Esattamente alle sette e trentadue, mentre dormivo tranquillamente nel caldo tepore delle mie coperte, il mio cellulare si mise a squillare.
Infuriata con chiunque avesse avuto la brillante idea di chiamarmi a quell'ora dopo essere andata a letto alle tre del mattino, cercai a tastoni il telefono sul comodino per rifiutare la chiamata e tornai a dormire.
Ero appena riuscita a prendere sonno quando la mia suoneria riprese a infastidirmi.
Convinta che gli unici demoni a chiamare la domenica mattina, prima delle nove, potessero essere solo quei robot delle offerte telefoniche, rifiutai di nuovo la chiamata con la speranza che chiunque mi stesse disturbando capisse che non avevo alcuna intenzione di rispondere. Ma il cellulare continuò.
Rifiutai di rispondere altre due volte, prima di acquistare un briciolo di lucidità e spegnere definitivamente il cellulare.
Finalmente la pace. Il silenzio. E prima di rendermene conto, già dormivo al calduccio. Riuscii a riposare circa venti minuti prima che il campanello di casa mi facesse saltare per aria dallo spavento.
Continuò a suonare imperterrito per alcuni secondi che mi sembrarono ore.
Scostai le coperte con malavoglia e mi diressi verso la porta d'ingresso, pronta a liberare con piacere la Terra dall'esistenza superflua dell'essere immondo che stava al di là di quella porta. Mentre passavo davanti alla stanza di Chris, mi chiesi se avesse un sonno così profondo da non sentire il campanello o se stesse solo facendo finta per farmi esasperare. Comunque, aprii la porta e davanti mi si presentò l'ultima persona che avrei voluto vedere al mondo, anche se in quelle circostanze sarei stata capace di mandare all'inferno una suora.
Io lo squadrai dalla testa ai piedi: i suoi occhi dorati sembravano brillare, come il sorriso che aveva stampato in faccia; aveva un giubbotto di pelle nera che gli fasciava il busto e teneva le mani nelle tasche dei soliti jeans.
«Elsa!» Esclamò con un tono fin troppo alto per i miei gusti. «Finalmente, iniziavo a pensare che stessi ancora dormendo.» Non riuscendo ancora a svegliare al mie corde vocali, gli lanciai un'occhiataccia che parve non notare. «Ci ho messo un po' per trovare l'appartamento giusto.» Continuò, guardandosi intorno, come se fosse assolutamente normale il fatto che si trovasse sulla porta di casa mia alle otto di domenica mattina.
«Sapevi che la coppia di vecchi qui affianco tiene una mazza da baseball vicino alla porta?» Quando terminò di parlare mi rivolse uno sguardo interrogativo, probabilmente chiedendosi per quale motivo non lo avevo ancora fatto entrare e nonostante l'aria gelida che mi stava ibernando i piedi scalzi, rimasi impassibile, davanti a lui, sforzandomi con tutta me stessa di attivare qualche nascosto potere omicida.«Che succede?» Udii una rauca voce familiare dietro le mie spalle. Quando mi voltai, come avevo supposto, trovai Chris che ci stava venendo in contro con indosso solo un paio di boxer. Io davvero non mi capacitavo di come riuscisse a dormire in quel modo senza avere freddo.
"Ma che tempismo!" pensai, "non potevi alzarti giusto qualche secondo prima e aprire tu?" ma non lo dissi.
Naturalmente non si aspettò una vera risposta da me.
«Elsa, cristo, fa freddo. Chiudi quella porta.» Mi disse con la voce impastata dal sonno, ma non mi diede il tempo di fare come aveva detto, che fece entrare l'intruso e chiuse la porta il più velocemente possibile.
Quando spostai il mio sguardo su Matt notai che ora non aveva più quel sorrisetto con il quale era piombato nel mio giorno di riposo, ma la mascella contratta e potei vedere bene che il suo corpo si era irrigidito nell'arco di pochi secondi.
Chris osservò per un po' Matt e riuscì finalmente a mettere a fuoco la situazione.
«Che ci fai qui?» Chiese, facendo la domanda che mi girava nella testa da quando avevo aperto la porta. Contemporaneamente mi domandai se fosse possibile approvare una legge contro le intrusioni domenicali, una sorta di multa per chi disturbasse prima delle dieci. O magari i lavori forzati.
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Profumo di stelle #wattys2020
ChickLitMiami, giorni nostri. Elizabeth Sandrey ha appena perso i genitori a soli sedici anni. Un paio di anni più tardi, deve occuparsi lei della sorella minore Emily e con l'aiuto di Chris, Elizabeth riesce a stabilirsi in un nuovo appartamento, in una nu...