-Non parli molto.
Catrinne aveva la testa appoggiata al finestrino, guardava il paesaggio passare, sfuggirle dalla vista come stava facendo la vita dal suo controllo.
Aveva ceduto alle avance di quel ragazzino montato.
Sarebbe potuto essere anche un serial killer, insomma, lei non sapeva niente di lui.
Piano piano stava riacquistando lucidità, la nebbia di rabbia che le appannava gli occhi e attutiva le emozioni stava svanendo lentamente.
Cosa ci faceva in quella macchina?
-Riportami a casa.
Sembrava una bambina viziata ma non le importava.
Odiava quel ragazzo per l'effetto che le faceva.
Così bello.
Le sembrava di perdere il controllo.
Voleva guardarlo, studiarlo, ma non poteva.
-Non se ne parla.
Sbottò lui ridacchiando.
-Dimmi del tatuaggio.
Dun tratto si ricordò dell'accordo.
Si avvicinò a lui staccando la testa dal finestrino e sfiorandogli l'inizio di quella macchia nera che scompariva sotto l'ampia maglietta nera.
Lui si scostò infastidito.
Era il primo ragazzo che reagiva così al suo tocco.
-Sono uscita con te!
Sbottò spazientita.
Lui guardava intensamente la strada parecchio infastidito.
-E non stai facendo altro che lamentarti.
Osservó acido.
Catrinne digrignò i denti dal nervoso.
Doveva saperlo, ne era come attratta.
-È una mappa.
Cedette poi con lo sguardo piantato sulla strada.
-Una mappa per dove?
Domandò lei con gli occhi pieni di curiosità.
-Lo scoprirai molto presto.
Si mise a ridere e prima che lei potesse rispondere le afferrò la testa sbattendola contro il finestrino.Buio totale
Aprì di colpo gli occhi alzandosi seduta velocemente.
Era sotto le coperte in un grande letto a baldacchino.
Intorno a lei un'ampia stanza con pareti e pavimento di legno scuro grezzo.
Mobili vittoriani erano posizionati nello spazio in ottima armonia.
Davanti al letto un grande armadio ligneo mentre a sinistra, sotto a una piccola finestra coperta da una tenda di velluto rosso, si stanziava un'elegante scrivania.
A terra un tappeto persiano rosso e dorato con fantasie articolate ed eleganti rendeva lo spazio caldo e accogliente.
L'ambiente era cupo e alla giovane ragazza sembró di trovarsi in un'altra epoca.
Si risvegliò da quell'osservare incantato, si trovava forse in un sogno?
D'un tratto si ricordò cos'era successo.
Il ragazzo dagli occhi gialli le aveva sbattuto la testa contro il finestrino facendole perdere i sensi.
Probabilmente era lui che l'aveva portata lì.
Un brivido gelido le percorse la spina dorsale.
Il cuore iniziò a battere all'impazzata mentre il terrore prendeva possesso del suo corpo.
Si alzò lentamente dal letto, senza far rumore.
Notó che aveva addosso una lunga tunica bianca che la copriva fino alle caviglie.
Era scalza e il pavimento freddo sotto di lei oscillava.
Le assi di legno scricchiolavano.
Dove diavolo era?
Si diresse alla finestra e scostò le pesanti tende di velluto.
Davanti a lei l'ultima cosa che si aspettava di trovare: Il mare.
Un mare blu e infinito.
Perché era su una nave? Dove la stavano portando?
Arretrò tremando facendo richiudere la tenda.
Cosa fare?
Non riusciva a pensare, le orecchie percepivano solo il tamburellare frenetico del suo cuore.
La vista le si appannò e le mancò il fiato.
Per qualche istante restó immobile, i muscoli congelati.
In un impeto di coraggio si portò le mani al viso, schiaffeggiandosi per cercare di riprendersi. Doveva fare qualcosa.
Respirò a fondo e si diresse verso la porta, che con un cigolio si aprì lievemente.
Appoggiò l'occhio nella fessura creata.
Davanti a lei un lungo corridoio costellato da porte chiuse e illuminato leggermente da torce appese alla parete.
Spalancò la porta e l'adrenalina inizió a pomparle nelle vene.
Corse, corse più veloce che poteva mentre il pavimento scricchiolava al suo passare.
Si ritrovó davanti a una scalinata sempre di legno scuro.
Poteva scegliere se prendere quella verso il basso (che andava a inoltrarsi nel buio più totale) o quella verso l'alto.
Sapeva che in una nave non avrebbe mai trovato un'uscita sul fondo quindi scelse la seconda opzione.
Divorò un gradino dopo l'altro in punta di piedi e si trovò davanti a una botola.
Tiró lievemente su il pesante coperchio e la luce del giorno la accecò.
Sgranò gli occhi ormai abituati al buio e riuscì a vedere davanti a se un'altra scala che portava verso l'alto e un ponte molto ampio.
Il cielo era azzurro e la brezza marina le riempì i polmoni. Udiva in lontananza urla di uomini e risate ma non riusciva a capire cosa dicessero.
Sentì il peso della botola sparire e qualcuno le afferrò la camicetta facendola sollevare da terra e trascinandola sul ponte all'aria aperta.
Urló terrorizzata.
-Eih ragazzi, guardate chi ho trovato!
Un gigantesco uomo a torso nudo la teneva sollevata da terra dal bavero della tunica osservandola sghignazzando.
In un istante una decina di uomini dall'aria rozza e sporca si radunarono intorno a lei per godersi lo spettacolo.
-Eih bambolina!
Le urlavano divertiti.
Catrinne provò a divincolarsi in tutti i modi ma quell'uomo era troppo forte e riuscì a provocare solo altre risate.
Non aveva mai avuto così tanta paura nella vita.
Cercava di pensare, di escogitare un modo per scappare.
-Che cosa volete da me?
Piagnucolò col poco fiato che le rimaneva.
-Suvvia piccola Wendy, non frignare, vogliamo solo farti divertire un po'.
Chi cazzo era Wendy?
-Io non mi chiamo Wendy! Avete sbagliato persona!
Come risposta ottenne solo altre risate.-Lasciala subito.
Improvvisamente caló il silenzio.
Quelle parole così lente e autoritarie bastarono a far tremare l'aguzzino.
Adagiò immediatamente a terra la ragazza tremolante girandosi verso colui che le aveva pronunciate.
-Mi.. mi scusi signore.
Abbassò il capo in segno di sottomissione.
Silas lo guardava assassino.
-Sparite dalla mia vista.
Ordinó mentre i vari uomini si dileguarono velocemente.
-Tu!
Catrinne gli ringhiò contro.
-Ben svegliata ragazzina.
Sfoderò un sorriso incredibile facendole mancare quel poco fiato che le era rimasto.
-Dove sono? Perché mi hai portato qui?!
Gli urlò infuriata andandogli in contro intenzionata a stampare un bel pugno su quel visetto perfetto.
-Ehi ehi ehi siamo nervosette!
Scoppió a ridere quando lei fu a un centimetro da lui.
La mano sottile della ragazza si alzò per poi andarsi a stampare sulla guancia di lui che cessó immediatamente di ridere.
Gli occhi del ragazzo si riempirono di ira, riuscì a vedere il rosso del fuoco subentrare al giallo nei suoi occhi piantati adirati nei suoi.
Il coraggio di Catrinne venne demolito in pochi istanti.
-Questo non avresti dovuto farlo.
In un secondo un forte schiaffo le scalfì il viso facendola precipitare a terra.
Scoppió a piangere dal dolore e la rabbia.
-Perché sono qui?!
Gli urlò quando ebbe il coraggio di alzare il volto.
-Questo non ti riguarda, sappi solo che non puoi scappare.
Come faceva a non riguardarla? Era la sua vita!
Si avvicinò verso di lei che aveva ormai smesso di piangere porgendole la mano.
-Alzati dai.
Lei la afferrò e lui le poggió una mano dietro la vita guidandola sul ponte.
-Chi sei tu?
La curiosità che da sempre bruciava in lei subentró alla rabbia per qualche istante.
Lui sogghignò.
Arrivarono alla balaustra.
-Io sono Capitan Uncino e questa, tesoro, è l'isola che non c'è.
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Neverland
RomanceIl destino esiste ma non è per tutti. C'è chi nasce libero, libero di compiere le proprie scelte, di vivere la propria vita. C'è poi chi nasce con il futuro inciso nelle vene, il destino che scorre nel sangue. Queste persone non hanno scelta, incate...