capitolo 23

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Dopo un po' lui fece lo stesso e ci mettemmo a dormire, sapendo che il giorno dopo io avrei dovuto uccidere Davide e successivamente trovare qualcuno per Ermes.

La mattina successiva ci svegliammo grazie a un raggio di sole che penetrava dalla finestra della camera. Ayato stava ancora dormendo così decisi di alzarmi per preparare la colazione e lasciarlo dormire ancora qualche ora. Arrivata al piano di sotto non c'era ancora nessuno così iniziai a preparare dei bicchieri di latte e menta accompagnati da fette di pane con nutella. Dopo qualche minuto Ermes scese dalle scale, molto probabilmente lo avevo svegliato io. Si sedette a tavola e disse:

-buon giorno, la prossima volta che prepari la colazione se vuoi ti do una mano così finisci prima

-non ce ne bisogno, non ci metto molto a preparare queste due. 

-come vuoi ma se cambi idea sai dove trovarmi

-lo terrò a mente

finita quella frase lo guardai, dall' espressione che aveva sembrava felice il che voleva dire che io avevo raggiunto il mio primo obbiettivo. 

Dopo un po' scese anche Davide seguito da Ayato che era ancora un po' addormentato, si sedettero a tavola e dopo aver dato a me e ad Ermes il buongiorno iniziarono a fare colazione. stranamente il latte e menta era una delle cose che Ayato non rifiutava mai, non ho mai capito il perchè gli piacesse tanto ma non mi importava molto, alla fin fine l'importante era che a lui piacessero le quattro cose che sapevo cucinare.

Passammo il resto della mattinata in casa, Ermes e Davide davanti alla tv mente io e Ayato decidavamo come uccidere Davide. 

-io direi di farlo nel bosco così almeno non sporchi la casa e dopo non devi pulire

-mi sembra giusto ma dopo se lo facciamo nel bosco c'è il rischio che scappi

-non c'è problema, lo tengo fermo io così tu puoi fare con calma

-va bene ed Ermes dove lo lasciamo nel frattempo?

-possiamo lasciarlo a casa davanti alla tv, non penso che scappi anche perchè dalla sua espressione sembra felice

-lo penso anche io ma tutto da solo? e se dopo gli succede qualcosa?

-cosa vuoi che gli succeda? siamo qui vicino, se urla lo sentiamo benissimo  e poi questa casa la conosciamo solo noi perchè è nascosta dalla foresta e gli abitanti del villaggio non si addentrano molto nel bosco per paura dei lupi.

-allora va bene, mi fido di te 

Quando finimmo il discorso era già mezzogiorno così iniziai a preparare qualcosa di veloce da mangiare. Appena finito spreparai la tavola e lavai i piatti, andai di sopra a cambiarmi e poi riscesi giù per chiedere ad Ayato se potevamo andare. Lo trovai buttato sul divano mentre Davide era seduto sul pavimento che guardava ancora la tv. Mi avvicinai e gli domandai se potevamo andare, lui annuì e di scatto si alzò. Con una voce fredda che avevo sentito pochissime volte disse:

-Davide vieni con noi a fare un giro

il bambino sbiancò per la paura ma si alzò comunque e si infilò le scarpe che erano al suo fianco.

Successivamente io salii in camera di Ermes e gli dissi che stavamo uscendo e che sarebbe rimasto a casa da solo per un po' lui mi rispose con un semplice "va bene, ci vediamo dopo", successivamente uscì dalla sua camera e ritornai di sotto dove Ayato e Davide mi stavano aspettando all' entrata. Uscimmo di casa e camminammo fino a quando non arrivammo ad uno spiazzo, li ci fermammo e Ayato bloccò per le spalle il ragazzo, io mi avvicinai tenendogli ferme le braccia e con un colpo secco lo morsi dove si trovava la giugulare. Il suo sangue ovviamente non era buono come quello di Ayato ma nemmeno schifoso come quello dell scoiattolo, riuscivo a berlo senza problemi anzi, ogni sorso che mandavo giù ne volevo un' altro. 

Continuavo a succhiare sorso dopo sorso mentre lui continuava a dimenarsi per liberarsi, dopo un po' smise di muoversi e quasi cadde per terra, forse quello era il segnale che stava per morire, io con un' ultimo sforzo iniziai a succhiare ancora  più forte nella speranza di finire prima quando, ad un certo punto Ayato mollò la presa su di lui e iniziò a parlare:

-credo sia morto, non ha più battito nel polso e non respira nemmeno più.

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