«Sono felice che abbiate sistemato le cose tra di voi.»
La voce di Jack mi faceva compagnia mentre aspettavo che l'asciugatrice finisse il bucato. Detestavo la lavanderia del mio palazzo, le luci non erano mai tutte funzionanti e c'era un odore strano che sembrava quello di una scatola di cartone ammuffita.
«Anche io.» Sorrisi involontariamente.
Gli avevo raccontato praticamente tutto quello che era successo il giorno prima, omettendo il litigio con Chris.
«A proposito di coppiette felici, sei riuscita a sentire Allison?»
Stavo per chiedergli la stessa cosa. Allison ci aveva riferito che Adam le aveva detto di avere una sorpresa per lei, ma al momento non sapeva altro e ci avrebbe chiamati in seguito.
«No. Ancora niente.» Risposi rassegnata.
«Credi che dovremmo preoccuparci?»
«Per cosa?»
«So che i genitori di Adam andavano in settimana bianca, lui le ha parlato di una sorpresa...devo mandarti un disegno?» Riuscii a sentirlo sorridere attraverso il telefono.
«Ho capito.» Gli assicurai. «Probabilmente è per questo che non ci ha chiamati.»
Era talmente presa da Adam che avrebbe potuto dimenticarsi anche il suo nome.
«Hai ragione, troppo impegnati a scopare come conigli. E dimmi...» avvertii il suo tono subdolo iniziare qualcosa di potenzialmente imbarazzante. «Tu e Matt state riprendendo fiato tra un round e l'altro, in questo momento?»
«Vuoi davvero parlare di questo?»
«Allison non c'è. Ho pensato di doverla sostituire per le chiacchiere tra donne.»
Il vecchio macchinario suonò tre volte per avvertirmi che aveva finito il suo lavoro.
«Salvata dal bucato! Ti devo lasciare.» Lo salutai.
«Va bene amo.» Rispose in falsetto prima di attaccare.
***
Chris ed io ci rivolgevamo la parola esclusivamente in presenza di Emily e solo per le cose essenziali.
Alla fine aveva deciso di non andarsene, ma ora non potevo non pensare che avrebbe voluto. Che eravamo solo un peso per lui, una promessa da mantenere.Parlai a Matt del nostro litigio e lui propose ancora una volta di tirarsi indietro.
«Non voglio che tu perda un amico per colpa mia.» Aveva detto.
Non avevo nemmeno risposto a quell'insana idea di lasciarlo e lo avevo baciato fino a quando mi ero ricordata che ci trovavamo nel bar rosso, con altra gente intorno a noi.
Durante il periodo tra le vacanze del Ringraziamento e le vacanze natalizie il clima a scuola era strano.
I professori sembravano bramare le ferie più di noi, ma tentavano in ogni modo di non farcelo notare, quindi intensificarono le lezioni. Ciò non valeva assolutamente per l'arpia di lettere, lei era bastarda come sempre.
Stavo scarabocchiando vicino ai miei appunti quando mi richiamò con quella sua vocina rugosa.
«Signorina Sundrey.» Disse storcendo il naso e sistemando le spesse lenti su di esso. «Mi aiuti, questo è il corso di letteratura inglese?»
«Si, professoressa.» Dissi per esteso. Più di una volta mi era capitato di chiamarla "prof." e si era infuriata, il collo le era diventato paonazzo e le rughe si erano intensificare mentre mi faceva una lezione aggiuntiva di come l'abbreviazione potesse essere usata solo per il linguaggio informale e che lei non era certo mia sorella.
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Profumo di stelle #wattys2020
Literatura KobiecaMiami, giorni nostri. Elizabeth Sandrey ha appena perso i genitori a soli sedici anni. Un paio di anni più tardi, deve occuparsi lei della sorella minore Emily e con l'aiuto di Chris, Elizabeth riesce a stabilirsi in un nuovo appartamento, in una nu...