Capitolo 8

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<<Ti prenderò, mia bellissima>> mi dice.

Lui è lì a petto nudo, ai piedi del mio letto e mi sta guardando famelico, tremendamente affamato, quasi fossi la sua preda.
E la cosa strana è che voglio esserlo. Voglio essere sua, tremendamente.
Scoppio di desiderio e lui lo sa, lo sa benissimo.

Sono avvolta tra le lenzuola bianche con indosso solo una canotta e mutandine. E aspetto che si accorga dei miei capezzoli eretti, delle mie cosce che stringono le lenzuola, delle mie mani che cercano di catturare qualcosa, del mio desiderio grondante.

Vorrei tanto sfilarmi le mutandine e lasciare che mi prenda, ma ho paura e così aspetto che sia lui a venire da me perché so che non gli dirò di no.

Lui gattona verso di me, con i suoi bellissimi occhi scuri e induriti dal desiderio, con la sua chioma folta e le sue braccia prorompenti che si flettono in maniera impressionante man mano che si avvicina.

<<Dimmi cosa vuoi, Angelo. Vuoi che ti tocchi?>> mi chiede con la voce arrochita e quasi vengo.
Le sue parole bastano ad eccitarmi in un modo inaudito e le sue mani, dolci ma decise, che mi sfiorano le cosce mi portano sull'orlo del precipizio. Ed è tutto così tremendamente bello, quasi irreale.

<<Ti prego, si. Prendimi.>> lo imploro e mi sento così bene, come nuova. Lo voglio dentro di me, adesso.

Lui abbassa la sua bocca sulla mia e mentre immerge i suoi occhi neri nei miei, con la punta della lingua comincia a leccarmi le labbra. Lentamente, amorevolmente come nessuno aveva fatto mai..
Poi torna a guardarmi ma quelli che mi fissano non sono più i suoi occhi.
No, sono occhi inespressivi che non lasciano trapelare nulla se non cattiveria, malvagità.
Sono occhi malati quelli che mi stanno guardando.
Non sono gli occhi di Damian.
Sono quelli di Colton e so cosa vogliono.

<<Quanto vuoi che ti faccia male, piccola depravata?>> la sua bocca abominevole cerca di baciarmi, ma io mi ritraggo.
Non posso permettere che vinca, non più!

<< Non respingermi o ti ammazzo!>> mi urla in faccia e mi strappa le mutandine.
Urlo, urlo e urlo, ma nessuno mi sente; dalle mie labbra non esce nulla e lui continua a ridere di me.

<<Ti prego, no! Lasciami andare!>> piango ma lui non mi ascolta. Non lo fa mai. Si prende ciò che vuole, mi appesantisce il cuore e torna nell'oscurità da cui è venuto.

Mi molla uno schiaffo, poi un altro e sento il sapore del sangue sulla lingua.
Continua imperterrito, non ha pietà.
Preme la mano sul mio pube e mi infila rudemente due dita dentro.
Senza amore, senza cuore.

<<Non sarai mai felice. Né con lui, né con nessun altro, brutta stronza!>> mi urla e io ho paura.

Le sue dita continuano a muoversi dentro di me, sempre più velocemente, sempre più dolorosamente.
La vergogna e la sensazione di essere sbagliata si appropriano di me.
<<Ti prego, no!>> continuo ad urlare ma il mondo continua a non sentire.

Lui prende il suo membro duro e malato e fa per metterlo dentro di me.
Io mi dimeno, ma so che vincerà anche stavolta.
<<Non puoi vincere. Non puoi.>> i suoi occhi vitrei mi guardano e mi da il colpo di grazia.

Mi sveglio di soprassalto.
Mio dio, no!
Grido, grido, grido. Ma dalle mie labbra non esce assolutamente nulla. Sento solo le lacrime scorrere implacabili lungo le mie guance.
Non riesco a smettere di piangere.
<<Non puoi farlo! Vai via da me, mostro!>> urlo all'ombra che ancora infesta la mia mente malata.

Mi alzo e mi dirigo allo specchio della mia camera. Mi guardo e vi trovo occhi resi vuoti e scuri dalla paura.
<<Sei forte>> cerco di dire all'immagine nello specchio, ma so che non riuscirò a dormire. Non più.

Guardo l'ora e sono le 6.47 ..
È presto, molto presto, dato che sono tornata a casa tardi e che non devo andare a lavoro.
Vado in bagno per farmi un bagno caldo e rilassante, mi tolgo i vestiti, mi immergo in acqua e ne faccio scorrere altra affinché la vasca si riempia del tutto.

Abbasso le palpebre come a voler spegnere tutto, ma rivedo i suoi occhi cattivi e allora li apro di scatto e mi bagno il viso per scacciare via l'incubo infernale che è la mia vita.
Non è possibile, stavo sognando Damian. Stava andando tutto bene, ma questo mi fa capire che per me non c'è speranza.

Verrà sempre lui a distruggere tutto quanto. Ci sarà sempre lui a ricordarmi che per me la felicità non esiste.
Ed è in questo momento che avrei bisogno della donna che ha sacrificato la sua vita per donarmi la mia.

Vorrei che mi parlasse, che mi tenesse tra le braccia, che mi coccolasse e mi dicesse che andrà tutto bene. Che io starò bene.
Quanto avrei voluto averti con me in quei momenti, mamma..
Perdonami se non sono stata abbastanza coraggiosa da affrontare la vita, ma a volte chi soffre preferisce nascondersi invece di combattere.

Devo chiamare mio fratello, lui saprà come consolarmi.

Esco dalla vasca e vado a prendere il cellulare che è sul comodino.
Faccio il suo numero e aspetto che risponda.

<<Pronto, sorellina, va tutto bene? Come mai così presto?>> saluta mio fratello con la voce impastata dal sonno.

<<Ehi, Trev. Tutto bene, non riuscivo a dormire.>> so che gli farà male, ma è l'unico con cui voglio parlare in questo momento.

<<Piccola mia.. Hai avuto un incubo?>> la sua voce premurosa e preoccupata rompe gli argini.

<<Si, Trev..>> scoppio a piangere e gli racconto tutto perché so che posso.

L'amore scalda il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora