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Mike
Ero in ospedale da Zak sapendo che Diana aveva da fare con Nina. Il venticinque settembre ci saremmo sposati, cioè tra una settimana, precisamente giovedí.

-Allora quando potrà uscire di qui?
Chiesi ad un dottore, che pensavo fosse il capo reparto.
-Beh, le sue condizioni sono stabili, non ci sono state lesioni interni al cervello, il cervelletto promette bene e gli arti... ha bisogno di terapie, ma penso che tra domani o dopodomani il signor Loren può tornare a casa.
-La ringrazio.
Dissi, mentre il dottore usciva dalla stanza.

-Come mai tutta questa fretta per farmi uscire?
Chiese Zak mentre poggiava la sua schiena contro la spalliera del letto.
-Giovedí mi sposo Zak.
Gli dissi inarcando le labbra in un sorriso timido.
-Bella Brò!
Mi disse alzando una mano, quando gli diedi il cinque. Ridacchiammo entrambi.
-E cosa avresti in mente?
-Martedí, io e te, in un locale con alcune ragazze, sai l'addio al celibato.
Dissi ammiccando; Zak ridacchiò ancora.
-Mike ma sono ancora debole!
-A te cu penseranno le due brasiliane fratello! E comunque non voglio scuse, dovrai venire con me.
Affermai categorico. Zak annuí.
-Io ora devo andare perchè l'orario delle visite è finito, ti chiamo per organizzarci.
Dissi dandogli la mano.
-Buonanotte Mike!
-Ciao Zak.
Conclusi, per poi dirigermi in auto e andare a casa.

Quando fui davanti a casa di Nina, notai che le luci erano ancora accese e che quindi Diana era sveglia.
Senza farmi sentire, entrai nel palazzo e mi soffermai davanti alla porta d'entrata, la quale era socchiusa e dalla quale sentii Diana e Nina parlare dell'addio al nubilato. Ebbi una morsa allo stomaco quando udii che Diana aveva organizzato nel Ministry of sound di Londra, una serata a quattro con due brasiliani. Fu lí che l'ardore della mia gelosia aumentò e cercai di trovare un modo per fermarle.
Cosí voi due con i brasiliani al Ministry of sound sole solette, prima del matrimonio, mmmh capisco. Ci vediamo martedí, donne.
Pensai, per poi prendere la macchina e dirirgermi in quel locale.

Ovviamente usai il navigatore, visto che non ero delle parti, e dopo quindici minuti fui lí.

All'esterno mostrava un palazzo molto alto, circa 30 metri, al cui fianco emergeva il simbolo e la scritta del locale, con una corona su di essi. Una volta entrati, c'era un lungo corridoio con luci soffuse che si alternavano tra il rosa, il verde o il blu e, avanzando, si entrava in una sala dove erano posti alcuni tavoli apparecchiati per bene, che davano le sembianze di un ristorante lussuoso, ma ovviamente quei tavoli, se spostati, davano luogo ad una discoteca.
Di fronte a questa sala, c era uno spazio Dj e al centro di essa, anche una sfera a mosaico silver che rifleteva le luci sulle pareti bianche facendole sembrar colorate.
Al lato sinistro della sala, c'era, come in ogni discoteca, l'area bar, al cui interno dominavano ogni tipo di alcool e bevande varie, soffuse anche loro da alcune luci verdi.
-Le serve un aiuto?
Chiese una voce maschile facendomi sobalzare.
Era il proprietario del Ministry.
-Oh si certo. È qui che organizzate anche addii al celibato/nubilato?
-Beh si, proprio in settimana ne abbiamo uno.
-Ah, posso sapere in cosa consiste e anche chi ha prenotato il locale per la settimana prossima?
- Mi segua.
Disse, per poi dirigermi nel suo ufficio.
Anch'esso era piuttosto moderno. Ai lati della stanza c'erano delle mensole con su dei libri di vario genere, e di fronte a me, cioè al centro della stanza c'era una grande scrivania di legno scuro e dietro di essa una sedia in pelle nera. Il capo del Ministry, giaceva su di essa e apriva alcuni registri per controllare le prenotazioni. Aveva i capelli ricci e lunghi dalle spalle, di un colore marrone scuro e un paio di baffi che lo facevan somigliare  a Don Rodrigo dei promessi sposi. Indossava una camicia bianca e un jeans nero stretto, abinato ad un paio di stivali a punta neri come il pantalone. Sulla mano sinistra indossava un anello di oro sul mignolo e un rolex sulla mano destra.
Doveva esser piuttosto benestante dato il suo abigliamento e il suo modo aristocratico di comportarsi.
-Allora per la settimana prossima, Diana Smith ha prenotato il locale per una serata con due brasiliani.
Mi disse chiudendo il registro e mettendolo ne cassetto dove lo aveva estratto poco prima.
-Oh beh è proprio questo di cui volevo parlare.
Dissi poggiando le mani sulla scrivania.
-Mi dica signor?
Chiese poggiando le sue spalle lungo la sedia.
-Mi chiami pure Mike.
Lui annuíi.

Dopo aver discusso con il proprietario del Ministry of sound, decisi che ormai si era fatta ora di tornare a casa anche perchè erano passate le nove e avevo piuttosto fame.

Diana e Nina andarono a dormire, le luci erano spente, e sul tavolo c'era un bigliettino da parte di Diana che mi invitava a prenotare una pizza. Cosí feci e, dopo averla mangiata, andai anch'io a dormire, visto che domani avrei dovuto parlare con Zak di ciò che avevo scoperto.

Beh, noi ragazzi siamo cosí: noi possiamo divertirci e bere quanto vogliamo, e se desideriamo, farci anche una sveltina con la solita puttanella di turno che ti capita in una discoteca. Però ci da fastidio se ciò lo fa la nostra ragazza, siamo subito pronti a giudicare, a dire "mi hai tradito" "sei una puttana", quando poi le prime troie sono gli uomini.

Io sono un tipo che non se li crea i problemi, e che se deve ricambiare il male che mi è stato fatto, lo faccio, perchè non mi importa delle persone se ci restano male, oppure no. A qualcuno ha fatto male farmi del male? Allora io avrò pietá di chi ne ha avuta per me, e sputerò il veleno in faccia a chi lo ha sputato a me.
Io e Diana sono undici anni che stiamo insieme e ogni giorno la amo sempre di piú. Fa parte di me, ed è stata l'unica con cui facendo l'amore il cuore mi è sobalzato dal petto. Mi sento in paradiso quando la bacio, e poi quando mi sorride... Dio, è qualcosa di spettacolare. Avete presente quando sei su una giostra e l'adrelina si impossessa di te?
Beh, quando sto con lei, è cosí che mi sento.
La prima volta che la vidi, era tra i banchi di Scuola che rideva con la sua amica. Fu lí che ci fu il nostro primo sguardo, e quando si accorse di me, alzò una mano per salutarmi debolmente mentre continuava a sorridere. Fu in quel momento che persi un battito, lo stomaco si chiuse in una morsa e le mani cominciarono a tremare.
Se ci penso, mi sento uno stupido, ma se sentirsi stupidi vuol dire essere innamorati, beh, allora continuerò ad esserlo, per lei, la mia ragione di vita, la mia anima; lei: il mio tutto.

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