11.

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Entrarono in una grande stanza elegante, con un ampio lampadario sul soffitto.
-Non parlare.
Le sussurrò la sua accompagnatrice.
Una donna sui sessant'anni ma comunque bellissima era seduta dall'altro capo di una grande scrivania di legno.
-Buon giorno Mater.
La donnina abbassò gli occhi in segno di sottomissione.
-Questa ragazza vorrebbe lavorare con noi.
Solo a quel punto la Mater alzò lo sguardo dalle scartoffie che stava leggendo.
Sorrise divertita non appena alzò lo sguardo.
-Lasciaci sole.
Ordinó e la donnina si dileguò.
Quando furono sole la Mater riportò lo sguardo sulle carte.
Indossava un vestito elegante e articolato, la sua chioma bionda era raccolta in una pettinatura ordinata e intarsiata di perle rosate.
Catrinne trovò il coraggio di parlare.
-In realtà io..
La Mater scoppió a ridere.
-Lo so benissimo che non sei qua per lavorare, solo una sciocca come Marline non riconoscerebbe un vestito di seta.
Meno male.
Stette in silenzio non trovando il fiato per replicare.
Tremava dallo stress e le sue mani non stavano ferme, impegnare costantemente a giocare con un lembo del vestito.
-Allora.
La donna interruppe il silenzio alzando la testa verso di lei.
-Suppongo che tu voglia qualcosa, e non penso siano soldi.
-Si... Sono stata rapita e tenuta prigioniera in una nave di legno... Potrei sapere dove siamo?
-A Kerenee ovviamente.
La donna la guardò stranita e divertita.
-E dove si trova precisamente? Insomma, in che mare siamo?
A quel punto la donna la fissò come incuriosita, tutto d'un tratto, dalle sue parole.
-Da dove sei stata rapita, precisamente?
-Da Londra... Non so quanti giorni siano passati ne quanto sia stata svenuta.. Ero in macchina e poi mi sono ritrovata in una nave.
Spiegò confusamente.
Finalmente qualcuno che l'ascoltava.
Una scintilla passó negli occhi della Mater.
Era molto più che incuriosita. Si alzò andando in contro la ragazza.
-E dimmi, sai il nome del tuo rapitore?
-Si.
Ammise la ragazza confusa mentre la Mater la faceva accomodare su un divano di velluto verde accanto alla scrivania.
-Si chiama Silas.
A quel punto la donna sussultò trattenendo il fiato.
Si portò una mano davanti alla bocca, gli occhi sbarrati.
-È qui?
Sussurrò impercettibile.
-E dimmi...
Si ricompose riacquistando la sua innata eleganza.
-Non sai il motivo del tuo rapimento?
-No... Non è che avrebbe un telefono così posso avvisare qualcuno.
Domandò frettolosa e agitata dalla sua reazione.
-Non abbiamo telefoni qui.
Catrinne iniziò a preoccuparsi seriamente, voleva uscire correndo da quella stanza, ma dove sarebbe potuta andare? Era un'isola, dove sarebbe potuta scappare?
E la Mater era l'unica persona non ubriaca che aveva incontrato fino a quel momento.
-Perché mai il Capitano si sarebbe disturbato tanto? Certo, sei molto bella, ma qui di donne ne ha quante ne vuole. Non si sarebbe mai disturbato tanto per una bella ragazza.
Evidentemente lo conosceva.
Ma in che rapporti erano?
-Io non lo so di certo.
La donna abbassò lo sguardo pensierosa.
-Quella cos'è?
Prese tra le mani il polso fasciato della ragazza.
Strappó via la fasciatura con foga scoprendo la piccola cicatrice a forma di "W"
Sussultò e sconvolta e agitata.
-Tu...
Terminó la frase nei suoi pensieri.
Dopo qualche attimo si ricompose e sorrise gentile alla ragazza.
-Tranquilla cara, ti aiuterò non preoccuparti.
Uscì dalla stanza.
La giovane ragazza non credette neanche per un istante a quelle parole, aveva visto come la donna aveva reagito.
Si diresse silenziosamente verso la porta.
La Mater non c'era così sgattaioló fuori, su per le scale, ritrovandosi nella sala principale.
Impietrì non appena vide Silas, seduto a un tavolo con un intero arem di donnine intorno intente a ridere e scherzare con lui.
-È un bel ragazzo eh?
Una ragazza elegante e bellissima le si affiancò.
-Scusami?
Catrinne era sconvolta, impaurita è confusa.
-Mi scuso, sono Madelinne.
La ragazza dai capelli scuri e gli occhi azzurri come il ghiaccio fece una riverenza.
-Catrinne.
La imitò.
Si rigirarono verso il ragazzo, così impegnato a flirtare con quelle donne allegre da non accorgersi minimamente della presenza della sua prigioniera.
-Datemi retta, non stiate a perdere tempo con lui.
-Non avevo intenzione di farlo.
La ragazza dai capelli rossi si lasciò sfuggire un sorriso. Se solo Madelinne avesse saputo.
- Non siete la prima ragazza con cui faccio questa conversazione, e tutte, prima o poi, cadono ai suoi piedi come foglie secche in autunno.
-E voi? Voi non siete una foglia secca ai suoi piedi?
Ribatté Catrinne rigirando il discorso a suo vantaggio.
La ragazza sorrise riconoscendo la sua furbizia.
-Sono caduta ormai da tempo, ma non per mano sua.
-E chi è stato a farvi cadere?
Era una creatura così bella e altezzosa, chi era stato l'uomo capace di farla perdere?
La ragazza abbassò gli occhi.
-Purtoppo il nostro tempo è finito.
Cosa voleva dire?
Catrinne si sentì afferrare la gola.
Silas si era accorto della sua presenza, la musica aveva cessato di suonare, la ragazza era scomparsa.
Nella sala piombò il silenzio.
Dietro il capitano la Mater la guardava severa, insieme a una dozzina di uomini che aveva già visto far parte della ciurma.
La mano fredda del ragazzo le serrava il collo sottile e i suoi occhi gialli bruciavano come il fuoco incenerendo l'arancione di quelli della ragazza.
Catrinne schiuse la bocca cercando di respirare ma l'aria sembrava sfuggirle sempre di più, finché non svenne.

Sole caldo sulla pelle, onde, canto di gabbiani, leggero cullare.
Il senso di calma e di pace che aveva raramente provato nel corso della sua vita le accarezzava le ossa.
Aprì gli occhi.
Era sul ponte principale, era giorno e la brezza marina le sfiorava le gote.
Si accorse di essere seduta, la schiena stretta contro un palo. Notò di essere legata non appena provó ad alzarsi in piedi.
Una corda stretta e ruvida le immobilizzava le braccia e la costringeva contro uno dei pilastri che reggeva le vele, nel bel mezzo del ponte.
Il senso di pace sparito in men che non si dica.
Cosa stava succedendo?
Perché era legata?
Oddio.
Si ricordò tutto.
Dei passi risuonarono sul ponte.
Silas e qualche uomo si avvicinarono a lei.
La pelle argentata del rapitore brillava sotto la luce del sole.
Catrinne ne rimase incantata, era di una bellezza così rara e indescrivibile, tanto che si accorse del secchio che aveva in mano solo quando glielo svuotò addosso.
L'acqua ghiacciata si scagliò sulla pelle candida della ragazza.
Era così fredda che le sembrò che milioni di piccoli aghi le si conficcassero nelle carni, attraverso i vestiti, arrivando fino alle viscere, fino a toccarle il cuore.
Urló con tutta la forza che aveva.

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