Capitolo sei: trepidante attesa.

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Questa notte ho sognato che un cavallo mi divorava la testa, cosa che solo Freud potrebbe darmi una spiegazione. A quanto pare è riuscito ad interpretare moltissimi sogni, quindi perché non farlo anche con il mio?

Ma se devo essere franca, l'unica cosa che mi divora realmente la testa in questo momento è il pensiero di rivedere Bradi, altro che il cavallo.

«Cosa metterai questa sera?», eccola! Matilde sempre presente. Vorrei risponderle che non so parecchie cose, come se sarò ancora viva domattina dopo aver passato la serata a sbraitare contro Brandon. I vestiti sono l'ultimo dei miei problemi in questo momento.

«Nuda», mi limito a dire, ottenendo uno sguardo scioccato che mi fa alzare gli occhi al cielo. Questa ragazza crede a tutto.

«L'aiuto io la mia amica a vestirsi. Tu vai in sala con Claudia che sta finendo di verniciare i muri», Ludovica viene in mio aiuto e non so come ringraziarla, anche se è stata lei a creare tutto questo casino. Se non invitava Federico, io non avrei dovuto vedere Brandon.

«Corro», annuisce Matilde.

Da un po' di giorni ci siamo messe all'opera per modernizzare un po' la casa e pulirla a fondo, cosa di cui c'era davvero bisogno.

Claudia e Matilde hanno decorato la loro stanza di rosa ed è già tanto se non hanno pitturato degli unicorni giganti sul muro.

Io e Ludo, invece, abbiamo dipinto la nostra di azzurro e ognuna sopra il proprio letto ha inciso di nero la scritta che la raffigurava di più.

Lei è andata sul sentimentale, scrivendo: "Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce"; io, invece: "Non chiedermi niente riguardo allo studio, al lavoro, alla patente o riguardo ai miei interessi. Solo... non parlarmi, ok?"

Insomma, ho scritto il mio umore a 360 gradi.

«Grazie per avermi salvata da Matilde, ma sinceramente non ho bisogno d'aiuto».

«Sì che ne hai bisogno. Cosa pensavi di mettere?»
La sua domanda mi appare stupidissima. È ovvio che non so cosa mettere, sennò non avrei bisogno di un aiuto.
A quanto pare l'unica normale e intelligente in questa casa sono io.
«Non so, una tuta...», azzardo, desiderandolo tremendamente.
«Stai scherzando?», chiede incredula.
A quanto pare hanno stabilito una legge in cui è severamente proibito indossare una tuta ad un appuntamento, che non so nemmeno se devo definirlo tale.
«No», rispondo serissima.
Tutta questa storia mi sta facendo agitare.
«Non puoi metterti una tuta», dice lei esasperata, apparendo come una che ha voglia di mettersi le mani tra i capelli per non urlare.
Dopo mezz'oretta buona a provarmi qualcosa che mi stia decentemente, mi obbligo a mettere dei jeans sotto una maglietta nera, abbastanza attillata, con uno scollo a V che mette in mostra il senso prosperoso che non ho, anche se scommetterei un milione di euro che qualsiasi uomo darebbe comunque una sbirciatina.

«Così va già meglio», afferma Ludo. Wow, finalmente sono riuscita ad ottenere la sua approvazione.
Diversi minuti dopo, i ragazzi fanno capolino in casa e Federico e Ludovica non perdono tempo per darsi da fare. Si chiudono in camera e io spero con tutto il cuore che non tocchino il mio letto.
Per la prima volta Bradi è senza cappello e noto con piacere che ha tutti i capelli.

«Vogliamo andare signorina?», chiede in modo fin troppo dolce.
«Veramente no, ma comunque...», mi limito a dire, sentendolo poi sghignazzare.
«Sei molto carina questa sera», continua lui, mentre ci incamminiamo verso il ristorante.
«Devi vincere una scommessa e portarmi a letto?», chiedo scettica riguardo al suo comportamento.
«Pensavo che solo i ragazzi di sedici anni potessero fare ancora certe cose», dice lui scuotendo la testa come a non crederci.

Quando lui guarda me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora