Capitolo 25

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I ricordi sono la parte peggiore quando si tenta di lasciarsi qualcosa alle spalle. I ricordi tornano sempre ad affliggerti, e a scatenare il tormento che si portano appresso è sempre un dettaglio insignificante.
Quella volta fu un profumo.

Camminavo diretta alla lezione di calcolo della terza ora, quando qualcuno che mi passò accanto trasportò una scia dello stesso profumo di mia madre.

Era quello che metteva ogni volta che mio padre tornava a casa ed era una delle poche donne che ancora lo usava per impregnare le lettere che gli mandava.
"Fa sempre bene sentire il profumo di casa quando sei lontano." diceva sempre quando scrivevamo insieme a papà. Mi bloccai nel mezzo del corridoio e mi guardai intorno, come se ritrovando la persona con quel profumo avessi potuto ritrovare lei.
Poi venni disgustata da quel pensiero. Come se nessuno avesse il diritto, o fosse quantomeno degno, di indossare il profumo di mia madre.

Mi costrinsi a mantenermi logica e tentai con tutta me stessa di essere distaccata, ma non era una cosa semplice. Le mie caviglie sembrarono tramutarsi in osmio puro, che appesantì ogni mio passo quando il mio corpo mi condusse fino all'aula.

Mi sedetti di fianco a Matt senza rendermi effettivamente conto di chi mi circondasse.
Una piccola parte del mio cervello continuava a lavorare normalmente, anche se soffocata dalle emozioni. Sapevo di dovermi contenere, di salutarlo, almeno, per fargli credere che andasse tutto bene, ma il mio cervello non faceva altro che inviare in continuazione il ricordo di quel profumo.

«Stai bene?» La voce di Matt arrivò alle mie orecchie ma non sapevo se la mia reazione fosse stata in ritardo o no.
Annuii cercando di essere il più convincente possibile. Forzando addirittura un sorriso, ma non sapevo se ci fossi riuscita.

Per tutta l'ora mi concentrai solo sulla mia respirazione, per tenere sotto controllo il mio corpo e soffocare con un sospiro quel fastidioso pizzicore alla gola che accompagnava il ricordo di mia madre nel letto dell'ospedale. Anche quella notte una minuscola traccia di profumo era rimasta aggrappata alla sua pelle. Si era immersa in due grossi spruzzi per uscire con papà a cena.

Mi accorsi della fine della lezione solo quando il movimento attorno a me mi riportò alla realtà, quindi mi alzai anche io e abbandonai la stanza con fare meccanico. Sentii il professor Train chiamarmi, prima che oltrepassassi la porta, per dirmi qualcosa riguardo gli approfondimenti che mi aveva consegnato. Io annuii debolmente, senza nemmeno guardarlo, e me ne andai. Le mie azioni erano dettate dall'abitudine, mentre la mia mente pagava il prezzo dei ricordi, per quanto cercassi di evitarli. Mai provato a non pensare a qualcosa?

«Elsa.» La voce di Matt era così vicina al mio orecchio che mi fece voltare subito verso di lui, ma prima che potessi dirgli di lasciarmi in pace mi prese la mano e mi condusse in un aula vuota lì vicino. Chiuse la porta e vi si posizionò davanti, in modo da impedirmi una via di fuga.

«Cosa ti è successo?»

Non sapevo rispondere alla sua domanda. I suoi occhi mi scrutarono per intero in cerca di una spiegazione all'assenza che non avevo saputo nascondere.
Non sarei mai stata in grado di sostenere uno sguardo come il suo.
Mi arrabbiai con me stessa quando la gola si chiuse ancora una volta. Il mio corpo aveva deciso che quel giorno aveva intenzione di crollare, ma non gli avrei permesso di farlo davanti a qualcuno che non fosse stato Chris.

«Posso abbracciarti?» Quella domanda così inaspettata mi spinse a guardarlo ancora una volta.
«Sembra tu abbia bisogno di un abbraccio.» Si spiegò.

Profumo di stelle #wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora