Capitolo quattordici: mancanze.

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«Ragazza milanese, credo tu debba raccontarmi un bel po' di cose», intuisce Vanessa, notando la serenità trasparire dal mio viso.

«Che ho preso il mio primo ventidue  in un esame?», chiedo facendo finta di non capire a cosa si riferisca.

«Bel risultato», scherza mettendosi a ridere, «E dimmi, non hai conosciuto nessuno?», riprende il discorso con una mera curiosità negli occhi e io so esattamente dove vuole andare a parare, anche perché le avevo già accennato a proposito di Brandon tempo fa.

«In verità ho conosciuto tante persone...», rispondo vaga.

È una ragazza così curiosa che mi diverto a divagare sulle mie questioni personali con lei.

«Smettila di fare finta di niente. Non sono stupida. Allora?», mi invita a parlare e a raccontarle tutto su Brandon.

Le dico di quanto si sia sbattuto per aver il mio numero di telefono (anche se fasullo), di quante volte abbiamo voluto succedesse qualcosa di più e di quante volte sono stata anche frenata dalla paura.

Lei mi guarda con occhi sognanti e io non posso fare a meno di pensare a quanto mi manchi quel ragazzo che, in così poco tempo, mi ha già rubato il cuore. A volte vorrei riprendermelo indietro, ma non so mai dove cercarlo. A quanto pare me lo ha nascosto per bene.

«Cos'hai intenzione di fare?», mi chiede d'un tratto. Per la prima volta nella vita non so cosa rispondere.

«Non so che intenzioni ho e, sinceramente, non so nemmeno le sue», ammetto, addentando la brioche alla marmellata.

«Voglio conoscerlo», dice sfoggiando un sorrisone.

«Quando verrai a trovarmi a Milano te lo presenterò», prometto.

«Ah direi, devi avere la mia approvazione per continuare a frequentarlo, sia chiaro», mi ammonisce, sbattendo anche una mano sul tavolo per fare un po' di scena.

«E tu, invece?», chiedo, sviando l'argomento su di lei così da pensare il meno possibile a Bradi.

«Io ancora single. L'altra sera sono andata a ballare, ho conosciuto qualcuno? No», risponde con nonchalange, come se la cosa non la turbasse minimamente.

«Sei diventata d'un tratto negativa come me?», rispondo contrariata dal suo comportamento.

«Non sono negativa, sono realista. Il che è diverso. Magari fossi una strafiga che viene guardata da tutti», dice sarcastica.

Credo che io e Vane saremo destinate ad incontrarci perfino in una prossima vita, grazie alla nostra spiccata autoironia che ci ha legate fin da subito.

«Tu per me sei bellissima e simpaticissima, e se fossi un maschio non ci penserei due volte

a corteggiarti», ammetto. Lei è la cosa più bella che io abbia mai conosciuto, oltre forse a Bradi.

«Grazie Rachi, ma non penso che la tua opinione possa cambiare le cose», continua a dire sfoggiando un sorriso divertito.

«Dovresti venire a Milano. Se ho trovato qualcuno io, potrai trovarlo benissimo anche tu», le dico sinceramente.

"Bellezza" a parte, io sono un caso cronico caratterialmente.

Ho tutti i difetti del mondo: mi faccio paranoie  assurde che nemmeno se divento un'affermata psicologa potrei curare. A volte, quasi sempre, capisco A per B, anche se è un problema legato al genere femminile, dunque non me ne farei proprio una colpa.

Potrei elencarne miliardi, ma poi non finirei più.

«Senti, stasera andiamo a ballare, così troverò il tuo futuro sposo», decido senza aver voglia di sentire nessuna replica.

Quando lui guarda me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora