Capitolo 53

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Piccola nota:
Salve wattpadiani!
Come state? So che settembre non è un bel periodo per nessuno, con il tanto famigerato ritorno alla routine, ma... chiedere non costa nulla, no?
Spero che per ognuno di voi sia comunque un bel periodo, in particolar modo per i ragazzi che, all'improvviso, hanno visto l'estate finire. Non preoccupatevi troppo, okay? Le cose andranno come devono andare.
Ma, tornando a noi e a Clare, ecco il nuovo aggiornamento!
Vi consiglio di ascoltare The End, stavolta: un'altra canzone dei My Chemical Romance.
Spero che vi piacciano sia il capitolo che la canzone: finalmente sento di aver scritto qualcosa che mi piace.
Magari lasciatemi un commento dicendo che cosa ne pensate: sarebbe di grande aiuto.
Che dire ancora? Buona lettura!

"Vai avanti, quindi gira a destra al primo corridoio" Dice Meredith, mentre cammino seguendo le sue indicazioni apparentemente senza senso. È da un quarto d'ora che continua a farmi svoltare a destra e sinistra, portandomi in corridoi stretti ed in immense sale addobbate a festa: chissà quanto è grande la Villa?
Insomma, vista da fuori sembra solo un po' più grossa di una normale villetta monofamiliare, ma dentro? Dentro è un continuo scoprire posti nuovi, accompagnato da un innaturale e incostante cambio di luci, come se le stanze si trovassero contemporaneamente vicine e lontane anni luce fra loro.
"Gira di nuovo a sinistra" dice di nuovo Meredith, mentre passiamo in un corridoio imponente, ricco di arredi sfarzosi: uno stile completamente diverso da quello dell'ingesso in cui Tom ha accolto Alex e me la scorsa sera...
Cavoli. Chissà come stanno i ragazzi. Non avrei dovuto correre via a quel modo, non avrei dovuto...
All'improvviso finisco lunga distesa a terra.
"Ehi, stai attenta!" sento dire da una voce acuta e femminile, con un che di infantile presente nel tono e nella cadenza delle parole.
Mi passo una mano sulla gamba dolorante, alzandomi in piedi.
"Io... scusa, non volevo" balbetto, guardando la ragazza seduta per terra di fronte a me.
È magra e piccolina, con grandi occhi chiari, in contrasto con il colore scuro della pelle. Una nuvola di ricci biondi le incornicia il viso, un sorriso a metà tra preoccupazione e disapprovazione le distorce le labbra in una strana smorfia.
Si alza in piedi, passandosi le mani sulle gambe fasciate dai jeans, quindi si china per prendere qualcosa da terra.
"Clare -dice Meredith, quasi in un bisbiglio- Vedi quel libro?"
Annuisco leggermente, notando che l'oggetto tra le mani della ragazza è un tomo dall'aspetto antico e consumato.
"È quello che stai cercando" dice quindi lei, con la voce carica di ansia e trepidazione.
I miei occhi si illuminano a quelle parole ma, proprio quando sto per tendere una mano per afferrarlo, la voce della ragazza in piedi davanti a me arriva pungente alle mie orecchie.
"Chi sei?" domanda schietta, senza alcuna vergogna.
"Io, ugh, ehm... Sono Clare. Clare Black. Mi spiace di esserti venuta addosso..."
Mi interrompo, aspettando che dica il suo nome.
"Juliet. Mi chiamo Juliet. Il mio cognome è Williams. E vai tranquilla: capita di essere assorti nei propri pensieri e non notare chi si ha davanti" dice, scuotendo la mano con noncuranza e sistemandosi la felpa troppo grande che le ricade, sformata, sulle spalle e sui fianchi.
"Allora? Che ci fai qui?" chiede, spalancando quegli occhi grigi e magnetici che campeggiano sul viso scuro.
"Io... -esito un attimo, ma poi decido di parlare: dirle che sto cercando il libro che stringe fra le braccia, forse, è l'unico modo per riuscire a dargli almeno un'occhiata- Stavo cercando quello" rispondo, guardando il libro con aria eloquente.
"Cosa?" chiede lei, disorientata, guardandosi addosso. È buffo come, fra tutte le cose che sta scrutando, persa, abbia proprio ignorato il volume che stringe.
"Il libro" dico, facendo un cenno del capo verso l'oggetto.
"Oh, questo -il suo sguardo si rabbuia all'improvviso, come coperto da una nuvola temporalesca- Clare, che ne dici di andare un po' in giardino? Ho bisogno di parlarti"

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