Capitolo tredici: serata pre partenza.

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Le settimane passano tranquille ed io, finalmente, do il mio primo esame, anche se senza un certo successo. Ventidue, vabbè, mi rifarò.

È tutta colpa di quel ragazzaccio sexy che passa con me tutto il tempo che ha a disposizione.
Non siamo fidanzati, ma a volte quando usciamo per il centro di Milano ci teniamo la mano oppure lui mi cinge a sé ed è una sensazione del tutto nuova per me, tanto che devo ancora abituarmi del tutto.
Ludovica e Federico sono inseparabili e mi fa strano vedere il mio cuginetto intraprendere una relazione così seria.

È sempre stato uno spirito libero, ma forse è proprio per questo che lui e Ludo si sono trovati: sono simili.

Non ho mai creduto alla storia del: "gli opposti si attraggono", per tutti gli opposti che ho trovato io dovrei già essere sposata e accasata con il mio grande amore.

Brandon è simile a me, sa essere ironico, scherza quando c'è da scherzare ed è serio quando c'è da essere seri. Ha delle passioni, fa ciò in cui crede, come giocare a calcio, nonostante la sua famiglia non approvi ciò. È romantico, forse più di me, ha una tranquillità interiore che io non ho, ma che riesce a trasmettermi. Siamo due caratteri forti che, invece che esplodere, si rafforzano a vicenda.
Questo week-end tornerò un po' a casa dalla mia famiglia e dalla mia migliore amica Vanessa. Mi mancano da impazzire.
Vorrei portarmi dietro Bradi per presentarlo a tutti, ma dopo sembrerebbe  qualcosa di troppo ufficiale e non so se sono pronta per un passo simile.
Alla notizia della mia partenza, ricordo ancora che aveva sgranato gli occhi ed era rimasto per diversi minuti buoni in silenzio, come se stesse rimuginando a lungo sulla mia frase.
«Quanto starai via?», mi aveva chiesto.
«Soltanto una settimana, rilassati!», avevo cercato di rassicurarlo, ma a quanto pare per lui una settimana equivaleva ad un mese.
In questo momento sono sbattuta davanti alla televisione a guardare C'è posta per te e ammetto che mi vergogno di meno a guardare la Sirenetta.
Il mio cellulare squilla e al nome "Brando"- l'ho memorizzato così- mi affretto a rispondere.
«Ciao piccolina, cosa stai facendo?»
«Sto guardando la televisione», rispondo con un tono tutt'altro che dolce.

«Aladdin stavolta?»
«No, Il Re leone».
«Allora starai preparando le lacrime alla morte di Simba», prova ad indovinare, anche se credevo avesse capito che non piangerei nemmeno se mi rasassero a zero.
«Sto guardando C'è posta per te», mi decido ad ammettere.
«Altro che fazzoletti allora. Che ne dici se vengo a renderti un po' felice?»
Oddio, detta così poi...
«Sento puzza di doppi sensi».
«Probabilmente questa volta fai bene».
Panico.
«Brandon?»
Nessuna risposta. Il bastardo mi ha messo giù e io scatto dal divano in preda all'ansia.
Mi guardo il pigiama sporco di ketchup, i capelli scompigliati in uno chignon davvero poco carino. La mia faccia deve risultare un fascio di nervi, pallida e con gli occhi gonfi a causa della stanchezza.
Mi cambio, non mi cambio?
Mi cambio! Assolutamente. Ricordo solo ora di indossare i mutandoni bianchi da  nonna che potrebbero rispecchiare l'antisesso.
Prendo una caramella alla menta che spezzo subito tra i denti, mentre il bruciore mi invade la bocca.
Provo a rimediare con dell'acqua, ma ovviamente faccio peggio.
Che intelligentona che sono. Sarei stata meno stupida a mischiare una mentos con della coca-cola.
Dopo un po' mi rimetto sul divano, raggomitolandomi sotto una coperta e fregandomene di un suo possibile urlo  alla visione del mio "bel" faccino.
Il suono del campanello mi porta a rialzarmi duramente e quando apro la porta,  lo trovo sulla soglia con in mano un mazzo di fiori e dei cioccolatini.
«È Santa Rachele e non lo so?», provo ad indovinare per quel gesto improvviso.
Lui ride, ma non risponde e mi sorpassa, entrando dentro casa quasi come fosse sua.
Si toglie la giacca e si accomoda sotto le coperte dove un attimo prima ero io.
«Prego, comunque...», borbotta, riferendosi al pensiero che mi ha fatto.
«Hai deciso che la serata per approfittare  di me sarà questa?»
«No, magari... ma no».
Ridacchio e gli lancio un cioccolatino.
«Grazie per i cioccolatini, ma sappi che io odio i fiori».
«Non avevo dubbi. Per questo te li ho presi finti».
Tasto personalmente i fiori e mi accorgo che è realmente come dice lui.
«Perché finti?»
«Perché conoscendoti li faresti appassire e i fiori veri ormai costano una valanga di soldi. Invece, noto con piacere che con il cibo vado quasi sempre sul sicuro», ride divertito, mentre assaggio uno di quei cioccolatini buonissimi che mi si sciolgono in gola, togliendomi il sapore di menta.
Mi dirigo verso di lui e mi piazzo sopra le sue gambe.
Bradi mi aiuta a mettermi sotto le coperte con lui e comincia a baciarmi.
Non mi stancherò mai di questo ragazzo.
«Carino il tuo pigiamino», dice, lanciandomi un'occhiata sarcastica, «Dovrei preoccuparmi anche dell'intimo che porti?», continua poi.
«Mah, non lo so. Perché non guardi con i tuoi occhi?», chiedo, fingendomi la ragazza più santa del mondo.
Lui non se lo fa ripetere due volte e con una mossa fulminea si mette sopra di me, invertendo le posizioni.
«Tu con queste frasettine sexy mi vuoi far impazzire?»
«Veramente mi piace sentire quella mera soddisfazione che cresce all'innalzarsi della tua erezione», ammetto senza farmi troppo scrupoli.
Mi piace essere piccante.
Lui scoppia a ridere e per un momento penso non si riprenda più.
«È presto», dice mordicchiandomi il labbro.
«Sei gay e non lo so?», chiedo timorosa, pensando che non sia normale che un ragazzo dica frasi che, molto spesso, stanno alla base del pensiero femminile.
«Sì, mi piacciono proprio i maschi...», scherza, mentre la sua mano si inoltra sotto la mia maglietta.
«Mi mancherai così tanto...», ammette un secondo dopo.
«Giuro su dio che se scopro che compensi i tuoi piaceri con un'altra mentre sono assente, ti sculaccio come non mai», lo minaccio con una serietà che non pensavo di poter avere.
La sua fronte si posa sulla mia, che sento vibrare subito dopo per la sua risata.
«Secondo me tu sei una di quelle ragazze pericolose...», lascia in sospeso la frase.
«Che uccidono tipo?»
«Esatto».
«Sai che ci hai azzeccato? Quando avevo diciassette anni ho passato l'intera esistenza a guardare così tanti programmi su Real Time, come Stalking, Donne che uccidono e anche Mogli assassine, che ad oggi saprei come uccidere e nascondere un cadavere senza dare sospetti».
Una brutta e infelice infanzia la mia, lo so.
«E dove mi seppelliresti una volta che mi hai squagliato vivo?», chiede vivamente interessato, così tanto che faccio quasi fatica a trattenere una sonora risata.
«Mah, sotto il letto» dico non riuscendo a pensare a nessun altro posto.
«Ah, allora sì. Devo aver proprio paura di un'assassina come te, una che nasconde il mio povero cadavere sotto il letto. Ma cosa ti avrò mai fatto di male?», chiede esasperato, facendomi piangere dal ridere.
Questo ragazzo mi diverte tantissimo e io non riesco a trovargli nessun difetto, perché ogni suo difetto per me è comunque un gran bel pregio.
«Ci sentiremo tutti i giorni vero?»
«Non fare la femminuccia», lo rimprovero incredula.
«Guarda che sto minuto dopo minuto a guardare quando entri ed esci da WhatsApp», mi informa, ma in modo giocoso.
«Ho tolto la visualizzazione», rido. Ah, come rido.
«Che stronza», dice cominciando a solleticarmi dappertutto.
«No Bradi, ti prego», dico tra una risata e l'altra.
Quando mi lascia cerco di inalare un gran respiro per riprendermi.
«Probabilmente era meglio Uomini e donne», dice lui mentre contempla Maria De Filippi alle prese con una famiglia incasinata.
«Vuoi andare a fare il tronista?»
«Con tutte le belle fighe che scendono dalle scale non sarebbe mica male».
È morto.
Lo guardo con occhi glaciali, mentre lui ride isterico alla vista della mia espressione.
«Tu cosa fai?», chiedo minacciosa, dandogli la possibilità di cambiare le sorti del destino che sembra prevedere una battaglia di fuoco.
«Io sto qui con te a vedere l'unica bella figa che voglio», dice dandomi bacini in ogni centimetro di viso.
Ha preso l'occasione al volo per rimediare.
«Sarà meglio per te», dico stringendolo sempre di più, sentendo l'esigenza di lui e del suo corpo avvinghiato al mio.
«Non so cosa tu mi faccia, ma... mi piace un sacco», sussurra diventando incredibilmente serio e guardandomi negli occhi.
«Non so cosa tu mi faccia, ma... ho un po' paura», ammetto, facendomi dannatamente seria anche io.
«Ti piace?»
«Cosa?»

«Questo tipo di emozione».

«Mi piaci tu».

Il suo sorriso alla mia risposta si espande sempre di più e io perdo di nuovo il controllo sui miei sentimenti. Su tutto.






"Perdo di nuovo il controllo sui miei sentimenti. Su tutto."

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