↝CAPITOLO 17.

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17. Black Souls And White Souls.

Skyline's Point Of View:

Cos'erano minuti? Ore? Giorni che non mangiavo?

Stavo diventando un cadavere; il colore della mia pelle era passata dall'essere rosea all'essere  pallida cadaverica.
Le guance scavate, le occhiaie... Ero stanca, erano tutti sintomi della stanchezza.
Quel giorno erano sei mesi che non vedevo la mia famiglia ma, se ve lo state chiedendo, non era quello il motivo per cui ero ridotta così.

C'era qualcosa dietro tutto quello, o meglio, qualcuno.

Mi sentivo così inutile.
Non riuscivo ad aiutare Justin in nessun modo, eppure di modi ne avevo sperimentati tanti.
Negli ultimi mesi, la situazione non faceva altro che peggiorare ed io uscivo dalla stanza il meno possibile cercando di evitarlo sempre di più.
Ero solamente un'ultima che credeva che tra noi due sarebbe potuto nascere qualcosa.

Pft.

D'altro canto, sapevo che non era colpa sua, il demone che lo tormentava sembrava volergli risucchiare l'anima e pian piano ci stava riuscendo.
Andava a giorni alterni: a volte spariva per giorni, altre, era indomabile.
Ci eravamo abituati ormai, ogni volta che Damned si impossessava di lui, usciva di casa e noi, puntualmente, ci preparavamo con i detersivi ed il kit del pronto soccorso, dato che rientrava solo dopo aver ucciso qualcuno.

Era straziante vederlo così.

Dopo aver fissato a lungo il soffitto, mi alzai e scesi in cucina.

«Ciao.» Dissi timidamente trovandomi davanti Justin in tutto il suo splendore.

«Ciao.» Rispose solo.

Presi posto a tavola e sgranocchiai un biscotto.

«Uhm.. I ragazzi?» Chiesi poi sentendo uno strano silenzio.

«Oggi saremo solo io e te; i ragazzi non rientreranno prima di stasera.» Mi informò.

«Oh.» Sussurrai.

Lavai le tazze ma, mentre ero girata, due mani si posarono sui miei fianchi.
Istintivamente appoggiai la testa sulla sua spalla e la spostai di lato lasciando nuda la pelle tra la testa e le spalle.
Lasciò umidi baci su di esso e senza volerlo gemetti a quel contatto.

«Ju.. Justin.» Dissi con voce spezzata ma cercando comunque di apparire ferma e decisa.

«Shh.» Mugolò.

Mise le mani sulle mie spalle e mi voltò verso di lui.
Poggiai le mani sul bancone cercando di regolarizzare i miei respiri ed il battito del mio cuore che a momenti sarebbe uscito dalla gabbia toracica.

«Justin, ti prego.. Io.. No-» Mi bloccai alla sua vista.

Chiuse gli occhi un secondo e quando li riaprì erano rossi, rossi come il sangue e a proposito di sangue, il mio si gelò.

Oh, no.
Damned.
Ero sola.

«No, no Ju-»

«Shh.» Ma quello non era suonato dolce come il primo, bensì malvagio.

«No, no tu bambola.» Rise amaramente.

Bad Soul ▸ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora