Ho sempre pensato, e ora ne sono fermamente convinta, che sopra la mia testa fluttui una nuvoletta nera di dimensione media, così da spiegare la massa di sfiga che mi accompagna da ormai cinque anni a questa parte.
Sono partita proprio oggi dal mio piccolo paesino sperduto che, diciamocelo, non mi mancherà nemmeno un po', arrivando nel primo pomeriggio a Milano.
Saranno felici i miei nuovi concittadini, dal momento che partendo con un sole che spaccava le pietre, sono arrivata portando una pioggia incessante e fastidiosa.
Ho sempre odiato la pioggia, non ha nessun lato positivo, a parte non far crepare la terra e gli umani che la abitano. Cosa da niente, insomma.
Non è come una montagna di neve che ti proibisce di uscire di casa, così da poter evitare le persone e rimanere felice nella tua solitudine.
Se qualcuno non avesse inventato l'ombrello, l'ameremmo tutti di più.
Comunque, come se non bastasse, non trovo nemmeno la casa, il mio senso dell'orientamento ha deciso di non far parte di me dalla nascita.
Una persona normale, a questo punto, tirerebbe fuori il bel navigatore messo a disposizione per tutti gli imbranati come me. Peccato che la mia Panda dell'87 e il mio cellulare siano dell'età della pietra, e per dare più l'idea, è già tanto se quest'ultimo faccia le foto. Ovviamente le fa male. Molto male. Anche se nemmeno un i-phone riuscirebbe a nascondere le occhiaie in bella vista sotto i miei grandi occhi verdi. Queste derivano da dormite poco longeve.
Al tempo delle superiori, che ho finito esattamente un anno fa con il grazioso esame di maturità, andavo a letto per l'una di notte e mi toccava svegliarmi alle sei e mezza per prendere quel dannato autobus in cui, ricordo, c'era gente che si scambiava le prime limonate del giorno fra alitosi e sonnolenza. Uno schifo.
Questo odio profondo mi ha fatto amare ancora di più la mia auto, un rottame che arriva solo agli ottanta all'ora. Se sgaso, però, riesco ad arrivare anche ai cento.
Finalmente raggiungo la casa. Chiunque l'abbia costruita dovrebbe rimborsarmi come minimo i soldi della benzina. Non poteva farla più incistata di così. Si trova appena vicino al centro di Milano e, pensandoci, mia nonna doveva aver speso un bel gruzzolo per potersela comprare. Solitamente più la casa è vicina al centro e più il costo è alto.
Anche se la mia per trovarla altro che GPS, spero solo di non far prendere fuoco la casa o di essere invasa da un male simile alla morte perché, francamente, dubito che i soccorsi riescano ad arrivare in tempo.
Probabilmente farei prima a salvarmi da sola.
Sicuramente questa notte non dormirò, dal momento che l'idea di rimanere da sola non mi alletti così tanto.
Ora che ci penso, avrei dovuto prendermi un cane da guardia, o comunque uno pericoloso, tipo un Rottweiler.
La casa è abbastanza piccola, ma spaziosa. Certo, il divano a fiori gialli posizionato al centro della sala è qualcosa da guardare ad occhi chiusi. Anche l'odore lascia a desiderare, i muri sono spogli e di un colore giallo canarino che richiama gli orrendi fiori del divano.
La cucina è carina, ma se c'è qualcosa che mi sono proposta di fare è trovare una coinquilina che sappia cucinare perché, sinceramente, non so nemmeno dividere il tuorlo dall'albume di un uovo.
Le camere possono ospitare almeno quattro persone, compresa me. Quindi mi basterà trovare tre persone e il gioco è fatto.
Ho già proposte di due ragazze e tre ragazzi che mi hanno contattata su Facebook dopo aver scritto l'annuncio in bacheca.
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Quando lui guarda me.
RomanceRachele è una giovane universitaria pronta, o quasi, a mettersi in gioco nella bellissima città di Milano. Tutto inizia proprio una sera, quando suo cugino Federico invita lei e le sue amiche ad un pub per un aperitivo. Qui l'aspetta un affascinante...