L'unica cosa che riesco a sentire sono le sue labbra che premono sulle mie.
Tutto il resto appare trascurabile.
È come ritrovare qualcosa che credevi di aver perduto per sempre.
Poi il contatto s'interrompe, ma Peeta sta bene attento a non allontanare le sue mani dal mio viso. Appoggia la sua fronte alla mia, mi guarda negli occhi ancora umidi per qualche secondo e nonostante gli spari e le urla tutto sembra essersi ammutolito.
Una mano mi afferra il braccio e mi costringe a staccarmi da Peeta. "che diavolo state facendo?" urla Haymitch "correte, andate via di qui!".
Io sono intontita, ho l'impressione di vivere in una nuvola.
Peeta afferra la mia mano e mi trascina via. Sembra di essere in un interminabile labirinto di cemento, le mie gambe fanno una fatica immensa per correre. Ma lui tiene la mia mano stretta, capisce dal mio volto quando rallentare il passo.
Il suo fresco bacio mi ha donato nuova forza e adesso so da dove proviene quella speranza di cui parlava Evelynn.
Nella mia mente scorrono veloci le immagini di tutte le volte in cui mi sono aggrappata a lui per andare avanti: le sue parole nella cantina di Tigris, che mi convinsero a finire ciò che avevo iniziato, la sua mano intrecciata alla mia durante l'intervista con Ceaser dopo i primi giochi, le primule piantate in giardino, le sue braccia accoglienti che mi hanno salvata dall'essere mangiata dai miei stessi incubi.
"Katniss, ce la fai?" dice, la sua voce spezzata dall'affanno mi riporta alla realtà.
"Si, non preoccuparti" rispondo senza esserne sicura. Mi aiuta a salire delle scale che sembrano non finire mai, tira un calcio ad una porta con la gamba sana: la luce invade il mio viso, l'aria fredda di novembre cura istantaneamente le ferite ai polsi. Il contatto con l'ambiente esterno mi fa sentire come una chiocciola senza il guscio: vulnerabile.
I piedi nudi calpestano le pietre gelide, tutto intorno a me ha perso colore. Ogni passo è una fitta di dolore.
Peeta, poco più avanti di me, si volta per guardarmi "Katniss", sussurra. Mi osserva allarmato:Adesso, qui, vorrei parlargli di tutte cose a cui ho pensato mentre stavo per morire ma la mia vita è una giostra che non smette di girare e io sono ancora in quell'arena.
Peeta mi prende prima che cada a terra. Le sue labbra si contraggono per chiamare il mio nome più di una volta ma io non riesco a sentirlo.
Mi scuote con urgenza, io non posso far altro che chiudere gli occhi."Dammi la mano" dice dolcemente l'infermiera dai capelli bianchi. Io gliela porgo così da permetterle di applicare la pomata sulle ferite ai polsi. Ha il tocco leggero, gli occhi buoni mi scrutano con compassione "non preoccupati, il dottore ti dimetterà quando vedrà i tuoi miglioramenti" dice prendendo una benda e fasciandomi il polso. Le sue mani si trasformano per qualche istante in quelle piccole ma decise della mia paperella. Il ricordo di Prim mi inumidisce gli occhi in maniera istantanea, ricaccio indietro le lacrime e provo a rimanere lucida. È da quando sono svenuta che non mi è permesso vedere nessuno e la visita di oggi sarà decisiva. Mi hanno tenuto in isolamento per due settimane per paura che avessi subito lo stesso depistaggio di Peeta quindi devo mostrarmi il più stabile possibile, non mi è permesso commettere errori.
Dopo, forse, potrò tornare a casa.
"Peeta ti ha aspettato giorno e notte qui fuori per un'intera settimana, lo sai?" Dice l'infermiera mentre cambia le lenzuola del mio letto d'ospedale, un leggero sorriso le contrae il volto grinzoso. " Il problema è che non è tornato al centro d'addestramento nemmeno per dormire. È diventato irascibile e ha iniziato ad urlare contro i medici in assenza di tue notizie. Alla fine hanno dovuto cacciarlo." Continua poi. Io non riesco a fiatare, so solo che ho bisogno di parlare con lui. Ci sono tante cose che vorrei dirgli.
Qualcuno bussa alla porta, il dottore entra senza ricevere il mio permesso.
La visita dura circa un'ora e alla fine vengo dimessa. L'infermiera mi fa trovare dei vestiti puliti sul letto ed io li indosso in fretta e furia ansiosa di rivedere tutti.
Quando attraverso il corridoio dell'attico e entro in salotto è una piacevole sorpresa trovare mia madre ad aspettarmi a braccia aperte. "Mamma" mormoro, "tesoro" dice lei piangendo per poi stringermi. Appoggio la valigia a terra, Haymitch si avvicina. Mi prende il volto tra le mani, "la mia ragazza" sussurra. Mi guardo intorno, ci sono tutti, anche Evelynn ed Ezra sono venuti a darmi il benvenuto, mancano solo due persone: Peeta e May. Avverto una dolorosa fitta al petto quando realizzo che il bacio che ci siamo dati potrebbe non significare nulla qui, dove c'è May.
Mentre ceniamo chiedo di loro fingendomi disinteressata, nessuno sa dove siano, solo Haymitch, che ha assistito al nostro bacio, mi guarda tristemente. Mi viene spiegato che Antonius, Enobaria e gli altri complici verrano giustiziati a breve. Io chiedo esplicitamente di non assistere e di tornare a casa il prima possibile.
"Allora dopodomani torniamo al 12, devi prima rilasciare delle interviste" Dice Haymitch e io mi sento infinitamente sollevata.
Quando finalmente è ora di dormire chiedo a mia madre di restare nella mia stanza e lei accetta. Non tornerà al 12 insieme a me.
Entro in bagno per liberarmi dei vestiti e infilarmi nelle doccia. Nuda avanti allo specchio riesco quasi a sentire le labbra viscide di Antonius sfiorarmi il collo, il suo fiato caldo, le sue mani disgustose che mi toccano. Mi stringo nelle braccia e mi lascio andare ad un pianto liberatorio: piango per ogni cosa sbagliata che c'è nelle mia vita.
"Katniss, tesoro, tutto bene?" Dice mia mamma materializzandosi dietro di me e per la prima volta dalla morte di papà decido di aprirmi con lei. "No, mamma" dico singhiozzando. Lascio che si avvicini a me e che mi abbracci. Una figlia nuda tra le bacia di una mamma, come una nuova nascita.
Lei mi tiene stretta, mi carezza i capelli lasciandomi libera di esaurire le lacrime in silenzio.
"Katniss.." dice ad un certo punto. Io non riesco a risponderle, le lacrime non me lo consentono.
"Ti ricordi la promessa che facesti a Prim subito dopo esserti offerta volontaria alla mietitura?" Fa una breve pausa "Le promettesti che avresti provato a vincere per lei."
Ricordo esattamente quelle parole: dovevo rassicurare mia sorella, ma non ero convinta di ciò che stavo dicendo.
Sentivo il bisogno di farle sapere che la amavo e che avrei fatto di tutto per tornare a casa da lei.
Mi sorprende sentire mia madre parlare di Prim.
"Cosa c'entra?" domando.
"Tu hai mantenuto quella promessa. Quando ti guardo, Katniss, vedo una giovane e forte donna che ha vinto qualsiasi cosa si possa vincere nella vita."
Le sue parole mi lasciano interdetta.
"Ho ucciso delle persone, mamma."
Dico.
"Ne hai salvate molte di più." dice di rimando per poi uscire dalla porta del bagno. Infilo velocemente il pigiama e scivolo nel letto accanto a lei.Non sono le labbra di Antonius a baciare il mio collo, ma una bocca che sa di cannella.
Mani forti ma dal tocco leggero mi toccano.
Niente stanotte somiglia ad un incubo.
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Katniss e Peeta: senza fare rumore. / COMPLETA
FanfictionPenso alle ciglia lunghissime di Peeta, alle mani forti ma dal tocco leggero, al potere curativo dei suoi abbracci e non posso fare a meno di arrossire. Dal testo: Raccolgo i pezzi di me stessa e provo a ricompormi asciugando le lacrime. Sento una v...