Capitolo 24

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Mi accorsi di avere gli occhi chiusi e di non riuscire a vederlo. Dovetti pensare chiaramente all'atto di sollevare le mie palpebre perché queste obbedissero.

«Ho bevuto ancora.» Non sapevo per quale motivo mi sentii in obbligo di comunicarglielo.

«Lo so.» Lo sentii ridere, era quella risata bassa che adoravo. Quella che ricordavo di aver sentito la prima volta che ci eravamo visti, quando stava scappando dal professore panciuto.

«E ho trovato qualcuno con cui divetir. . .divel . . .mhm, che mi voleva.» Finii per dire e mi sforzai per tenere gli occhi aperti mentre parlavo, anche se gli occhi non servivano per parlare, allora perché dovevo tenerli aperti?

«So anche questo, vi ho visti.» Nonostante il tono neutro che utilizzò io avvertii la sua delusione, lo sentii spostarsi e prendere posto vicino a me. «Ha fatto in fretta.» La sua voce venne distorta dal sorriso amaro che si dipinse sul suo volto.
M

i tirai su con fatica e per poco non caddi da seduta. Stupida forza di gravità.


«Non ci ho fatto niente.» Dissi lentamente, ma non mi sentivo in colpa. Non riuscivo a non pensare che quel ragazzo aveva delle labbra fantastiche e non mi era dispiaciuto sentirlo contro di me.
«Adam si è messo in mezzo.» Sputai con disappunto.

Matt sospirò. «Non mi devi spiegazioni.» Continuò a non volermi guardare.

«Credevo che tu mi volessi.» Confessai in un sussurro, tentando di sembrare lucida. «Voglio che tu mi vuoi.» Continuai a parlare rendendomi conto del fatto che non mi sarebbe stato possibile, in alcun modo, sembrare meno ubriaca di quanto fossi realmente. Finalmente ottenni i suoi occhi su di me, Matt mi guardò come se fosse triste.

«Sei ubriaca, Elsa. Non sai cosa fai.» Mi riprese.

«Solo gli ubiachi dicono la vera. . . verità.» Sussurrai, ero consapevole di aver storpiato qualche parola, ma non capivo quale, quindi lasciai perdere. Ero così vicino a lui che il mio corpo reagì al suo sguardo, unito al lieve contatto delle nostre spalle. Un brivido mi percorse interamente. Una scarica elettrica che mi spinse a sporgermi verso di lui per poggiare delicatamente le mie labbra sulla sua guancia. Ma non lo feci.
M

att sostenne la sua posizione seguendo il mio ragionamento dettato dall'alcol.

«Peccato che le persone poi fanno di tutto per tornare a nasconderla, una volta sobrie.» Spostò l'attenzione davanti a sé. «Anche se questa fosse la vera te, domani ti pentiresti di tutto e non me lo perdoneresti mai.» Parlava con tristezza.

«Okay.» Riacquistai un briciolo di lucidità, abbandonando la missione di buttarmi su di lui. «Ma prometti che userai questa festa per convincermi. Ti prego, non mollare quando sarò sobra, sobia, sobrea.» Poggiai la testa sulla sua spalla, rinunciando a cercare la parola giusta e osservai il cielo scuro sopra di noi. Le stelle erano quasi invisibili a causa della luce che proveniva dalla città.

«Te lo prometto. Se mi dici perché hai bisogno che ti convinca, quando ora hai fatto capire ad entrambi che ti piaccio.»

Il freddo divenne insopportabile quando il vento crebbe abbastanza da artigliarmi il collo scoperto. Sapevo di dover rientrare per non ritrovarmi un ghiacciolo al posto del naso ma davvero non volevo alzarmi. Ad un certo punto mi venne il dubbio di essere incollata al terreno tramite uno strato di ghiaccio, come una lingua attaccata al palo.

Profumo di stelle #wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora