27.

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Era sera, il vento leggero sfiorava i capelli della ragazza appoggiata sulla prua della nave.
Erano fermi ormai da ore, in attesa che si facesse giorno, il capitano non voleva rischiare di attraversare lo stretto con il buio.
-Chissà perché trovarvi qui non mi sorprende.
Il capitano spuntó alle sue spalle e si appoggiò alla balaustra accanto a lei.
-Non posso ottenere la libertà, almeno fatemela guardare.
Rispose velenosa, senza distogliere lo sguardo dell'orizzonte oscuro e lontano.
Lui ridacchiò.
-La nave è strana, puoi andarci ovunque restando sempre nello stesso posto.
-Per questo devi scegliere accuratamente chi portarti a bordo, con chi condividere questi giorni di prigionia che tu ami chiamare libertà.
Silas scosse la testa divertito.
-Tu non ti arrendi mai eh?
-Non vieni a cena?
Domandò il capitano vedendo che non rispondeva.
-Non ho fame.
-Ti conviene essere in forze, domani non sarà una giornata facile.
A quel punto gli occhi della ragazza si spostarono su di lui.
-Silas perché mi prendete in giro?
-Vi prendo in giro?
-Si.
Il capitano spostó lo sguardo sull'orizzonte, già scocciato dalla vagonata di domande che sapeva sarebbero arrivate.
-Sirene Silas? Davvero?
Sbottò ironica.
-Ti ho già detto che devi accettare quello che ti sta succedendo, l'hanno fatto tutti, lo farai anche tu.
-Mai.
-Come?
-Mai! Non diventerò mai come voi.
-Come noi?
-Si Silas, pazzi, fuori di testa!
Il capitano scoppió a ridere.
-Ne riparliamo domani, quando il canto delle sirene ti penetrerà così forte nelle orecchie che vorrai strappartele.
-Ma per favore!
-Vai a letto Catrinne, domani sarà una lunga giornata.
Ordinó accendendosi una sigaretta, la ragazza se ne andò infuriata.

Scusate se non ho scritto per tanto tempo, ora riprenderó ad aggiornare regolarmente. Grazie a tutti coloro che leggono la mia storia e come sempre, se avete domande o considerazioni chiedete pure nei commenti.

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