Capitolo 18

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"Oh, tesoro, le ferite non si vedono quasi più. Sarà comunque meglio mettere qualche bracciale per coprire quelle ai polsi che si stanno ancora rimarginando." Squittisce Octavia mentre fa avanti e dietro per la stanza con bracciali di ogni genere tra le mani.
"Questo vestito ti sta benissimo, Katniss." Dice Flavius osservando il mio riflesso nello specchio. Indosso un leggero vestitino rosa antico con il taglio sotto il seno e le maniche larghe.
"Non sentirò freddo così?" Domando temendo di prendere un brutto malanno. Nelle mie condizioni di salute anche un raffreddore potrebbe farmi male.
"Non preoccuparti, dovrai tenerlo solo per l'intervista e lo studio sarà comunque riscaldato, potrai cambiarti non appena salirai sul treno." mi rassicura Venia poggiandomi una mano sulla spalla.
Sbuffo. "A cosa serve questa stupida intervista? A nessuno importa più niente di me." Dico stendendomi sul letto.
"Alzati o stropiccerai tutto il vestito!" Mi ordina Flavius quasi indignato per il mio comportamento poco femminile a cui pensavo si fosse ormai abituato.
Lo ignoro.
"Non è affatto vero, Katniss." Venia si siede sul mio letto, "la notizia del tuo rapimento ha gettato nel panico metá della popolazione di Panem. Sei ancora la nostra ghiandaia imitatrice." Continua.
Mi piacerebbe, per una volta, dare importanza a ciò che dicono, ma nella mia testa rimbombano ancora le parole dure di Peeta.
"Forza, Haymitch vuole vederti prima dell'intervista." Dice Octavia costringendomi ad alzarmi dal letto.
Attraverso l'attico e busso alla porta del mio vecchio mentore. Come sempre entro senza aspettare il suo permesso.
Haymitch si osserva allo specchio, controlla che la camicia gli stia a pennello.
È una cosa insolita.
Tossisco per attirare la sua attenzione.
"Lo so che sei lì, Katniss." Borbotta abbottonandosi i polsini della camicia.
"I preparatori mi hanno detto che volevi vedermi." Dico.
"Infatti." Conferma girandosi nella mia direzione.
"E quindi? Cosa c'è?" Chiedo.
"Sul tavolino dovrebbe esserci una scatolina rossa. Passamela." Ordina continuando ad ammirarsi allo specchio. Sbuffo.
"Pensavo volessi darmi qualche dritta per l'intervista, non che mi volessi come cameriera personale." Mi lamento mentre mi avvicino al tavolino, prendo la scatolina e gliela porgo.
"Effie si sbagliava." Dice osservando la spilla con la ghiandaia imitatrice appunta sul mio vestitino.
"In che senso?" Domando cercando di capire dove voglia andare a parare.
"Noi non siamo un team..." Risponde aprendo la scatolina. Dentro c'é il bracciale che Effie fece fare appositamente per lui, quello che diede a Finnick per stringere l'alleanza.
Non ho idea di come Haymitch l'abbia recuperati ma soprattutto non ho idea di cosa voglia farmi capire mostrandomelo.
Improvvisamente la paura che Haymitch voglia abbandonarmi e andar via mi assale.
"Che stai dicendo?" Chiedo accigliata.
"Non siamo un team, siamo una famiglia." I miei muscoli si rilassano quando parla, la paura lascia il mio corpo.
Quello che dice mi fa immediatamente sorridere.
"Aiutami a metterlo" dice con il bracciale in mano.
Io obbedisco.
"solo che Effie non ha più i capelli dorati e Peeta ha donato a me il suo medaglione. Direi che è una famiglia molto piccola." Dico mentre gli aggancio il bracciale.
Pensare a quanto le cose siano cambiate, soprattutto tra me e Peeta, mi fa stare male.
"Beh, Effie avrà presto qualcosa di dorato da indossare, non preoccuparti."
Dice sorridendo. Che intende dire?
"E per quanto riguarda Peeta, potresti regalargli tu qualcosa."
Si gira a guardarmi, i miei occhi tristi incontrano i suoi.
Grigio nel grigio.
"Non credo sia il caso." Parlo abbassando la testa di lato.
"Katniss..." Haymitch mi alza il viso mettendo due dita sotto il mio mento.
"Ti ricordi quando ti dissi che avresti potuto vivere 100 vite e comunque non lo avresti meritato?" Chiede.
Come posso dimenticarlo? Quelle parole rimbombano ancora nella mia testa.
Annuisco.
"Non lo credevo davvero."
Inizia, "Non ho idea di come siano andate le cose tra voi, ma se devi dirgli qualcosa, allora fallo.
Se c'è una cosa che questa vita mi ha insegnato è che non bisogna aspettare per fare ciò che si vuole."
Afferra una scatola di velluto blu appoggiata sul letto.
"A volte non basta il coraggio di combattere in guerra, di sopravvivere agli incubi, di sacrificare se stessi.
A volte bisogna avere il coraggio di accettare i propri sentimenti e tu sei la persona più coraggiosa che abbia mai conosciuto."
Le sue parole riempiono i miei spazi vuoti ma allo stesso tempo mi spaventano.
Haymitch cammina verso la porta, poi si ferma come se si fosse scordato di dire qualcosa.
Si gira: "ho fatto bene a scegliere te."

L'intervista dura circa due ore.
Quando finisce faccio un respiro di sollievo, "posso tornare a casa", penso.
Chiedo di poter salutare Annie, Beete e il piccolo Finn, ma sono già tutti tornati ai relativi distretti.
Il viaggio per la stazione è insolitamente silenzioso, Effie si osserva la mani e non si lascia sfuggire nemmeno una parola.
"Siamo arrivati." Dice ad un certo punto, ma la sua voce è meno squillante rispetto alle altre volte.
Scendiamo dall'auto ed entriamo in stazione, mia madre mi saluta e promette che verrà presto a trovarmi al 12 prima di salire sul suo treno.
"Allora." Inizia Haymitch visibilmente agitato. Prende la scatolina di velluto blu.
"Beh, stamattina io e Katniss abbiamo parlato a lungo di noi" dice indicando me, Peeta, Effie e se stesso.
"E ci siamo resi conto che tu non hai più i capelli dorati..." Si rivolge ad Effie, "quindi ho pensato di fare questa per te." Sta mentendo, aveva quella scatola pronta già da prima di parlare con me. Porge la scatolina alla mia accompagnatrice, lei è piacevolmente sorpresa.
La apre: dentro vi è una sottilissima collana dorata con un ciondolo a forma di margherita. Effie spalanca la bocca, i suoi occhi si inumidiscono, "ti dispiacerebbe aiutarmi a metterla?" chiede ad Haymitch, lui obbedisce immediatamente.
Quando il treno arriva tutto sembra sprofondare nel silenzio.
Quello tra Effie e Haymitch è un abbraccio che dura più del dovuto.
Saliamo e realizzo che tutto è uguale a come l'avevo lasciato. Tutto tranne me.
Il treno inizia a muoversi. Penso a quanto questo viaggio mi abbia aiutato nel perdono di me stessa.
Il treno si ferma improvvisamente, la frenata mi fa cadere a terra.
"Che diavolo succede?" Urlo.
Mi alzo e insieme a Haymitch e Peeta mi avvicino al finestrino: Effie sta salendo a bordo.
Ci giriamo tutti e tre contemporaneamente verso la porta, Effie entra portando in mano le sue stravaganti scarpe verdi, è affannata per la corsa: "non potevo lasciare andar via la mia famiglia senza di me." Sorride.
Verrà con noi al 12.
Il pranzo scorre via rumorosamente, parlando del più e del meno. Solo io e Peeta non ci rivolgiamo la parola.
L'oca all'arancia mi resta sullo stomaco quando i suoi occhi incontrano i miei per un istante e ricordo le parole di Haymitch.
Chiedo scusa ed esco dalla stanza.
Filo dritta nell'ultimo vagone del treno.
Penso alle ciglia lunghissime di Peeta, alle mani forti ma dal tocco leggero, al potere curativo dei suoi abbracci e non posso fare a meno di arrossire.
Perché tutto deve essere così difficile?
Perché non posso semplicemente andare da lui e chiedergli scusa per tutte le volte che gli ho fatto del male?
Sento le lacrime scorrermi copiose sul viso. Basta, sono stanca anche di piangere.
Raccolgo i pezzi di me stessa e provo a ricompormi asciugando le lacrime.
Sento una voce dietro di me: "lo sai che le stelle anche se sembrano vicinissime tra di loro in realtà sono distanti anni luce?" dice "un po' come noi, no? così vicini eppure così distanti..."
La stessa frase di quel pomeriggio sul tetto.
Peeta si avvicina,
Sento i suoi occhi si fissarsi su di me.

Spazio autrice:
Prima cosa chiedo scusa a tutte per l'attesa ma purtroppo in questo periodo sono molto impegnata con la scuola, i professori mi stanno pressando per la preparazione della mappa concettuale.
Inoltre voglio anche scusarmi per il capitolo un po' sottotono ma oggi é una giornata molto triste.
Prima di essere un tributo sono in primis una potterhead e oggi, a 69 anni, è venuto a mancare Alan Rickman, interprete di Severus Piton nei film di Harry Potter.
Un uomo che ho sempre ammirato e che ha dato un volto al mio personaggio preferito.
Per quanto possa contare voglio augurare un buon viaggio ad Alan e soprattutto voglio ringraziarlo per essere stato il perfetto Snape.
Always in my heart.
#inaltolebacchette

Katniss e Peeta: senza fare rumore. / COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora