La vita è piena di addii non detti.
È una cosa che capisco tra la terza e la quarta scossa elettrica. Il mio corpo non è più mio ormai, non risponde ai miei comandi già da un paio di minuti. Riesco solo a pensare a mio padre, alle sue labbra screpolate che mi sfiorano il naso la mattina prima di andare al lavoro. Io dormivo quando uscì dalla porta di casa per l'ultima volta. Avrei voluto essere sveglia, solo per ricambiare il suo dolce bacio, solo per dirgli addio. Se ci penso adesso, che sono ad un passo dalla morte, ci sono davvero tante cose che avrei voluto fare: morire in quell'arena, ad esempio. Oppure dire a Peeta che non è stato il solo a sentire quei baci, che forse l'ho allontanato da me perché avevo paura.
Mi chiedo cosa stia facendo in questo momento, magari dopo una settimana e mezza mi avranno data per morta e sarà tornato al 12 portandosi dietro May. È possibile si stiano baciando: chissà se anche lei si sente sicura a stare tra le sue braccia. Un'altra persona nelle mie condizioni sarebbe disperata, io invece voglio andarmene con il sorriso, pensando che le persone che amo saranno felici. Haymitch ed Effie si dichiareranno, forse Effie rinuncerà al tacco 100 e andrà a vivere al 12 per amore, mia madre si risposerà e magari avrà dei bambini, si rifarà una famiglia. Gale si perdonerà e andrà avanti, si innamorerà e avrà un matrimonio perfetto. Lo immagino come un uomo ricco, deciso e coraggioso in futuro. Allo stesso tempo baderà alla dolce Hazelle, proteggerà Vick, Rory e Posy e sarà in grado di tenerli in vita come io non sono stata in grado di fare con Prim.
Anche Peeta si sposerà e avrà i bambini che tanto desidera. Guarirà senza di me, non dovrà più stringersi la testa tra le mani per evitare di uccidermi. Io sarò già morta. Quanto sarà bello suo figlio, con gli occhi azzurri e i riccioli biondi, buono come il pane, frutto di suo padre. Vorrei tanto poter conoscere la donna che sarà sua moglie e raccomandarle di prendersi cura lui, di non mettere lo zucchero nel the, di aprire le finestre prima di andare a dormire, di insistere per verniciare il salotto di arancione. Se potessi le direi che Peeta sa amare senza confini.
Se potessi le direi di non aver paura di stargli accanto.
Se potessi le direi di fare attenzione, perché Peeta ha la stessa fragilità delle cose belle.
Chiudo gli occhi, aspettando l'ultimo battito del mio cuore.
Non arriva. Le cinghie che mi tengono ben legata alla parete della vasca vengono allentate e qualcuno mi solleva con violenza. Mi trascina a peso morto fino ad una camera umida e sporca dove vengo lasciata agonizzante.
Finalmente chiudo gli occhi.Per mia sfortuna li riapro dopo un paio d'ore. Ho delle bruciature sui polsi, ustioni da scossa elettrica, ma riesco a mettermi in piedi.
Un rumore metilico mi fa sobbalzare, il mio cuore, che fino a poche ore fa temevo si stesse per fermare, batte all'impazzata. L'uomo a cui ho tirato il calcio sul petto entra dalla porta di ferro, mi guarda come fossi una preda.
Io non mi muovo, il sangue mi si gela. Le sue mani afferrano i miei polsi facendomi gemere di dolore, poi due manette gelide donano refrigerio alle mie ferite. Vendo scortata fuori dalla stanza sudicia, lungo un corridoio buio. Le mie gambe sottili fanno fatica a camminare, ogni tanto l'uomo mi spinge senza fare attenzione. Quando sento che il mio corpo sta per cedere lui mi sferra il colpo finale tirandomi un calcio dietro il ginocchio. Cado sbattendo il mento sulla parte bassa di una porta che si spalanca. Finisco in una stanza lussuosa, simile al mio attico ma molto più piccola. Una scrivania di cristallo occupa la maggior parte dello spazio, al di là di essa una grande sedia di pelle bianca.
"Finalmente ti conosco, ragazza di fuoco." Una voce dal forte accento di Capitol City.
"Antonius" dico piena di rabbia.
La sedia rotea su se stessa rivelando l'uomo seduto su di essa: occhi di un dorato pallido, capelli rossicci. Le labbra tatuate di rosso sangue.
"Non sei una tipa che si arrende facilmente, vero?" dice con la sua voce irritante.
"Io non mi arrendo e basta" replico. Ho la voce molto bassa a causa delle torture subite, eppure è percettibile il mio sdegno. Mi alzo velocemente raccogliendo tutte le forze che ho per restare con i piedi ben saldi a terra. Antonius si avvicina a me, mi scruta con occhi attenti: "sei molto bella, Katniss. Vorrei non doverti uccidere." Dice maliziosamente. "Però hai causato fin troppi problemi, non posso lasciarti vivere. Lo capisci, vero?" Mi gira intorno come un'ape sul miele. "A meno che..." Fa una breve pausa, si ferma quando ci troviamo faccia a faccia "a meno che tu non voglia essere mia." Pronuncia l'ultima parola in maniera disgustosa. Il solo pensiero di essere toccata da lui mi fa venire la nausea. Io non sono sua e non lo sarò mai, io appartengo solo a me stessa.
"No. Uccidimi" dico dura.
Lui serra la mascella, poi un ghigno indecifrabile gli appare in volto. Si avvicina pericolosamente: "ci sono tante cose che non sai di me. Ad esempio lo sapevi che prima di diventare il braccio destro di Snow ero un tiratore scelto dell'esercito di Capitol City? Vedi, siamo molto simili." Ritorna a girarmi intorno, io inizio a sentire sempre più freddo. Antonius si porta un dito alle labbra assumendo l'espressione di chi ha appena fatto una scoperta: "anzi, vuoi sapere qual è la nostra unica differenza?" Mi guarda fisso negli occhi e io cerco di trattenere il suo sguardo "é che io vinco sempre. Sempre."
In un attimo si fionda su di me spingendomi verso il muro, io urlo con tutto il fiato che ho il gola. Le sue labbra color sangue baciano con foga il mio collo pieno di lividi. Scalcio, ma le sue mani sono troppo grandi e forti in confronto alle mie gracili gambe. La porta si spalanca improvvisamente. Due uomini vestiti di nero e armati irrompono nella stanza. Puntano le
Loro pistole alla testa di Antonius che alza le mani in segno di resa. Io mi allontano in più velocemente da lui tremando come una foglia. Altri uomini armati entrano nella stanza. Lo scontro è inevitabile, io mi copro la testa con le mani nel ridicolo tentativo di fuggire da ciò ma questo non mi impedisce di sentire gli spari. Apro gli occhi solo per affacciarmi dalla porta ed esaminare la situazione all'esterno. È il caos. Mentre persone che non ho mai visto scappano a destra e a manca Haymitch corre nella mia direzione. Si accovaccia al mio fianco velocemente: "corri Katniss, corri!" grida. Obbedisco senza sapere dove andare.
Poi lo vedo: si guarda intorno come se stesse cercando qualcuno. Sta cercando me. "Peeta!" Strillo. Gira la testa di scatto nella mia direzione "Katniss!" urla di rimando.Non respiro nemmeno, corro soltanto.
Anche lui corre.
4 metri.
2 metri.
1 metro.
Le mie gambe cedono, cado sulle ginocchia, lui raccoglie il mio viso tra le sue mani. Piange. Mi bacia la fronte, le guance, il naso. "Pensavo fossi morta" le lacrime scendono copiose sul suo viso "pensavo di averti persa, Katniss" dice freneticamente continuando a riempirmi di baci. Io appoggio le mani sulle sue che continuano a tenermi stretta.
Le mie lacrime iniziano a mischiarsi alle sue, tutto intorno a noi sembra esplodere.
Le nostre labbra si toccano piano
Ed è vita nuova che scorre.
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Katniss e Peeta: senza fare rumore. / COMPLETA
FanfictionPenso alle ciglia lunghissime di Peeta, alle mani forti ma dal tocco leggero, al potere curativo dei suoi abbracci e non posso fare a meno di arrossire. Dal testo: Raccolgo i pezzi di me stessa e provo a ricompormi asciugando le lacrime. Sento una v...