri, sempre più profondi.
Uno... due... tre... quattro...
Vado sempre più piano, come se stessi per addormentarmi, sino a quando non sento un ticchettio ripetitivo e continuo riproporsi con sempre più insistenza.
Cerco di non darci peso. Sarà solo un albero che sbatte contro la finestra.
Eppure non mi sembrava di fosse così tanto vento...
No, dev'essere solo un albero.
Mi alzo e vado verso la finestra, quindi guardo fuori.
Davanti a me riesco a distinguere solo le foglie dell'albero nel giardino dei vicini, che paiono quasi argentee sotto la luce fredda della luna. Ondeggiano leggermente, sospinte dal vento che inizia a farsi sempre più freddo.
Chiudo gli occhi e mi appoggio al vetro.
Era solo l'albero. Ma in fondo, cos'altro poteva essere?
Deglutisco, cercando un'ultima volta di scollegarmi dalla realtà, senza dover più tornare alle mie domande, ma il ticchettio riprende.
Apro gli occhi e guardo fuori, certa di trovare i rami dell'albero che sbattono contro la finestra.
Improvvisamente faccio un salto indietro.
"Non può essere" dico, guardando gli occhi verdi che mi fissano da dietro il vetro.
"Non può essere"

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