Capitolo 36

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Il profumo di talco mi sveglio' dolcemente.

Con le mani tastai delle morbide coperte, e quando i miei occhi si aprirono completamente, notai che non ero più nella grotta ma bensì in una stanza da letto.

Le tende scure non permettevano al sole di entrare dalla finestra, ma riuscivo a percepire qualche spiraglio di luce.

Mi sentivo molto debole e lentamente scostai le bianche coperte e mi avvicinai allo specchio appeso al muro per vedere in che stato ero.

I capelli scompigliati, la faccia stanca, i vestiti strappati e sporchi di sangue.

Sul collo si potevano ancora vedere dei leggeri segni lasciati dai canini di quel mostro... mio zio, sulle braccia i tagli provocati da Zed erano spariti, ma nella mia memoria sarebbero rimasti, indelebili come cicatrici.

-Non ti ho sentito entrare.- dissi quando vidi nel riflesso dello specchio Joshua, seduto su una poltrona accanto al letto.

-Dovresti riposare, hai perso molto sangue.-

seguii il suo consiglio e tornai a sdraiarmi nel letto.

-Dove siamo?-

-A casa mia, al castello è un gran caos e in questo momento hai bisogno di riposare.-

Mi voltai dandogli la schiena.

-Lui non c'è più- dissi chiudendo gli occhi.

-Lui ti amava, aveva scelto di stare accanto a te e difenderti a costo della sua vita-

-Il giorno che avevamo ritrovato Tamara, lo trovai in lacrime e mi fece promettere di non lasciarlo mai e di cercare sempre di salvarmi... probabilmente sapeva già cosa sarebbe successo.- ripensai girandomi verso Joshua.

-Tuo padre e lui avevano scoperto che avevano in mente di attaccare, ma non pensavano che lo avrebbero fatto così presto, pensavano sarebbe passato molto più tempo...- mi rivelo' Josh a testa china.

-Non siamo mai riusciti ad essere una coppia normale, non abbiamo mai passeggiato spensierati mano per la mano, non siamo mai andanti ad un luna park, non siamo mai riusciti a fare una conversazione che non implicasse "morte" oppure "distruzione del mondo"...quelle rare volte c'era sempre qualcosa che rompeva la nostra momentanea tranquillità...- strinsi il cuscino ed una lacrima rigo' il mio volto.

-lui non vorrebbe vederti così, Zoe-

-Peccato che lui non sia qui... è stata tutta colpa mia-

-non usare il senso di colpa come scudo contro la realtà dei fatti, poteva morire lui come chiunque altro, lui ti ha amato fino all'ultimo, non permettere alla tristezza di offuscare quei pochi ricordi felici che hai di te e lui con l'ultimo ricordo triste della sua morte, non fare questo sbaglio.- mi accarezzo' la guancia.

-sembra quasi che tu l'abbia provato, sulla tua pelle.-

Sospiro' triste, sembrava quasi cercare le parole giuste.
Poi inizió a raccontare.

-Si chiamava Angelica, era il 1937, a quel tempo abitavo in Italia in un paesino vicino a Torino.

La conobbi in una festa di paese, mi folgoro' con la sua bellezza, i capelli lunghi biondi che arrivavano alla fine della schiena, gli occhi blu intenso. Ci innamorammo subito, dopo due anni scoppio' la seconda guerra mondiale, esattamente 2 mesi dopo che le avevo rivelato cos'ero veramente.

Continuavo a ripeterle che non volevo perderla e che potevo renderla immortale, così in caso di attacco non sarebbe mai morta, ma lei non voleva, diceva che voleva invecchiare, voleva vedere le rughe formarsi sul suo volto, voleva vivere la vita come una normale essere umana, provare tutte le sensazioni umane e poi morire con la consapevolezza di aver vissuto una vita piena.

The secret of  vampireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora