"Sofia, ciao." Disse il biondo sorridendomi dall'altra parte dello schermo.
Le mie gambe cominciarono a tremare, mentre il mio battito cardiaco aumentava sempre di più.
"Che vuoi?!" Sbuffai facendo scomparire il suo sorriso.
"Io...volevo parlare."Respira...tranquilla, andrà tutto bene.
"Niall, io...wow.
Ascolta...io sono ancora arrabbiata con te. Molto. Quindi, se vuoi parlare, lo dobbiamo fare faccia a faccia. Non ho intenzione di risolvere tramite una chiamata."
"O-okay, Potr..."
"No, ora devo andare.
Ci sentiamo, ciao."Spensi la chiamata nervosamente e chiusi gli occhi cercando di bloccare le lacrime.
Cosa gli passava per la testa?
Chiamare così, da un momento all'altro, dopo così tanto tempo!Mi buttai sul mio letto e mi addormentai per la troppa stanchezza e per le troppe lacrime versate.
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Il giorno seguente mi svegliai che ero un mostro.
Mi "preparai", se così si può definire, ed andai a scuola senza fare colazione.
Era una giornata soleggiata ma pur sempre gelida.
Arrivai a scuola in orario, entrai in classe cinque minuti prima della campanella.
Salutai i miei compagni e poi mi sedetti sulle gambe di Andrea in attesa dell'arrivo del professore."Ehiiii! Tutto okay?" Mi chiese Andrea dandomi un bacio sulla guancia.
"Si, credo. Tu?"
"Non ho studiato e di sicuro mi interroga. Sono fottuto."
"Cazzo! Non ho studiato nemmeno io."
"Tranquilla, tanto in inglese sei bravissima."
"Proprio..."Iniziammo la lezione ed Andrea venne interrogato.
Il poveretto prese un bel tre.
Il resto delle lezioni furono noiose.
Uscii accompagnata da un mio compagno di nome Marco.
"Sofi non alzare lo sguardo..." Mi sussurrò facendomi alzare il capo.N/A: MA CI SENTI O CHE COSA SOFIA?!
Mi bloccai di colpo.
Allungai il braccio e strinsi quello di Marco per non cadere a terra.
Lui mi guardava preoccupato mentre io continuavo a sostenere lo sguardo di Niall.Tornai alla realtà e realizzai che Niall non poteva stare lì in mezzo, da solo, tra milioni di adolescenti che uscivano dall'istituto.
Corsi verso di lui e agguantai il suo braccio entrando in auto."Ma che problemi hai? ti potevano vedere!" Dissi a pochi centimetri da lui, con il fiatone e la mia mano che stringeva ancora la sua.
"Non mi importa."
"Tu sei impazzito!" Dissi facendo per scendere dall'auto.
"No! Ferma! Lasciami spiegare..."
Mi girai a fissarlo.
Dopo tutto quello che mi aveva fatto passare era venuto lì.
"Okay."
Partimmo verso non so dove e lui iniziò a parlare.
"Mi dispiace.Sofi, mi dispiace davvero tanto. Stavo passando un periodo orribile, sono perfino arrivato al punto di lasciare i ragazzi e la musica. Ero in crisi ed in più vedevo tutte quelle persone che parlavano male di te ed io non volevo e continuo a non volere questo per te. Tu non meriti odio, tu meriti solo amore. Sei perfetta. Ho sentito il dovere di lasciarti andare per proteggerti. Io ti amo e non smetterò mai di farlo. Poi mi sono reso conto di aver fatto una vera cazzata a lasciarti perché tu eri l'unica cosa che mi faceva andare avanti. Me ne sono pentito davvero tanto. Non hai idea di quante notti insonne solo perché avevo bisogno di te a stringermi forte. Io ti amo e non me ne frega niente della differenza di età e di tipologia di vita, tu sei la mia piccola e smetterai di esserlo solamente quando tu me lo chiederai."
Ero in lacrime a fissare la strada.
Stavo provando troppe emozioni tutte insieme ed ero confusa.
L'unica cosa di cui ero certa era che lui era pentito.
Sentivo il suo tono di voce cambiare ad ogni parola, le mani che stringevano il volante in modo troppo forte mentre il suoi occhi erano lucidi."Accosta."
"Cosa?!"
"H-ho detto accosta." Fece come gli chiesi e scesi dall'auto sotto la pioggia autunnale.
Lui mi seguì fregandosene dell'acqua che lo stava lavando completamente. Mi voltai ed inizia a camminare ma fui fermata dalla sua mano stretta al mio polso.
Mi fece voltare verso lui.
I suoi capelli erano fradici, il suo sguardo intimorito e preoccupato.
Non avevo nemmeno notato che stava indossando i suoi occhiali che di solito usava quando eravamo soli a casa o in hotel.
Era bellissimo.
Era il mio amore.
"Dillo.
Niall, dillo" ripetei urlando.
Lui ci pensò un po' su e poi parlò.
"Ti amo Sofia, ti amo." urlò facendomi sorridere.
"Ti amo anche io." dissi sussurrando sulle sue sottili labbra.
Pochi attimi dopo ci ritrovammo a baciarci.
Quello fu un bacio passionale, desiderato da troppo tempo per non essere concesso.
Le sue mani mi stringevano i fianchi mentre io ero aggrappata al suo collo. Non mi ero mai sentita più amata che in quel momento.

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Skype Call.
Fiksyen PeminatPuò un piccolo gesto cambiare tutto? Può un piccolo gesto unire due anime da sempre destinate? Questa è la storia di Sofia e Niall.