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Il suo corpo sembrava posseduto. Ad ogni passo lento nella stanza seguiva a ritmo un movimento spastico, quasi come tutto il timore accumulato in quei momenti di terrore volesse uscire dal petto. Nel sonno più profondo stava affogando il suo controllo mentale, mentre stava emergendo la pazzia più oscura, la pazzia che non avrebbe mai voluto incontrare. Un dolore lancinante al fianco le tolse il sonno, regalandole il bagliore di un sole timido e quasi più opaco del volto di Jade. Quei passi, che controllavano i suoi scatti, si focalizzarono in un'unica figura in camice bianco, volto professionale e con l'indifferenza dipinta in volto: era un dottore. Una risata di inquietante stupore prese spazio nella stanza. Era in ospedale, sdraiata su un lettino e con la pazzia in mano e la paura dall'altra. La paura aumentò quando quell'uomo avanzò verso di lei: ogni passo, ogni piccolo gesto era calcolato nei minimi dettagli, ma la risposta di Jade, alla seguente domanda, non rientrò nei piani programmati del dottore: ''Cosa è successo?'' Quelle tre parole galleggiavano calme nel mare del dottore, ma stavano affrontando la tempesta delle acque di Jade. Jade aveva perso tutto, non c'era più motivo per ragionare, per chiedersi perchè, per darsi una risposta... Non c'era più motivo per vivere. Quanto avrebbe voluto avere quella pistola che impugnava Alex tra le sue mani sporche di sangue, quanto avrebbe voluto appoggiare quell'arma letale alla tempia e dire addio al niente in un gesto. Voleva morire. Ma per morire doveva scappare da quelle schifose e monotone mura bianche. Era tutto bianco. Chissà come sarebbe risaltato bene il sangue rosso su queste mura così bianche, pensò. Un pensiero che rimase nella sua mente oscura e annebbiata dalla mancanza di logica. Quella mancanza la portò, senza accorgersene, alla porta della stanza, la via delle salvezza, la via del futuro e forse della morte. Ma quella via fu bloccata dal medico, anche esso schifosamente bianco, che non esitò a trattenerla e portarla ad attraversare corridoi così comuni all'apparenza, ma che nascondevano tutte le domande che Jade archiviava passo dopo passo nella sua mente. Iniziò ad urlare, gridare, dimenarsi... Brividi le percorrevano il corpo, l'ansia cresceva e le speranze diminuivano. C'era gente, tanta gente che passava da una porta all'altra. Tutti si girarono al passare di Jade. Tutto quel movimento e trambusto si fermò. Tutti gli occhi puntati su di lei. Tutti in quel momento, probabilmente, la stavano giudicando, ignoranti del fatto che non sapevano un cazzo di quello che le era successo. ''Non si preoccupi signorina, la porterò dallo psicologo. È tutto ok...'' Le sue parole lasciavano troppo il segno in quel silenzio. ''Chi è?! Cosa?! Non vogliooo! Lasciatemi ammazzare!'' Pianse. Il suo desiderio incontrollato di rivedere i suoi genitori si sfogò in semplici lacrime. Arrivarono a passi lenti alla fine del corridoio, c'era scritto PSICOLOGIA sulla porta a destra. ''Signorina, ecco a lei il signor... Niall Horan.'' La porta si aprì e una figura prese spazio non solo nel corridoio, ma anche nella vita di Jade.
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Prima di tutto vi volevo rigraziare per tutto. Questa storia è uno dei miei orgogli e veramente... Le parole non bastano per ringraziarvi. Questo è il capitolo più importante di tutta la storia, è il capitolo in cui Jade incontra il suo vero padre, un padre che io, personalmente, non ho mai avuto: mio padre non è un padre, non è la solita persona che associereste alla figura di ''papà'' ed è per questo che scrivere questa storia mi tocca molto... Chissà, magari all'ultimo capitolo vi scriverò la storia che ho avuto con mio padre... La mia storia.❤️❤️ In poche parole... Vi amo e vi regalerei biscotti e abbracci a tutti se potessi.❤️

Daddy [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora