capitolo 11

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Una porta, chiusa con violenza in lontananza, mi destò dallo stato di trans facendo in modo che riprendessi consapevolezza di me e di ciò che sarebbe successo se non mi fossi imposta di allontanarmi il prima possibile. Infransi quel momento prendendo le distanze da lui e l'imbarazzo invase il mio corpo, mettendo in allarme il mio cuore.

Matt fu il primo a rompere lo strano silenzio, dopo essersi schiarito la voce.
«Ti va di uscire da—» stava sicuramente pensando ad un posto in cui portarmi mentre si guardava intorno.

«No» mi affrettai a dire.
Lui mi guardò, la fronte corrugata a coprire quelle pozze dorate.

«Nemmeno per una boccata d'aria fresca?» Propose speranzoso. Non so cosa lo indusse a rinunciare finalmente a chiedermi un appuntamento e forse io ero ancora in trans, o mi fece un incantesimo con gli occhi, o forse agii semplicemente senza pensare, perché annuii e insieme ci dirigemmo verso l'uscita. Uscimmo in silenzio dalle porte laterali della scuola e camminammo insieme verso il giardino che stava dietro l'edificio, ci sedemmo sull'erba ancora umida, la grande ombra dell'edifico alle nostre spalle che non le permetteva di godere del sole alto nel cielo, e per circa dieci minuti nessuno dei due disse una parola. La situazione stava diventando irritante. Dopotutto, lui mi aveva chiesto di prendere una boccata d'aria, eppure non spiccicò parola. Volevo a tutti i costi strappare quel velo di silenzio fastidioso.

«Non li detesti anche tu?» Provai ad iniziare una conversazione.
Matt mi lanciò una breve occhiata, prima di tornare a far vagare lo sguardo sulle case oltre la bassa recinzione.

«Cosa?» Chiese a bassa voce. Mi parve così strano: Matthew Prismore che evitava il mio sguardo e parlava a bassa voce, come se fosse stato insicuro.
Tentai di non perdermi nell'osservarlo e risposi.

«I silenzi imbarazzanti.» Come se non avessi detto niente, un altro silenzio calò su di noi.

«Posso farti una domanda?» Mi chiese finalmente poco dopo.

«Certo» risposi, tentando di immaginare il motivo per cui fosse tanto silenzioso.

«Però devi essere sincera.» Strappò un filo d'erba e iniziò a torturarlo con le dita.
Incrociando il suo sguardo per un secondo e mi parve strano vedere, nella sua espressione, riluttanza al pormi la domanda.

«Va bene.»

Impiegò qualche secondo in più. Il suo volto esprimeva una serietà che mi destabilizzò sul momento, poi qualcosa cambiò.

«Davvero trovi che Trash sia più attraente?» Apparve il gioco nei suoi occhi. Sorrisi ripensando alla pessima battuta di quella mattina e abbassai lo sguardo su un punto indefinito del prato.

«Certo» scherzai con sarcasmo. «Non c'è niente di più sexy di un giocatore di football con un testone pieno di steroidi.» Forse non resi abbastanza chiaro che stavo scherzando perché Matt mi rivolse uno sguardo che mi fu impossibile decifrare. Era come perso da qualche parte nella sua testa e questo mi fece pensare che dopotutto, forse qualcosa in comune ce la potevamo anche avere.

In quel momento avrei dato un braccio per sapere quali pensieri lo stavano trattenendo da qualche parte, lontano dalla nostra vuota conversazione.
Lo guardai dritto negli occhi ed ebbi la netta sensazione che stesse per dire qualcosa, che stesse solo cercando il coraggio di aprire la bocca e parlare, ma trascorse un minuto pieno prima che qualcosa nel suo sguardo mutasse e mi guardò in modo diverso.

«Perché non vuoi uscire con me?» Lui era diverso.
Fu come se stessi parlando con un'altra persona. Il modo in cui aveva posto la frase, il tono, il suo volto quasi imbarazzato. . . non lo so; mi fece pensare che gli importasse davvero. Che non era solo una mia illusione la delusione che mi era parso di vedere nei suoi splendidi occhi dorati, ogni volta che rifiutavo un suo invito.
Non seppi cosa rispondere, inizialmente. Ma se teneva realmente a quella cosa, pensai, sarebbe valsa la pena provare a conoscerlo un po' meglio.
Matt non interruppe il contatto visivo, con cui mi parve che mi stesse quasi supplicando. Erano occhi troppo profondi quelli in cui mi stavo immergendo, mi stavano risucchiando in un vortice di emozioni che non ero in grado di controllare. Erano occhi sinceri. Non mi era mai capitato di incontrare occhi così trasparenti e non ebbi il coraggio di guardare oltre. Interruppi nervosamente quel contatto e guardai un punto indefinito oltre la recinzione.

Profumo di stelle #wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora