3.

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Tutto intorno a loro un paesaggio meraviglioso.
Una lunga spiaggia bianca sovrastata poi da una fitta boscaglia, delle grandi montagne sul fondo. Si trovavano in una specie di golfo.
Gli alberi erano così alti e fitti da non poter vedere quali insidie nascondessero.
Uomini con vestiti folgori o a torso nudo salivano e scendevano dalla nave trasportando pesanti casse all'interno della boscaglia. Cantavano canzoni mai sentite e di tanto in tanto si fermavano a bere da una bottiglia di rum.
Catrinne scoppiò in una risatina nervosa.
-Tu sei fuori.
-Puó darsi ragazzina, e ora fai la brava e torna in camera tua.
La scacciò non curante con un gesto della mano.
Lei si voltò verso di lui appoggiando la schiena sulla ringhiera di legno che sporgeva sul mare.
-Spero tu stia scherzando.
Lo guardò intensamente mentre lui scrutava il mare fingendosi calma per poi esplodere.
-Riportami subito a casa!
Le sembrava di essere in un sogno, il fatto di essere su una nave chissà dove con decine di uomini sconosciuti, ubriachi e a torso nudo le faceva tremare le gambe e girare la testa.
Non era possibile.
Cosa cazzo stava succedendo?
Era confusa ma cercava disperatamente di mantenersi lucida.
Si trovava in un sogno, non c'era altra spiegazione.

Silas si girò verso di lei guardandola sprezzante.
-Non se ne parla, ci ho messo anni per trovarti.
-Cosa vuoi da me?
Era terrorizzata e infuriata al contempo.
-Da te? Cosa potrei volere da una sciocca ragazzina come te?
Si mise a ridere superiore.
-Non lo so brutto idiota, sei te che mi hai rapita!
Un altro schiaffo le colpì il volto facendole uscire il sangue dal naso.
Si portò le mani sul viso mentre il rosso del sangue cominciava a rigare il bianco della sua pelle.
-Stai attenta a come parli, ragazzina.
Silas le ringhiò contro con una tale violenza che sembrava volesse ucciderla con quelle parole.
-Mastro!
-Si capitano?
Un ragazzo alto e moro si avvicinò velocemente a loro. Era vestito in modo diverso dagli altri, più autoritario e pulito, sembrava quasi un nobile dell'800.
-Accompagna questa selvaggia nelle sue stanze e chiudile la porta a chiave.
Ironico chiamare lei selvaggia quando la sua faccia stava sanguinando per un suo schiaffo.
-Di un'altra parola sbagliata e la prossima volta che gli uomini ti prenderanno non li fermerò.
Sussurrò per poi allontanarsi dalla ragazza dai capelli rossi lasciandola in pasto ai brividi.
-Signorina Wendy...
-Non mi chiamo Wendy.
Rispose acida dirigendosi rassegnata verso quella che doveva essere la sua stanza mentre Mastro la seguiva a ruota.
Una volta arrivata in camera si sedette sul letto mentre il ragazzo dagli occhi neri le prendeva un fazzolettino di seta dall'abat jour accanto alla porta.
Lei lo poggió sul naso tamponando.
-Non è saggio far arrabbiare il capitano.
Il ragazzo interruppe il silenzio.
-Dove siamo? Perché io sono qui?
Incominciò a vomitare quelle domande che la tormentavano.
-E perché mi chiamate Wendy?
Lui si irrigidì immediatamente facendo qualche passo indietro.
-Servi al capitano, non posso dirti nient'altro.
La giovane ragazza aveva finalmente un indizio.
Serviva al capitano.
Gli serviva viva, almeno per ora, se no l'avrebbe già uccisa.
Avrebbe sfruttato questa cosa a suo vantaggio.
-La cena verrà servita alle 8.00 miss Wendy.
Detto ciò si congedò chiudendo la pesante porta di legno alle sue spalle.
La cena era l'ultima cosa a cui pensava in quel momento.
Le sembrava di vivere un'altra vita.

Per la prima volta non sentì il vuoto dentro di se, l'aparia era sparita, i suoi sensi si erano risvegliati.

Percepiva tutto in modo diverso e ciò le piaceva e spaventava allo stesso tempo.
Iniziò a gironzolare per la camera.
Fuori iniziava a fare buio così accese due piccole lampade ad olio collocate sulla parete accanto all'armadio.
Aprì quest'ultimo. Era pieno di vestiti eleganti e magnifici che sembravano provenire da un'altra epoca.
Era forse tornata indietro nel tempo?
Qualcuno bussò alla porta.
-Chi è?
Sussultò
-Sono Quod miss Wendy, posso entrare?
Un omone alto e rozzo prì la porta prima ancora che lei potesse rispondere.
Reggeva in mano un lungo vestito bianco.
-Il capitano vuole che lo indossiate e lo raggiungiate a cena.
-Non intendo indossare quell'abito.
-In questo caso cenerete con la ciurma e per quanto mi riguarda potete anche non indossare nessun abito.
La malizia con cui pronunció quelle parole la fece rabbrividire.
Catrinne gli strappò l'abito dalle mani e lui fece una smorfia di delusione.
-Potete andare.
Gli ringhiò contro e l'uomo se ne andò dalla stanza sbattendo la porta.

Salì le scale che portavano sul ponte principale, il lungo abito le rendeva difficile camminare.
Aprì la botola e fù sul ponte.
Silas era lì che l'attendeva.
Era vestito con abiti ottocenteschi proprio come lei.
-Siete bellissima.
Ora le dava del voi?
-Cosa volete ancora da me?
Rispose lei utilizzando la stessa formalità.
-Per ora portarvi a cena.
Le porse il braccio che lei afferrò subito e si diressero insieme verso una tavola imbandita  accanto alla ringhiera che dava sul mare.
Tutto era buio, solo le stelle, la luna e le candele sul tavolo illuminavano quella scena così strana e incomprensibile.
I grilli cantavano in lontananza e i suoni cupi dei gufi risuonavano nella notte.
Le onde del mare si infrangevano calme contro la nave e sulla riva della spiaggia.
Silas le scostò la sedia facendola sedere.
-A cosa devo questa gentilezza?
Chiese mentre lui si sistemava all'altro capo del tavolo.
-Non tutto ha secondi fini, cara Catrinne.
Gli sorrise mettendo un pezzo di pollo in bocca in modo elegante e composto.
La aveva forse presa per una stupida?
Quegli occhi gialli nascondevano qualcosa, qualcosa di oscuro e tenebroso, e lei lo sapeva.

-Non mangi?
Silas indicò il piatto ancora pieno della ragazza vestita di bianco.
-Non posso, sono già piena di cazzate.
Sorrise lei velenosa.
Lui fece spallucce e continuò a cibarsi.
-Dove sono gli altri?
-Gli altri chi?
-Gli uomini che c'erano oggi sulla nave.
-Stanno cenando al piano di sotto.
Disse indicando il basso.
Catrinne rabbrividì ricordando ciò che era accaduto solo poche ore prima.
-Non preoccuparti di loro, fai la brava ragazza e nessuno ti farà del male.
Silas le sorrise cortese cercando di mascherare la minaccia con un velo di finta gentilezza.
-Ora vieni con me, ti voglio mostrare una cosa.

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