Capitolo 3

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Occhi azzurri e trecce bionde affollano i miei sogni. Vengo svegliata da un dolce profumo di aneto e cannella "un po' di di zucchero prima di un boccone amaro" penso. Vorrei tanto starmene nel letto a consumare lentamente ma so che non mi verrà concesso, perché questo è il giorno della partenza per Capitol City. Haymitch mi ha spiegato che le cose saranno diverse stavolta dato che i tributi mietuti saranno cittadini della Capitale. Come al solito verranno sorteggiati i nomi, un tributo femmina ed uno maschio divisi in coppie i quali poi saranno associati ai mentori secondo un criterio a noi sconosciuto. Il tutto sarà più semplice e minimalista rispetto ai vecchi giochi e non è difficile capire il perché: questa edizione non è stata indetta per il divertimento degli abitanti di Capitol City ma per dare loro un assaggio del dolore che i distretti hanno sofferto per 75 anni. Soffoco il pensiero affondando la testa nel piumino. Mi costringo ad uscire dal letto e m'infilo nella soffice vestaglia di ciniglia. Entro in cucina e sul tavolo trovo delle tonde pagnotte di pane aromatizzato che emanano un profumo inebriante. Di chi le ha preparate neanche l'ombra. Mentre ne mangio lentamente una penso a Peeta e alle ultime parole che mi ha rivolto: "forse hai ragione, Katniss, forse dovrei". Ha capito di dover andare avanti e che non avrà mai un futuro insieme a me?
Improvvisamente mi sento irritata. Non dovrei starmene qui a mangiare il suo pane e a preoccuparmi per lui quando ho problemi ben più gravi a cui pensare, io l'ho salvato e in qualche modo lui ha salvato me. Basta così.
Mi alzo e mi mi trascino fino al bagno, faccio un doccia veloce. Questa casa è troppo grande per me, penso. Infilo un paio di pantaloni, una camicetta e degli stivali. Non m'interessa minimamente di farmi bella per quelli di Capitol City, ma ripensandoci non mi è mai interessato di sembrare bella per qualcuno. Tranne per Gale, credo. Ricordo di un giorno a scuola, quando passando per i corridoi sentii delle ragazze squittire il suo nome. Lui non ci fece nemmeno caso. Tornata a casa mi guardai alla specchio e mi chiesi se una come sarebbe mai potuta interessare ad uno come Gale, che avrebbe potuto avere chiunque. Una ragazzina pelle e ossa, con le unghie mangiate e il volto bianco come il latte a causa della malnutrizione. Prima di incontrarlo al nostro posto raccolsi una fragola da un cespuglio e con il dolce succo di quel frutto mi colorai le labbra di un rosa acceso. Quando mi vide avvicinò talmente tanto il naso alla mia bocca per sentirne il profumo che per un momento pensai mi stesse per baciare. Subito dopo mi sentii così sciocca per quel gesto infantile, ma da lì in poi iniziai a meditare sui i miei sentimenti per lui.
Preparo le cose che ritengo essenziali: la foto di mio padre, la spilla con la ghiandaia imitatrice, una giacca azzurra disegnata da Cinna e...la perla. La giro e la rigiro tra le dita. So di aver detto addio a qualsiasi sentimento verso Peeta in quella casetta nel bosco, ma ora come ora so che senza un ricordo di quello che è stato non potrei sopravvivere ai miei incubi, soprattutto a Capitol City. Senza indugiare oltre me la metto in tasca ed esco di casa. Passo giusto un minuto a salutare Sae la Zozza e ritorno al villaggio dei vincitori, dove trovo Haymitch e Peeta ad aspettarmi.
"Buongiorno" dico,
"Buongiorno Katniss" mi risponde Peeta. Le prime parole che mi rivolge dal giorno nella casetta.
Ci dirigiamo verso la stazione in silenzio. È stata per metà distrutta dal bombardamento ma i binari sono rimasti intatti, nessun pacificatore a scortarci ovviamente. Il treno ci sta già aspettando. C'è un'aria di tensione e Haymitch é fin troppo silenzioso. Sto per parlare quando la cinguettante voce di Effie mi interrompe: "I miei vincitori!" dice con un gridolino di gioia per poi abbracciarci. "Ciao Effie" risponde Peeta con un dolce sorriso ad increspargli le labbra.
Ci fa strada nel treno per Capitol City, come sempre lussuoso e ci indica le nostre camere.
"Ci vediamo per il pranzo, abbiamo così tante cose da raccontarci" dice e si allontana parlando tra se e se.
Mi guardo intorno e sento i muscoli irrigidirsi. Mi sono fatta ben due viaggi per l'arena in questo posto e tutti gli incubi stanno tornando a galla. Nonostante dovrò passarci solo una notte non so come farò a dormire. Il treno parte e già sento la mancanza dei miei boschi. Qualcuno bussa alla porta e quando la apro il solito odore di liquore di Haymitch mi pizzica le narici. Entra nella mia stanza seguito da Peeta:
"Allora, dovete ascoltarmi attentamente" dice,
"Gli abitanti di Capitol City sono arrabbiati, così come lo erano quelli dei distretti durante gli Hunger Games. Ma in questo caso è diverso, perché questa è una cosa che non ci riguarda e il governo della Paylor sembra saper gestire la situazione. Quello che non vogliamo è aggiungere altra carne al fuoco"
Io e Peeta ci guardiamo negli occhi cercando di capire
"E cosa intendi dire con questo?" sbotto impaziente
"Intendo dire che gli abitanti di Capitol sono ancora convinti del vostro amore, compresa Effie. Mentre eri la ghiandaia imitatrice simbolo della rivoluzione Peeta si faceva pestare a sangue in diretta pur di salvarti la vita. Il vostro confronto è stato visto da chiunque. Questo li ha convinti più di qualsiasi matrimonio, più del gesto suicida delle bacche. Katniss, loro ti vedono ancora come la scolaretta pazza d'amore disposta a morire anziché vivere senza di lui. Quello che vi chiedo è di essere una distrazione per attenuare la tensione, come pensi che reagirebbero se sapessero che li abbiamo sempre presi in giro?"
Solo tre giorni fa ho chiesto a Peeta di scordarsi di me, di andare avanti. Ma so che non ho scelta, ho già fatto troppi danni, non posso rischiare di peggiorare la situazione.
"Okay, come vuoi" dico
"Non credevo sarebbe stato così semplice, dolcezza" dice Haymitch mentre si alza e si avvia verso la porta, faccio per seguirlo
"Io ho bisogno di parlare con Katniss" dice gelido Peeta
"Che cosa?" chiede Haymitch
"Ho bisogno di parlare con lei" risponde Peeta.
Haymitch fa spallucce ed esce dalla mia stanza.
Il mio cuore ha smesso di pompare sangue nelle vene quando mi metto a sedere sul letto. Peeta si siede su una poltrona poco distante.
"Katniss, so esattamente cosa mi hai chiesto l'altro giorno. Non sono sicuro di poterlo fare, di fingere di nuovo"
"L'abbiamo già fatto, possiamo farcela di nuovo" dico e mi allungo per toccargli la mano poggiata sulla gamba.
Alza il viso e mi guarda negli occhi. Sento lo stomaco contrarsi. Per un motivo sconosciuto le lacrime minacciano di uscire e sono costretta a distogliere lo sguardo.
"Va bene" dice "ci proverò, non voglio che tu pianga"
Vorrei non sentirmi così in colpa, ma so perfettamente che Peeta lo fa per aiutarmi. Ero disposta a sacrificarmi per lui nell'arena, ma probabilmente io devo a lui molto di più della mia vita.
So che è sbagliato, so che non dovrei, so che me ne pentiró ma mi lancio tra le sue braccia stringendolo il più possibile. È il mio modo di ringraziarlo, io che non sono mai stata brava con le parole. Restiamo così per 10, 20, 30 minuti fino a quando non è la voce di Effie che annuncia il pranzo a separarci.
Sono un'egoista, ne sono consapevole, ma non posso rinunciare al ragazzo del pane.

Katniss e Peeta: senza fare rumore. / COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora