14.

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-Non vorrei essere scortese, ma non penso il capitano voglia vederla Miss.
-Lasciala parlare.
Silas spuntò da dietro la ragazza.
Catrinne sussultò, era da così tanto che non incrociava quegli occhi splendenti.
-S...salve.
Lo salutò con un filo di voce e Mastro tolse il disturbo.
-Volevi parlarmi?
La sua voce era dura ma in realtà sembrava felice di parlarle, come un bambino che mette il muso.
-Si. Io non voglio più lavorare.
Il capitano scoppió a ridere.
-Non mi interessa cosa vuoi ragazzina.
-Insomma non è giusto! Non mi pagate neanche!
Era esasperata e ridicola, se ne rendeva conto.
Il capitano rise più forte.
-Sembri una barbona.
Aggiunse poi guardando il suo vestito di seta strappato e ormai lurido, i suoi capelli annodati e la sua pelle sporca.
Ma stava scherzando?
Catrinne lo guardò sconcertata.
-Dammi dei vestiti allora.
-O potresti sempre toglierli.
Le fece l'occhiolino.
Non poteva crederci, qual'era il suo problema?
L'attenzione della ragazza venne immediatamente catturata da un piccolo uccellino completamente bianco, posatosi alle spalle del capitano.
La scrutava attentamente con due grandi occhi blu come il mare.
-Ehi non restarci male, non ti toccherei neanche per sbaglio.
Ridacchiò il comandante che non si era ancora accorto di niente.
Nessun ragazzo le aveva mai detto una cosa del genere. Era possibile che non la trovasse attraente?
Si sentì uno schifo e decise di far finta di niente, mandando giù la saliva amara che le si era creata in bocca.
-Non avevo mai visto un uccello con gli occhi azzurri.
Improvvisò guardando l'animale che immediatamente spiccò in volo scomparendo.
Il capitano si girò di scatto verso lo sguardo della ragazza.
-Quale uccello?
Chiese allarmato.
Perché tutt'a quella agitazione?
-Uno, era lì, è volato via.
-Che uccello? Com'era? Aveva gli occhi azzurri?
Era fuori di se.
-S..si.
Inutile dire che la giovane era più che confusa da quella situazione.
Il capitano ringhiò.
-Mastro!
Urló fuori di se.
-Si capitano?
Il primo ufficiale si presentò velocemente davanti al comandante.
-Madelinne è qui.

Mastro sbiancò mentre un'espressione felice e un attimo dopo terrorizzata prendeva spazio sul suo volto. Restò con la bocca spalancata, senza la forza di far uscire neanche un fiato.
-Sarai la nostra rovina, come hai potuto permettere che ci trovasse! Anni e anni di fatica! E per cosa?!
Il capitano era rassegnato e nervoso e si passava freneticamente la mano tra i capelli neri.
Mastro guardava il pavimento immobile. Catrinne poteva sentire il sangue del ragazzo solidificarsi e fermarsi nelle vene.
Cosa stava succedendo?
Come facevano a sapere che Madelinne era lì e soprattutto perché era così importante?
-Perché Madelinne è qui?
Non riuscì a trattenersi.
Il capitano si fermò a guardarla con gli occhi spalancati.
-Cosa?! Tu la conosci?!
-S.. Si...voglio dire... L'ho incontrata a Kerenee.
-Cosa?! E me lo dici solo ora?!
-Cosa ne sapevo io, non pensavo la conoscessi. Perché è così importante?
Silas si mise una mano davanti a gli occhi strofinandosi la faccia.
Mastro non staccava gli occhi dal pavimento.
-Ci ha trovato.
Trovò la forza di sussurrare, gli occhi sbarrati, persi in chissà quale lontano ricordo.
-Due settimane fa.
Lo incalzò il Capitano.
-Non ha agito.
La voce di Mastro tremava.
-Vuole parlare.
Concluse Silas dirigendosi veloce all'interno della nave.
Cosa diavolo stavano dicendo?!
Erano forse impazziti?!
-Mastro cosa succede?!
Catrinne gli urlò in faccia ma lui non la vedeva, immobile, perso nei suoi pensieri.
La ragazza corse dentro la nave, alla ricerca del capitano che trovò nella sala nautica, intento a studiare una cartina a lei incomprensibile.
-Capitano!
-Non ora ragazzina.
Non alzò gli occhi dal foglio.
-Capitano!
Era impazzita, doveva sapere.
-Che vuoi?!
Urlò sbattendo il pugno contro il tavolo.
La ragazza sussultò.
-Cosa sta succedendo?
-Sbarchiamo tesoro, e molto in fretta.
Il capitano alzò gli occhi dalla cartina per puntarli su di lei.
-Hai bisogno di un bagno e vestiti puliti, sembri una piccola selvaggia qualunque.
Detto ciò le afferrò il polso portandola su per le scale.
Si ritrovarono in uno stretto corridoio che portava a una porta intarsiata di legno.
Silas estrasse una chiave dorata e la spalancò.
Un grande letto a baldacchino predominava una stanza piuttosto ampia. La luce che filtrava da una grande finestra vetrata, rifletteva sui mobile antichi e si perdeva nel magnifico tappeto persiano che ricopriva il parquet.
Il capitano la trascinò dentro, per poi arrivare davanti a una piccola porti una che dava su uno  stanzino che racchiudeva una piccola vasca da bagno in porcellana.
-Prego mi lady.
Le sorrise il ragazzo.
-Ma non c'è l'acqua.
In quell'istante due uomini entrarono nella stanza reggendo una pesante bacinella colma di acqua e riversandola nella vasca.
Uscirono e il capitano estrasse una saponetta al profumo di lavanda da uno dei suoi cassetti.
Gliela porse.
-Tutta per lei.
Sorrise mentre accendeva una candela e le chiuse la porta.
Un asciugamano bianco era appeso alla porta.
La stanza era angusta, umida e vedeva a malapena ma in quel momento non vedeva l'ora di lavarsi.
Si spogliò in fretta e si immerse nell'acqua salata stranamente calda.
Era da così tanto che non faceva un bagno.
L'acqua prima limpida divenne scura, impregnata della terra e della sporcizia che la ragazza si portava addosso ormai da più di due settimane.
La saponetta scivoló fluida lungo le sue curve, solcando la sua pelle di nuovo bianca e pulita e dipingendo i suoi capelli.
Che buon profumo di lavanda, si immaginò di essere in un prato fiorito, libera, a correre a piedi scalzi.
Si strofinò i piedi. Erano pieni di cicatrici e calli, ormai non usava le scarpe da tempo.
Quando l'acqua fu troppo sporca per continuare a sguazzarci dentro uscì, lasciandovi dentro tutte le impurità che aveva dovuto sopportare per così tanto tempo. Si sentiva così bene, pulita, anche se col sale addosso, era già tanto aver avuto una saponetta.
Avvolse l'asciugamano intorno al corpo e uscì.
La stanza era deserta, per fortuna.
Si avvicinò al letto notandovi un vestito bianco adagiato sopra.
Lo infilò in fretta e si guardò allo specchio.
Era velato e le arrivava fino a metà polpaccio.
Era più corto, comodo e meno elaborato del solito, ma comunque molto bello.
Si annodò i capelli in una treccia per evitare che si gonfiassero asciugandosi.
Iniziò a vagare per la stanza, spiando ogni piccolo dettaglio.
Era la stanza del capitano, di quel bellissimo ragazzo così strano.
Era piuttosto ordinata e molto più pulita rispetto al resto della nave. Aprì l'armadio e passó le mani tra i vestiti accarezzandoli uno ad uno.
Erano così morbidi e profumavano leggermente di muschio, come lui.
Qualcuno bussò alla porta.

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