Chris mi propose di pagare interamente lui le spese di quel mese e nonostante tutte le mie proteste, ne fui sollevata.
Verso sera ricevetti una chiamata da Allison, mi ricordai improvvisamente di averla lasciata a mensa senza più spiegazioni, sentendomi una pessima amica.
«Elsa, dove diavolo sei finita!?»
«Ciao anche a te» scherzai, sorridendo per la prima volta dal rientro a casa. In tutta risposta, ricevetti un suo sbuffo. Mi scusai per non essermi più fatta sentire.
«Sei a casa?» Mi perdonò velocemente.
«Si, certo.»
«Bene.»
«Perché "bene"?»
«Perché non ero sicura che fossi a casa e rischiavo di fare un viaggio a vuoto.»
«Che vuol dire?» Chiesi confusa, con un sospetto.
«Sono sotto casa tua. Però devi dirmi a che piano sei perché rischio di perdermi.»
Entrai leggermente nel panico e mi sedetti sul letto, dove prima ero sdraiata comodamente. Non avrei certo potuto dirle di tornarsene a casa.
«Secondo piano. . . prima porta a sinistra.» Risposi con un po' d'indecisione.
Lei chiuse la chiamata e io ebbi appena il tempo di realizzare la situazione prima di precipitarmi in soggiorno, senza un motivo, perché non potevo cambiare le cose: lei avrebbe visto Chris, avrebbe capito che vivevo con lui e non con i miei genitori, che c'era, inspiegabilmente, anche la mia sorellina e io sarei stata obbligata a dirle tutta la verità, subirmi un paio di bellissimi occhi diventare quella maledetta espressione penosa e tutto il nostro possibile rapporto d'amicizia sarebbe stato sostituito da frasi e gesti dettati dalla commiserazione che provava nei miei confronti ed io non avrei mai capito se fosse veramente mia amica. Tutto sarebbe andato a rotoli.
Il campanello suonò e io andai ad aprire la porta, sconfitta. Pensai che magari non era destino che avessi lei come amica. Che cosa crudele.
Quando aprii la porta, Allison si fiondò dentro, accennando un saluto per poi parlare velocissima.«Ora andiamo in camera tua e mi spieghi bene questa cosa di Matt, perché posso capire il "ti chiamo dopo" perché non volevi restare in sua presenza, ma se poi non mi chiami più, io impazzisco, non so se capisci.» Io rimasi stupita dalla sua entrata e dopo i primi secondi la condussi in camera mia, anche se me ne pentii subito dato che la mia stanza raccontava la mia situazione meglio di tutta la casa e la presenza di Chris e Emily messi insieme. Ma, ancora una volta, non fece caso a niente in particolare e dopo essersi seduta sul letto mi guardò ansiosa, aspettandosi che cominciassi a raccontarle tutto come una ragazzina in preda agli ormoni.
«Quindi?» Mi sollecitò ancora con gli occhi. «Parla.»
Chiusi la porta dietro di me tentai di prendere tempo.«Come facevi a sapere dove vivo?»
«Hai detto di abitare difronte a Matt» mi rispose con ovvietà. «E non ci provare.» Mi ammonì puntandomi un dito contro.
«A fare cosa?» Chiesi innocentemente.
«Ho gli occhiali ma non sono cieca; visto perfettamente che Matt ti ha seguita fuori dalla mensa.» Mi indicò con un dito accusatorio.
Poggiai la schiena contro la porta e abbassai lo sguardo.«E allora?»
«E allora?! Cosa vi siete detti?» Gesticolava nervosamente.
Dopo alcuni secondi di riflessione dissi: «Mi ha chiesto scusa.»
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Profumo di stelle #wattys2020
ChickLitMiami, giorni nostri. Elizabeth Sandrey ha appena perso i genitori a soli sedici anni. Un paio di anni più tardi, deve occuparsi lei della sorella minore Emily e con l'aiuto di Chris, Elizabeth riesce a stabilirsi in un nuovo appartamento, in una nu...