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Prima o poi avrebbe dovuto confessarglielo, ma forse era meglio il poi che il prima. Emily si sentiva maledettamente in colpa per quello che aveva detto, anche se cercava di consolarsi col fatto che era la cosa giusta da fare... Se avesse potuto si sarebbe risparmiata dal vedere sua figlia in lacrime e persa con lo sguardo nel vuoto. Infatti, era tutto un se, ma quelle due lettere appartenevano già al passato di un minuto fa.
Jade era ancora intenta a riflettere su quelle tre parole sputate in faccia dalla madre: sei-stata-adottata. Ne sapeva il significato, il problema era che non riusciva capacitarsene. Fino a quel momento pensava che fossero stati i suoi genitori a vederla abbozzare il suo primo sorriso, a vederla dipingere la sua prima impronta sul mondo.
Emily aveva sconvolto la semplice e innocua realtà di una bambina di sei anni. Ma ora, la donna aveva anche paura dell'imprevedibilità di Jade. Ogni bambino è imprevedibile, ogni bambino riesce a stupirci con una domanda, un gesto... Ed ecco che Jade attaccó, a proposito, con una domanda: ''E nella culla? Non c'era niente?'' chiese, asciugandosi quei preziosi cristalli che erano presenti ancora sulle sue guance. Emily sorrise a quelle parole, mentre con la memoria  iniziò a navigare nelle acque dei vecchi ricordi del passato e, tra quella tempesta, trovò risposta.
''Beh... C'eri tu, avvolta da una coperta color azzurro e poi, sopra il tuo minuscolo petto, c'era un bigliettino ancor più piccolo con su scritto soltanto una parola.''
''Cosa c'era scritto, mammina?''
Jade sprigionava curiositá dagli occhi, teneva tutta la sua tensione tra quelle sue piccole dita intrecciate l'una con l'altra. Quella parola scivoló fuori dalle labbra di Emily e Jade la raccolse con grande stupore, sporgendosi un po' dallo schienale morbido della poltrona: ''C'era scritto semplicemente... Horan.'' Erano quelle cinque lettere a segnare il passato di Jade. Non ricordi, non oggetti, non emozioni... Solo una parola.

Dieci anni dopo...
... Al posto di quella bambina custodita dal calore che solo quella poltrona in pelle poteva avere, c'era, invece, una figura esile, elegante e pura. Era sempre presente in lei quella piccola Jade, ma in un corpo da sedicenne: i capelli le incorniciavano il volto intento a guardare quella tazza di cioccolata calda con i suoi occhi color diamante, e quelle sue labbra fatte su misura per il suo volto leggero e fine. Nella sua mente nevicavano pensieri, pensieri su Alex, quello che lei riteneva un fidanzato. Alex era colmo di arroganza, era menefreghista ma... Ma Jade era sicura che in quell'oscurità si celava la luce della bontà e della gentilezza. Era la sua sicurezza a impedirgli di lasciarlo ma, dietro a questa forza di volontà, si nascondeva un po' di paura... In fondo, la paura è sempre presente all'appello.
Avvolta dall'amore e da una coperta in lana color rosso, solo il sorriso della madre che usciva dal bagno riuscì a riscaldarle il cuore da quel gelido inverno. Dietro a quel sorriso a 36 denti c'era certamente nascosto qualcosa di ancora piú grande del sorriso in sè.
''Perchè?'' Le chiese Jade curiosa. ''Perchè cosa?'' Ribattè la madre, rivestendosi in una falsa incredulitá e nascondendosi tra i ciuffi dei suoi capelli.
''Perchè quel sorriso così sgargiante?''
''Non posso sorridere oggi?''
''Mamma: fa freddo, siamo in inverno ed è lunedì, non c'è motivo per sorridere in quel modo!'' Jade aspettava solo che le confessasse  quel segreto tanto protetto. Emily era la tipica mamma che si faceva sfuggire tutto dalle labbra, ma questo capriccio aveva qualcosa di nuovo per Jade.
''Lascia stare, Jade...'' Queste tre parole aprirono una via d'uscita alla madre, che la imboccò dileguandosi in cucina.
''Intanto poi papà me lo dice!'' Non ottenne risposta e, quest'ultima, non la trovò neanche nella cioccolata calda che stava terminando di bere. Sapeva per certo che le si erano formati quei buffi baffi di cioccolato sopra le labbra. Si alzò con un sorriso soffocato dalle sue dolci e morbide guance e, la sua immagine riflessa nello specchio, le dipinse un sorriso in volto.
In quel momento vide per un attimo quella bambina di sei anni di quel fatidico giorno.
Anche quel giorno le diedero la cioccolata calda.
Ma quella era diversa, era triste quanto lei.
Quel marrone non le donava il calore rubato dall'inverno di quel giorno passato, ma che in quell'istante le sembrava così vicino e reale.
In fondo, una lacrima l'aveva versata anche dentro quella tazza.
Solo una figura alta, robusta e con occhi grandi come nocciole riuscì a strapparle dolcemente lo sguardo da quello specchio.
''Jade...''
''... Papà...''
Non servirono altre parole per creare quella complice intesa.
Semplicemente padre e figlia: niente di più, niente di meno.
(... Papà...)

Due settimane prima...
''Sei sicura?''
''Sì, lo sono.'' Rispose, con un velo di calore e frenesia che le accarezzava il corpo. Non serviva quel ''e tu?'', sapeva già che sarebbe stato un sì anche per lui.

Daddy [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora